Sharaff, Irene
Costumista cinematografica statunitense, nata a Boston il 1° gennaio 1910 e morta a New York il 16 agosto 1993. Dotata di un vibrante senso pittorico portò nella Hollywood degli anni Quaranta e Cinquanta l'allegria di accostamenti cromatici bizzarri e coraggiosi, tipici del balletto e del musical di Broadway, che talvolta misero in difficoltà le tavolozze obbligate dei consulenti della Technicolor. Nel corso della sua lunga carriera, durante la quale collaborò con importanti registi, fra cui in particolare Vincente Minnelli, e vestì affascinanti star come Elizabeth Taylor e Judy Garland, affrontò quasi tutti i periodi storici ‒ particolarmente apprezzate le sue ricostruzioni dell'Ottocento e del primo Novecento sia americano sia europeo ‒ avvicinandosi al costume d'epoca con un'accuratezza ben superiore agli standard hollywoodiani. Fra i costumisti più premiati, la S. ottenne numerose nominations all'Oscar e vinse per cinque volte il premio: nel 1952 per An American in Paris (1951; Un americano a Parigi) di Vincente Minnelli, condiviso con Orry-Kelly e Walter Plunkett; nel 1957, per The king and I (1956; Il re ed io) di Walter Lang; nel 1962 per West Side story (1961) di Robert Wise; nel 1964, insieme a Vittorio Nino Novarese e Renié, per Cleopatra (1963) di Joseph L. Mankiewicz, di cui resta memorabile la rilettura dello sfarzo egizio nei sessanta abiti disegnati per Elizabeth Taylor; nel 1967, per Who's afraid of Virginia Woolf? (1966; Chi ha paura di Virginia Woolf?) di Mike Nichols.
Formatasi professionalmente tra il 1928 e il 1930 nella compagnia del Civic Repertory Theatre di New York come assistente della grande costumista teatrale Aline Bernstein, lavorò dal 1932 come costumista di balletti e musical sui palcoscenici di Broadway, prima di approdare al cinema in qualità di assistente di Irene Lentz Gibbons al reparto costumi della Metro Goldwyn Mayer. Esordì firmando la supervisione dei costumi per I dood it (1943; Il signore in marsina), uno dei primi musical di Minnelli, con cui ebbe modo di collaborare in numerose occasioni, per es. per il musical Meet me in St. Louis (1944; Incontriamoci a Saint Louis), e che le diede grande fiducia facendole disegnare non solo i costumi, ma anche elementi di arredo per Yolanda and the thief (1945; Jolanda e il re della samba) e per Ziegfeld follies (1945). La sua fama di conoscitrice della moda parigina, fondata sulla raffinatezza degli abiti da lei disegnati per Greer Garson in Madame Curie (1943) di Mervyn LeRoy, indusse la MGM ad affidarle il difficile compito di disegnare i quasi trecento costumi indossati da Leslie Caron, Gene Kelly e dalle numerose comparse dei tableaux vivants del lunghissimo numero musicale (oltre diciassette minuti) di An American in Paris, che reinterpreta, sotto forma di balletto, la Parigi dei pittori impressionisti. Dopo questo grande successo, e dopo una nuova nomination giunta per Call me madam (1953; Chiamatemi madame) di Walter Lang, nel 1954 Minnelli le affidò la cura dei costumi di Brigadoon, per i quali ottenne un'ennesima nomination, fornendo un contributo decisivo alla creazione delle garbate e magiche atmosfere del film; mentre per il film A star is born (1954; È nata una stella) di George Cukor, la S. venne candidata all'Oscar sia come costumista sia come scenografa, in quanto oltre a creare i costumi per Judy Garland ideò anche le scenografie per il celebre numero danzato Born in a trunk, diretto dal coreografo Richard Barstow, aggiunto a posteriori al celebre musical. Negli anni Cinquanta, ormai all'apice della carriera, dopo aver contribuito al successo di Guys and dolls (1955; Bulli e pupe) di Mankiewicz, lasciò in più occasioni la MGM per lavorare in grandi produzioni della 20th Century-Fox: in particolare nel 1956 venne coinvolta nella realizzazione della versione cinematografica del musical The king and I, di cui aveva già firmato i costumi a Broadway. Per il film la S. costrinse la protagonista, Deborah Kerr, a indossare una gigantesca gonna con crinolina, che ne appesantiva la figura e introduceva un vistoso contrasto con gli abiti indossati da Yul Brynner e dagli altri personaggi, riproponendo in questa forma l'opposizione tra due mondi (la 'civile' Inghilterra e il 'barbaro' Siam in cui il film è ambientato). Grazie a questo successo ottenne una serie di incarichi prestigiosi per la 20th Century-Fox che negli anni Sessanta le affidò la responsabilità dei costumi della protagonista del kolossal Cleopatra e di quelli del musical, di provenienza teatrale, Hello, Dolly! (1969) diretto da Gene Kelly e interpretato dalla nuova star Barbra Streisand, che era già stata vestita dalla S. in Funny girl (1968) di William Wyler. La S. in quegli anni aveva continuato a ottenere prestigiosi risultati e nuove nominations per altri sofisticati e curati musical, anche di ambientazione contemporanea, come Porgy and Bess (1959), dall'opera di G. Gershwin, iniziato da Rouben Mamoulian e portato a termine da Otto Preminger, dimostrando di non aver bisogno dello sfarzo del contesto per abbozzare linee di vigorosa potenza espressiva, che vivono di poche ma sapienti pennellate di colore.Nel 1976, quando era ancora nel pieno della sua attività, pubblicò un volume autobiografico Broadway & Hollywood: costumes designed by Irene Sharaff.
Fra i molti registi con i quali ebbe modo di collaborare nel corso della sua lunga carriera bisogna ricordare anche Franco Zeffirelli, Busby Berkeley, Robert Siodmak, Roy Del Ruth, Frank Perry e Martin Ritt.