GAMBA GHISELLI, Ippolito
, Ippolito. - Nacque a Ravenna l’ dic. 1806 dal conte Ruggero - giacobino, poi carbonaro, costretto nel 1821 a dieci anni di esilio - e da Amalia dei conti Macchirelli di Pesaro. Dopo gli studi primari nel collegio di Ravenna, passò a Pisa e quindi a Bologna, dove conseguì la laurea in legge. Nel 1831 partecipò allo sfortunato moto riminese; la successiva repressione papale non lo colpì e, rimasto a Ravenna, si divise fra la professione legale e un impegno politico di stampo moderato (e conservatore sul piano sociale) che gli fece valutare positivamente il riformismo del Memorandum delle potenze. Nel 1832 il G. entrò nel Consiglio municipale di Ravenna e, per vari anni, fu membro della magistratura comunale e della commissione amministrativa provinciale.
Il governo papale, comunque, non lo perdeva di vista. Cosi una nota di polizia del 1844 avvertiva: «il G. [...] sa molto bene fingere: ma ci si deve prestare poca fede, perché poco differisce dai sentimenti del padre» (Misero echi, p. 32).
Negli anni il G. intensificò i contatti con i più influenti liberali romagnoli, quali G. Pasolini, Le. Farini e M. Minghetti. Nel 1848 fu prima nominato gonfaloniere di Ravenna, poi, il 19 maggio, fu eletto a rappresentare il collegio di Ravenna-AIfonsine nel Consiglio dei deputati che, riunitosi in Roma il 5 giugno successivo, lo designò suo segretario.
Tramontata l’illusione di un movimento nazionale guidato da Pio IX, il G. continuò a sperare nelle riforme. Al principio di novembre il primo ministro P. Rossi lo inviò nelle Legazioni a fianco del ministro delle Armi, generale C. Zucchi, per reprimere la grave violenza politica e sociale in atto.
Dopo l’uccisione del Rossi e la fuga del papa, e di fronte al prevalere delle forze democratico-popolari, il G. si dimise sia dalla carica di deputato sia da quella di gonfaloniere di Ravenna. Pronto infatti ad appoggiare le riforme liberali, egli restava saldamente ancorato a taluni principi di conservazione, a ciò sospinto anche dalla sua condizione di nobile e ricco possidente. Accusato dal Circolo popolare di Ravenna di avere tradito il mandato elettorale, da Firenze, dove in quel momento risiedeva, il G. chiese a Le. Farini, che glielo concesse, di stilare un comunicato per la stampa definendo le proprie dimissioni «un atto di coraggio civìle».
La nascita della Repubblica Romana accentuò il moderatismo del G. la cui idea di «costituzione con governo forte», espressa nel luglio 1849, a restaurazione in atto, fu duramente criticata dal Pasolini che lo accusò di «adorazione delle baionette» (Carteggio tra M. Minghetti e Gius. Pasolini, 29 luglio 1849). Tornato in agosto a Ravenna, il G. fece parte della deputazione che, caduta la Repubblica, il Consiglio provinciale inviò a Gaeta per esprimere a Pio IX la devozione della provincia. In precedenza era stato tra i fondatori della Cassa di risparmio di Ravenna, della quale fu presidente nel 1846-47, nel 1851 e il 1880. Conosciuto e apprezzato anche nell’ambiente liberale torinese, occupò ininterrottamente dal 1853 al ‘59 il posto di viceconsole sardo a Ravenna.
Sulla scia dei successi bellici piemontesi, il 13 giugno 1859 si costituì a Ravenna una «giunta provvisoria di governo», composta dallo stesso G., da G. Rasponi e da D. Boccaccini. A poche ore dalla sua formazione fu proprio il G. a trasmettere l’atto ufficiale di adesione alla giunta centrale di Bologna. In seguito la giunta ravennate cedette tutti i propri poteri al commissario regio E. di Rorà.
Il 15 luglio 1859 il G. assunse la guida della sezione dei Lavori pubblici e Commercio nel governo provvisorio formato dal «commissario straordinario militare per le Romagne» M. d’Azeglio. Conservò questa carica - nonostante le note conseguenze dell’armistizio di Villafranca - fino all’8 dicembre successivo, quando le Romagne vennero inglobate nel «Governo delle Regie Provincie dell’Emilia»: attento soprattutto allo sviluppo delle linee ferroviarie, il 14 dic. 1859 si guadagnò un indirizzo di riconoscenza da parte della magistratura comunale di Ravenna. Il 28 agosto precedente, inoltre, il G. era stato eletto nell’Assemblea nazionale delle Romagne, l’organo che, il 6 settembre, votò all’unanimità la decadenza del potere temporale.
