VIGGIANI, Irma
VIGGIANI, Irma. – Nacque a Campi Bisenzio, vicino a Firenze, il 13 dicembre 1888 da Carlo e da Barsene Capaccioli.
Iniziò l’attività editoriale pubblicando commedie ed esili libretti di impostazione patriottico-edificante: Rifioritura (Bari 1911), il suo primo lavoro letterario, dedicato ai genitori; Altre storie della storia del mondo (Bari 1916), una raccolta di miti classici pensata per i ragazzi; Il cuore di Simonetta (Bari 1923); La voce lontana (Firenze 1923), premiata al concorso del giornale della curia L’Araldo fiorentino; Fede (Firenze 1924); Lo scarto (Livorno 1929).
Dal 1925 al 1929 diresse a Livorno la rivista mensile L’Anfora, il cui titolo voleva riferirsi alle «più pure acque dell’ingegno umano» (A chi legge, marzo 1925, n. 1, p. 1), alludendo ai temi letterari e artistici che ne costituivano gli argomenti. Nelle sue pagine il giornale accoglieva ritratti di scrittori e pittori, recensioni di libri, poesie inedite, racconti e novelle a puntate, alcune della stessa direttrice, ma il livello culturale complessivo appare piuttosto modesto. Tra i collaboratori, che comprendevano diversi prelati, era particolarmente nutrita la pattuglia di scrittrici e giornaliste, tra le quali Bianca Flury Nencini, responsabile per la stampa e propaganda del Partito nazionale fascista livornese: le donne, infatti, costituivano una fetta di pubblico non secondario per la rivista che, conformemente alle idee della direttrice, proponeva un modello femminile estremamente tradizionale, devoto ai ruoli familiari. Religione, fedeltà al fascismo, patriottismo nazionalista costituivano i poli ideali del periodico, che enfatizzava ricorrenze religiose – per esempio, il centenario di s. Francesco, cui dedicava molti articoli e un numero speciale, intitolato L’Anfora Francescana – e anniversari politici, come il numero dell’ottobre 1928 commemorativo della marcia su Roma, aperto dall’immagine di Benito Mussolini a cavallo e da un testo della direttrice, gonfio di altisonante retorica fascista (L’Anfora, ottobre 1928, n. 10, p. 243). Tra gli associati del periodico figuravano molti esponenti locali del regime, come Costanzo Ciano, padre di Galeazzo, Marco Tonci Ottieri della Ciaia e Guido Farello, rispettivamente sindaco e prefetto della città (Franchini - Pacini - Soldani, 2007, pp. 466 s.).
Negli anni Trenta Viggiani fu insegnante di italiano, storia e geografia a Livorno, prima alla scuola complementare e poi alla scuola secondaria di avviamento professionale a indirizzo commerciale Giuseppe Micali. Scrisse un manuale scolastico: Nozioni di cultura generale per le maestranze che frequentano i corsi serali presso i regi istituti industriali: lingua italiana, storia e geografia (Livorno 1932).
Nel 1931 partecipò a un concorso bandito dal mensile illustrato Costruire per uno studio sul tema «Le realizzazioni del fascismo nel decennale» classificandosi decima, unica donna tra i dieci vincitori (Costruire, XI (1934), 1, p. 24). All’attività didattica affiancava quella di scrittrice, dedicandosi a libri per bambini e giovinette, illustrati, pubblicati dalla casa editrice Il Carroccio di Luigi e Lorenzo Boschi, che promuoveva un catalogo di letture educanti ai valori del regime: Un poco di patria (Milano 1933) e Cammina Cammina... (Milano 1934), contenente tre racconti brevi, nella Bibliotechina Bimbi d’Italia; La prova d’amore (Milano 1934), nella Biblioteca per signorine (poi ripubblicato con il titolo Ali di fiamma nel 1939 e nel 1943). Tra gli altri volumi, Le memorie di un balilla (Livorno 1932), con prefazione di Renato Ricci. Nel complesso, si tratta di una produzione dalla marcata finalità ideologica, significativa perché documenta l’interesse che il regime portava ai libri per i bambini e per la gioventù, dove i temi dell’avventura e della fiaba costituivano un campo privilegiato per la retorica della persuasione e l’esaltazione del fascismo e dei suoi miti, opportunamente confezionati per un pubblico infantile.
Dal 1930 al 1943 Viggiani diresse un altro periodico, Stella Maris, nato agli inizi del secolo con lo scopo di raccogliere fondi per sostenere gli asili di Firenze e Livorno per le figlie di carcerati e che, dopo un decennio di pausa, riprese in quell’anno le pubblicazioni per volontà delle suore calasanziane. Nel primo numero la direttrice invitava i collaboratori della precedente rivista L’Anfora a inviare i propri contributi, chiedendo che fossero «cristianamente morali» (Stella Maris, gennaio 1930, n. 1, p. 3).
Nonostante i limiti artistici, l’esperienza di Irma Viggiani rende conto di un protagonismo femminile, nel corso del Ventennio, che testimonia la contraddizione tra la volontà di molte pubbliciste e scrittrici di conquistare visibilità sulla scena pubblica e la proposta di un modello di donna segnato dall’abnegazione, dalla rinuncia e dalla disponibilità al dolore, continuamente proposto perché caro al regime. Essa, inoltre, incarna esemplarmente la condizione di una doppia appartenenza culturale e affettiva, riconoscendosi senza riserve sia nel cattolicesimo sia nel fascismo. Non a caso salutava con entusiasmo la firma del Concordato, nel 1929, dalla prima pagina dell’Anfora: «A noi Italiani, a noi Fascisti – scriveva – sgorgano dal cuore non finte lacrime di esultanza, simili a quelle di un padre che veda i figli, ugualmente amati e discordi, darsi il bacio della Pace e dell’Amore» (Esultiamo!, in L’Anfora, n. 3, marzo 1929, p. 1, cit. in Franchini - Pacini - Soldani, 2007, p. 467). Caduto il fascismo, non risulta che Irma Viggiani abbia continuato l’attività di pubblicista nel dopoguerra.
Morì a Livorno il 7 luglio 1975.
Fonti e Bibl.: M. Gastaldi, Donne luce d’Italia: panorama della letteratura femminile contemporanea, Milano 1936, s.v.; M. Di Giovanni, I periodici livornesi tra dopoguerra e fascismo 1919-1943, Livorno 1991, p. 7; T. Noce, Nella città degli uomini. Donne e pratica della politica a Livorno tra guerra e ricostruzione, Soveria Mannelli 2004, p. 123; Donne e giornalismo. Percorsi e presenze di una storia di genere, a cura di S. Franchini - S. Soldani, Milano 2004, p. 354; S. Franchini - M. Pacini - S. Soldani, Giornali di donne in Toscana. Un catalogo, molte storie (1770-1945), I-II, Firenze 2007, I, p. 66 e nota 80, II, pp. 326, 329, 464, 465, 466 s.