IRENE imperatrice d'Oriente
Fu la sola donna che a Bisanzio tenesse in proprio nome il potere sovrano e portasse il titolo di "imperatore e autocrate dei Romani". Era ateniese di nascita e fautrice del culto delle immagini in quel tempo proscritto. Al trono pervenne per essere stata eletta sposa da Leone IV nel 768. In quella circostanza I. giurò che non avrebbe mai accettato il culto delle immagini; ma non mantenne il giuramento e poco dopo venne per questo in urto con il marito e con la corte. Morto nel 780 Leone IV, I. assunse la reggenza per il figlio minorenne Costantino VI. Da quel momento ella mirò a ristabilire il culto delle immagini sacrificando a questo fine non solo gl'interessi della dinastia isaurica, ma anche i proprî sentimenti di madre. Per riuscire nell'intento I., da un lato, pose fine alla guerra con gli Arabi (783), dall'altro riannodò le relazioni col papato e ai posti di comando nello stato e nella chiesa orientale, allontanati gl'iconoclasti, elevò uomini a lei fedeli e fautori del culto delle immagini. Nel 786 convocò a Costantinopoli un concilio; ma appena questo si fu adunato scoppiò una rivolta della guardia imperiale, nemica delle immagini, che disperse i padri adunati nella chiesa dei Ss.. Apostoli. I. si piegò alla forza; ma pochi mesi dopo allontanò dalla capitale i reggimenti della guardia e riconvocò il concilio prima a Nicea, poi nella stessa Costantinopoli (787). In esso furono revocati i decreti iconoclastici di Leone III e del concilio del 754 e fu restaurato il culto delle immagini. Era la rivincita non solo degl'iconoduli, ma anche del monachesimo contro il quale la riforma iconoclastica era stata diretta. Appunto per questo le deliberazioni del concilio suscitarono una viva opposizione nell'esercito e in certi strati della popolazione, specialmente in Asia, favorevoli all'iconoclastia. Per far valere le decisioni dei concilî, I. aveva bisogno di mantenersi al potere, tanto più che il figlio Costantino non pareva condividere le sue opinioni. Nel gennaio 790 Costantino ordì una congiura per abbattere il primo ministro Stauracio che era il principale sostegno d'Irene. La congiura fu scoperta e il principe fu messo agli arresti. L'esercito insorse e I. fu costretta ad allontanarsi dalla capitale. Ma nel 791 ritornò in corte chiamatavi dal debole figlio che l'associò al trono. Con I. tornarono al governo i suoi fautori. Madre e figlio regnarono insieme fino al 797 quando, approfittando dello scandalo sollevato da Costantino per il suo divorzio dalla moglie - divorzio al quale era stato spinto dalla stessa madre - I. ordì un complotto contro il figlio che fu preso, deposto dal trono e accecato. Per cinque anni I. regnò in proprio nome e senza colleghi. Per legalizzare questa anormale situazione, in Bisanzio si ricorse all'espediente di conferire alla sovrana il titolo di imperator (Βασιλευς) al maschile; ma in Occidente si considerò come vacante il trono; e ciò favorì i disegni del papato e di Carlo Magno che in Roma fu consacrato e proclamato imperatore. Sembra che in seguito a quest'avvenimento si sia progettato un matrimonio fra il re franco e l'imperatrice. Certo si è che in Oriente vennero degli ambasciatori franchi per trattare con I.: ma quando essi giunsero scoppiò una rivoluzione militare contro l'imperatrice. Il 31 ottobre 802 il generale Niceforo occupò il Sacro Palazzo e si fece proclamare imperatore. I. fu deposta e confinata prima nell'isola di Prinkipo e quindi a Lesbo, dove morì nell'agosto dell'803.
Bibl.: C. Diehl, L'impératrice I., in Figures byzantines, s. 1ª, pp. 79-109, Parigi 1920; I. D. Foropulos, Εὶρήνη ἡ 'Αϑηναια αὐτοκράτειρα Ρωμαίων, I, Lipsia 1887, pp. 769-788.