ROSSI (de' Rossi), Ippolito
ROSSI (de’ Rossi), Ippolito. – Nacque a San Secondo Parmense il 31 ottobre 1531 da Pietro Maria, marchese di San Secondo, e da Camilla Gonzaga, sesto dei loro dieci figli. Per parentela fu legato ai Gonzaga, ai Medici e ai Riario, che lo favorirono nella carriera.
Si laureò a Padova, forse in utroque iure. Passò poi a Roma, avviato alla vita ecclesiastica: nel 1559, con l’elezione di Pio IV Medici, fu nominato cameriere segreto e protonotario apostolico e ottenne alcuni benefici ecclesiastici. La sua carriera progredì rapidamente dal 1560, quando il papa impose allo zio paterno Giovanni Girolamo, vescovo di Pavia, di farsi ordinare e di raggiungere la residenza canonica. Questi, avanti negli anni, ottenne che il nipote venisse inviato in sua vece a Pavia come coadiutore. In poche settimane ricevette gli ordini sacri dal vescovo di Bobbio Orso de’ Merli, poi, con dispensa per l’età, nel concistoro del 4 settembre 1560 venne nominato vescovo titolare di Canovia e coadiutore di Pavia con una pensione annua di 1200 fiorini d’oro, trattenuti dalle rendite dello zio. Il giovane vescovo, che entrò a Pavia il 21 giugno 1561 e meno di una settimana dopo aprì la visita pastorale, partecipò all’ultima fase del Concilio di Trento, riaperto da Pio IV nel novembre precedente. Autorizzato dallo zio e accompagnato dalla promessa di un sostegno finanziario di 1000 scudi annui, giunse a Trento il 23 ottobre 1561. Qui affiancò il cardinale Ercole Gonzaga, suo parente e protettore, ma non ebbe un ruolo di primo piano, pur partecipando assiduamente ai lavori con interventi sull’obbligo della residenza, sulla gratuità delle ordinazioni, sui matrimoni clandestini e su altri temi di riforma.
Per l’avvento del 1563 rientrò a Pavia, dove assunse la pienezza del governo dopo la morte dello zio Giovanni Girolamo (5 aprile 1564). Con l’intervento di Pellegrino Tibaldi, provvide alla costruzione del palazzo vescovile (1575) e al restauro della cattedrale. A difesa dell’esenzione della diocesi pavese, ebbe un lungo scontro di giurisdizione con Carlo Borromeo, arcivescovo metropolita di Milano, che gli guadagnò un forte consenso popolare. Avvalendosi del consiglio di Alessandro Sauli, avviò la riforma della Chiesa pavese attraverso i sinodi del 1566 e del 1571.
Nel 1571 fece parte di una speciale legazione in Spagna e Portogallo, guidata dal cardinale Michele Bonelli, nipote di Pio V Ghislieri, e voluta dal pontefice per superare le questioni pendenti con Filippo II circa la cosiddetta monarchia sicula e l’exequatur nel Regno di Napoli. Nel 1572 si recò a Roma, sperando in qualche promozione dall’appena eletto Gregorio XIII Boncompagni, con il quale aveva avuto familiarità nel periodo tridentino, ma il viaggio non ottenne i risultati sperati, anzi, insieme con altri vescovi fu invitato a lasciare la città e a raggiungere la propria sede.
Nel 1576 ricevette a Pavia, come visitatore apostolico, l’ausiliare di Bologna Angelo Peruzzi, vescovo titolare di Cesarea. La visita, che durò oltre cinque mesi, si risolse positivamente per Rossi, di cui furono apprezzati i provvedimenti presi per eliminare gli abusi e dare applicazione alle norme tridentine. Era ancora in corso la visita apostolica di Peruzzi quando scoppiò la peste in città. Rossi si adoperò fattivamente per un aiuto materiale a poveri e infermi, per l’assistenza pastorale alla popolazione, per l’appoggio alle misure di profilassi assunte dalle autorità locali.
Nel concistoro del 18 dicembre 1585 fu creato cardinale dall’appena eletto Sisto V Peretti, che premiava in lui zelo, vigilanza e carità. Per speciale privilegio, la berretta cardinalizia gli fu imposta il giorno di Natale dal granduca di Toscana Francesco de’ Medici, nella cattedrale di Firenze, alla presenza del corpo diplomatico. Il 15 gennaio 1586 gli fu assegnato come titolo cardinalizio prima quello diaconale di S. Maria in Portico e poi quello presbiterale di S. Biagio all’Anello. Riconoscendo i diritti della Chiesa pavese, il papa stesso gli impose il pallio l’8 marzo seguente.
Partecipò al conclave del settembre 1590, dal quale uscì eletto papa, come successore di Sisto V, Urbano VII Castagna, morto dopo solo tredici giorni, e a quello dell’ottobre seguente, da cui risultò eletto il vescovo di Cremona Nicolò Sfondrati, che prese il nome di Gregorio XIV. Rossi, che era in grande familiarità con il nuovo pontefice, si trattenne ancora qualche tempo a Roma per il disbrigo di affari, ma fu colpito da febbre malarica.
Morì il 28 aprile 1591. I cardinali Vincenzo e Scipione Gonzaga ne curarono la sepoltura nella chiesa del titolo cardinalizio, S. Biagio all’Anello, oggi, dopo la demolizione della chiesa nel 1617, in S. Carlo ai Catinari.
Tenne relazioni con amici potenti, che spesso ospitò a Pavia (tra gli altri, i cardinali Ippolito d’Este, Marco Sittico Altemps e Michele Bonelli, detto l’Alessandrino, i vescovi di Casale, Ambrogio Aldegati, e di Lodi, Antonio Scarampi, i duchi di Mantova Guglielmo e Vincenzo I). Ebbe premura per la famiglia e si preoccupò, sia pure invano, che si conservassero intatti i possedimenti di San Secondo. Concesse in beneficio a familiari alcuni beni della mensa episcopale pavese. Fu uomo di onesti costumi, lontano dagli eccessi dei predecessori. Se gli veniva rimproverato qualche difetto dipendente dalla sua natura gioviale e dall’educazione signorile, nessuno gli negò mai onestà di vita e generosità verso i poveri.
Un ritratto di Rossi bambino, con i due fratelli maggiori Troilo e Sigismondo e la madre (1540), opera del Parmigianino, è conservato a Madrid nel Museo del Prado. A mezzo busto, con mitra, pallio e abiti pontificali, è affrescato nel palazzo vescovile di Pavia (opera di Felice Biella, 1732).
Fonti e Bibl.: La documentazione archivistica su Rossi è conservata in vari Archivi di Stato italiani (Pavia, Milano, Mantova, Parma) e nell’Archivio segreto Vaticano.
La bibliografia essenziale è segnalata in V.L. Bernorio, La Chiesa di Pavia nel secolo XVI e l’azione pastorale del cardinal I. de’ R. (1560-1591), Pavia 1971. Si vedano inoltre M.C. Basteri, La Rocca dei Rossi a San Secondo, Parma 1995; M. Benuzzi, L’insegnamento della teologia. Discipline e strumenti, in Almum Studium Papiense. Storia dell’Università di Pavia, I, 2, Milano 2013, pp. 1151-1186; X. Toscani, Il Seminario vescovile di Pavia, ibid., pp. 977-984.