ALBERTINI, Ippolito Francesco
Nacque a Crevalcore presso Bologna, il 26 ott. 1662. A Bologna studiò filosofia e medicina sotto la guida di Giovanni Andrea Volpari e Marcello Malpighi, con cui fu pure imparentato. Compì con essi pratica medica dal 1688, come assistente presso l'Ospedale di S. Maria della Morte. Si addottorò il 15 sett. 1689, né gli mancarono difficoltà da parte dei più arretrati maestri dello Studio di Bologna, perché seguace delle teorie scientifiche del Malpighi. La fama delle sue capacità di medico gli permise, poco dopo, di sostituire presso la sua clientela bolognese il Malpighi, trasferitosi a Roma nel 1691 in qualità di archiatra pontificio.
Ottenuta la lettura di logica presso la università di Bologna dal 1699 al 1701, e da quest'anno quella di medicina pratica, diffuse dalla cattedra interesse per gli studi più moderni, assumendo atteggiamenti particolarmente rigorosi contro la filosofia peripatetica e la medicina galenica tradizionale: si impegnò, anzi, a fianco di Francesco Torti, Sebastiano Valli e Onorato Fabbri, nella lotta, coronata infine dal successo, per l'affermazione della china quale nuovo medicamento, esponendo le sue idee nella dissertazione De cortice peruviano (Atti dell'Acc. delle Scienze di Bologna, I, 1748, pp. 405 ss.). Nell'insegnamento universitario dal 1701 al 1738 tenne i seguenti corsi di argomento generale: "de febribus", "quarta pars primi Avicenae", "prima pars Avicenae", "de morbis particularibus", accanto ai quali figurano altri di argomento specifico, quali il "de morbis infimi ventris et de morbis mulierum" e il "de morbis primi et secundi ventris".
Studioso di anatomia patologica, ri prese le ricerche malpighiane sulla circolazione del sangue e per primo pose in luce l'origine meccanica dell'edema polmonare, additandolo come una delle principali cause della dispnea e della idropisia polmonare acuta. Il frutto di queste sue ricerche confluì nelle Animadversiones super quibusdam difficilis respirationis vitiis a laesa cordis et praecordium structura pendentibus, che, letta dall'A. il 29 nov. 1726, durante una seduta dell'Accademia bolognese delle Scienze, fu pubblicata solo nel 1748 negli Atti di questa (I, pp. 382-404), a cura di Francesco Zanotti. Questa opera, particolarmente importante per originalità e puntualità di ricerca e per le regole cliniche che l'A. vi indicò, fu pubblicata nuovamente a Berlino, nel 1828, da M. H. Romberg.
Morì a Bologna il 26 marzo 1738, mantenendo fino all'ultimo la lettura di medicina presso quell'università, quantunque da Pisa gli fosse stata offerta una cattedra. Fu ricordato con parole di elogio e di stima dallo Zanotti e dal Morgagni.
Inedite rimangono le interessanti Consultationes medicae, conservate nella Biblioteca universitaria di Bologna (ms. 2089, n. 1065 del Catalogo del Frati).
Bibl.: G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, I, Bologna 1781, pp.154-155; E. De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri, VI, Venezia 1838, pp. 130-132; S. Mazzetti, Repertorio di tutti i professori... della famosa Università e del celebre Istituto delle Scienze di Bologna, Bologna 1848, pp. 14-15; M. Medici, Compendio storico della Scuola anatomica di Bologna dal Rinascimento delle scienze e delle lettere a tutto il sec. XVIII, Bologna 1857, pp. 199-201; A. Hirsch, Biografisches Lexikon...,I, Berlin-Wien 1929, pp. 65-67 (Nachträge, I-V, p. 17); A. Castiglioni, Storia della medicina, Milano 1936, p. 488; L. Simeoni, Storia della Università di Bologna, II, Bologna 1940, p. 95; Enciclop. Ital.,II, p. 189.