Alla fine del 1859 il Farini offrì la carica di rappresentante delle Romagne presso il «governatore delle provincie collegate dell’Italia centrale» C. Bon Compagni al G., il quale tuttavia, aspirando al posto di intendente generale della provincia parmense, gli oppose un rifiuto.
Come auspicato, il 14 genn. 1860 il G. fu nominato intendente di Parma. L’11 marzo successivo si svolse il plebiscito d’annessione e il 18, all’età di 54 anni, egli fu nominato senatore per la XXI categoria (censo). Politicamente organico alla Destra emiliano-romagnola, dopo l’Unità restò a Parma in qualità di prefetto (già intendente) fino al giugno 1862, lavorando in piena armonia con i governi di Torino. Oltre al mantenimento dell’ordine pubblico e alla corretta gestione dei primi delicati appuntamenti elettorali, egli aveva il compito di tenere a freno qualsiasi spinta democratica, vigilando soprattutto nei confronti degli ex garibaldini e degli operai. Ma il problema che forse lo impegnò di più negli anni della prefettura di Parma fu la convivenza con i clericali, questione per la quale, come ex suddito del papa, aveva una spiccata sensibilità.
La spinosa vertenza dell’intransigente vescovo di Parma F. Cantimorri, che nel 1860, per protesta contro il governo di Torino, si era rifugiato a Roma, fu dal G. risolta, almeno temporaneamente, con fermezza e senza accanimenti, facendo ricorso alla consueta moderazione.
Il 22 giugno 1862 il G. fu trasferito alla prefettura di Ancona. L’esperienza nelle Marche - dove rimase soltanto da giugno a settembre - chiuse la carriera prefettizia del G., il quale, presumibilmente, ruppe con U. Rattazzi a causa dei fatti di Aspromonte. Nominato consigliere della Corte dei conti l’n sett. 1862, ricoprì tale ruolo sino al 1877, quando si ritirò per raggiunti limiti di età. In Senato il G. appoggiò i vari governi della Destra e si occupò per diversi anni dei bilanci dell’ Assemblea. Con l’avvento della Sinistra al potere (1876) passò all’opposizione, diradando gradualmente la partecipazione alle sedute della Camera vitalizia.
Il G. morì a Bagni di Lucca il 29 luglio 1890.
Nel settembre 1841, persa prematuramente la prima moglie Elena Rasponi, aveva sposato la marchesa Camilla Guerrieri Gonzaga dalla quale aveva avuto quattro figli.
Fonti e Bibl.: Non esiste un fondo personale intitolato al G.; tuttavia nella Biblioteca Classense di Ravenna sono conservate le Carte della famiglia Gamba (v. L’Archivio stor. comunale di Ravenna, a cura di D. Bolognesi, Ravenna 1996, p. 21), tra le quali vi sono documenti relativi alla sua artività pubblica (h. 92, f. 18). Interessante la lettera del G. al Farini del 22 dic. 1859, con la minuta della risposta del Farini del 24 successivo (Ibid., LC. Parini dittatore dell’Emilia, b. 158, f. 45). Lettere inedite al Farini (1843-60) pure si conservano nella Bibl. Classense (v. G. Cortesi, Invent. delle Carte Parini, Ravenna 1960, ad ind.). Presso la Bibl. nazionale di Firenze vi sono alcune lettere del G. a U. Peruzzi (1859-63), Carte Peruzzi, cass. XXV, f. 28, nonché diverse altre dove si discute in primis di agricoltura (a LG. Cambray-Digny, Carte Cambray-Digny, cass. XXVII, f. 84). Sull’attività del G. intendente di Parma: lettere e dispacci di, e al, Minghetti in Bibl. comunale dell’ Archiginnasio di Bologna (cft. Invent. della corrispondenza di M. Minghetti, a cura di M.G. Gobbi Cicognani - M. Marcelli, con prefaz. di U. Marcelli, in L’Archiginnasio, LXIX-LXXIII (1974-78), ad indices. Nella Bibl. comunale di Forli, Fondo Piancastelli, vi sono carte del G. ministro dei Lavori pubblici (cfr. Il 1859 negli autografi e nelle carte delle raccolte Piancastelli, a cura di G. Maioli - L Elleni - C. Albonerti, Forli 1961, ad indicem).
