IRENE (Εἰρήνη)
È la personificazione e la divinizzazione della pace. In Esiodo è una delle tre Ore (Eunomia, Dice e Irene), figlie di Zeus e di Temi. Sulla scorta di Esiodo la stessa cosa dicono poi poeti posteriori, come ad es. Pindaro. Essa partecipa pertanto del culto tributato alle Ore. I poeti ne esaltano i benefici: famoso è soprattutto il noto frammento bacchilideo (4 Blass-Suess). Nella Pace di Aristofane, rappresentata alle Dionisie del 421, poco prima della pace di Nicia, s'immagina che Polemo, la personificazione della guerra, l'abbia cacciata in una profonda caverna che ha poi chiuso con un ammasso di pietre. Trigeo con l'aiuto del coro riesce a trarla fuori. E la dea della pace appare, in compagnia di Opora, la dea del raccolto, e di Teoria, la dea delle feste. I. torna ad abitare l'acropoli e le vengono fatti sacrifizî. In Atene in occasione delle Sinecie - una festa forse in onore di Atena ma che presto venne messa in relazione col sinecismo di Teseo, e che si celebrava il 16 del mese di Ecatombeone - si soleva offrire ad Irene un solenne sacrifizio senza spargimento di sangue.
L'arte trattò spesso il soggetto d'I.: una gran quantità di monete appartenenti ai più svariati paesi greci ne recarono l'effige, ma particolare fama raggiunse la statua d'I. col bambino Pluto (la ricchezza) in braccio, che sorgeva nell'agorà di Atene, e che si attribuiva a Cefisodoto il vecchio: la statua, di bronzo, fu probabilmente dedicata il 375 a. C., quando Atene a causa della vittoria di Timoteo presso Leucade credette di essersi di nuovo assicurato il dominio dei mari e rinnovellò solennemente il culto della dea della pace. Il gruppo di Cefisodoto appare su monete attiche bronzee dell'età di Adriano e degli Antonini, oltre che su altre monete, ma la più cospicua riproduzione che ne possediamo è il gruppo marmoreo che si conserva nella gliptoteca di Monaco.