Sulla sua attività di prefetto, risultando introvabile il fascicolo personale, si possono consultare le carte conservate nell’Arch. di Stato di Parma, Gabinetto di Prefettura (7 buste, 1860-62, contenenti vicende varie, partiti politici, situazioni socio-economiche, ecc.). Tra le fonti edite, qualche riferimento utile in: Carteggio tra M. Minghetti e Gius. Pasolini, a cura di Guido Pasolini, I, 1846-1854, Torino 1924, ad ind.; II, 1855-1859, ibid. 1926, ad ind.; Epistolario di Le. Parini, a cura di L Rava, Il-IV, Bologna 1931-35, ad indicem. Segnaliamo l’anacreontica che G. Pasolini dedicò Agli onorandi sposi (Ravenna 1841).
Sul G. senatore si vedano gli Atti parlamentari, Senato; per la sua nomina ibid., legislatura VI, sesso 1860, dal 2 aprile al 28 dicembre, Discussioni, Roma 1875, pp. 56 s.; alla sua morte, D. Farini e il Pasolini pronunciarono parole di apprezzamento in Senato (Atti parlamentari, Senato, legisl. XVII, sesso 1890, Discussioni, pp. 17, 20. Alcune testimonianze in G. Finali, Memorie, a cura di G. Maioli, Faenza 1955, ad indicem. Sul Consiglio dei deputati cfr. Le Assemblee del Risorgimento. Roma, I, Roma 1911, pp. 19, 41; Le Assemblee del Risorg. Prefazione generale, Piemonte, Lombardia, Bologna, Modena, Parma, ibid. 1911, pp. 360 s., 367.
Sull’Assemblea delle Romagne: G. Finali, L’Assemblea dei rappresentanti del popolo delle Romagne, Bologna 1859, pp. XV, XXII; S. Bemicoli, Governi di Ravenna e di Romagna dalla fine del sec. XII alla fine del sec. XIX, Ravenna 1898, p. 126; L Miserocchi, Ravenna e Ravennati nel sec. XIX, Ravenna 1927, ad ind.; Patrioti e legittimisti delle Romagne, a cura di G. Maioli P. Zama, Roma 1935. Si veda inoltre: L Lotti, I partiti in Romagna alla vigilia del ‘59, in il Risorgimento e LC. Parini, II (1960), 3, p. 206; L Montanari, Gli atti della Giunta provvisoria, ibid., pp. 238-241. Notizie specifiche sul G. si trovano in L Zanni Rosiello, Romagne. Introduzione, in Gli archivi dei governi provvisori e straordinari 1850-1861, II, Romagne, Provincie dell’Emilia. Inventario, Roma 1961, passim; G. Locorotondo, Emilia. Introduzione, ibid., p. 177. Sul G. prefetto di Parma: C. Pelosi, Note e appunti sul movimento cattolico in Parma (1850-1931), Parma 1962, pp. 134 s.; G. Berti, Trasformazioni interne della società parmense-piacentina dal 1860 al 1900. Appunti e note, Piacenza 1972, p. 30. Sui rapporti con il clero parmense cfr. B. Montale, Clero e società civile a Parma dopo l’Unità (1861-1866), in Rass. stor. del Risorgimento, LXIX (1982), pp. 421 ss.
Sui primi senatori emiliano-romagnoli, si veda R. Zangheri, L’unificazioe, in Bologna, a cura dello stesso, Bari 1986, p. 40. Per le sedi prefettizie, M. Missori, Governi, alte cariche dello Stato, alti magistrati e prefetti del Regno d’Italia, Roma 1989, ad indicem. Sulla famiglia Gamba, P. Uccellini, Diz. storico di Ravenna e di altri luoghi della Romagna, Bologna 1855, p. 192. Cenni biografici in T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale, Temi 1890, p. 493; Diz. del Risorg. nazionale, Id., sub voce; Enc. biogr. e bibliogr. italiana , A. Malatesta, Ministrri, deputati, senatori dal 1848 al 1922, II, sub voce.