Rapper, Irving
Regista e produttore cinematografico inglese, naturalizzato statunitense, nato a Londra il 16 gennaio 1898 e morto a Woodland Hill (California) il 20 dicembre 1999. Fu autore colto ed elegante, capace di trasferire il gusto della cultura europea nel sistema hollywoodiano dei generi, pressoché tutti affrontati dal regista, sempre mantenendo un'impronta riconoscibile, nel corso di una carriera equilibrata. Diresse con abilità grandi attrici come Bette Davis in Now, voyager (1942; Perdutamente tua) e Barbara Stanwyck in The gay sisters (1942; Le tre sorelle), tratto da A.P. Čechov, e seppe cimentarsi con leggerezza nella commedia sentimentale, come nel caso di Forever female (1953; Eternamente femmina). Dopo un lungo periodo di silenzio stupì critica e pubblico tornando dietro la macchina da presa per raccontare con passione un caso emblematico della società contemporanea: The Christine Jorgensen story (1970; Il primo uomo diventato donna). Il suo lavoro, troppo impersonale per la critica 'cinefila' e troppo incostante rispetto alla produzione dei grandi esecutori di Hollywood, attende ancora una seria rivalutazione.
Laureato alla New York University, si avvicinò ben presto al mondo dello spettacolo, iniziando a lavorare a Broadway come assistente alla regia e dialoghista. Proprio la cura nell'adattamento dei testi lo mise in luce presso gli studi hollywoodiani, in special modo la Warner Bros., con la quale avrebbe stabilito un rapporto duraturo. La sua carriera cinematografica cominciò così come direttore dei dialoghi; tra i tanti film cui collaborò da ricordare Stage struck (1936) di Busby Berkeley e High Sierra (1941; Una pallottola per Roy) di Raoul Walsh. Cominciò così la professione di regista, realizzando One foot in Heaven (1941; Un piede in Paradiso), film per il quale si trovò a sostituire Anatole Litvak. La provenienza teatrale gli permise di rendere pressoché impeccabili per gusto e serietà le sue opere, quasi tutte sbilanciate sul versante della cura del personaggio e della recitazione (per es. The glass menagerie, 1950, Lo zoo di vetro, tratto da T. Williams). La sfortuna di R. fu quella di realizzare troppo presto il suo capolavoro, quel Now, voyager considerato tuttora un grande esempio di melodramma hollywoodiano: il rapporto tra la nevrotica protagonista, il suo psichiatra e l'uomo sposato che la donna ama è stato giudicato come uno dei più complessi ritratti psicologici dell'epoca classica. Con lo stesso cast (Bette Davis, Paul Henreid, Claude Rains) riuscì quasi a bissare il precedente successo con il fosco Deception (1946; Il prezzo dell'inganno). La tendenza a sviluppare percorsi umani ricchi di sfaccettature lo impose come autore di film biografici, tra i quali The adventures of Mark Twain (1944; Il pilota del Mississippi) con Fredric March e Rhapsody in blue (1945; Rapsodia in blu) su G. Gershwin, oltre che di impegnativi ritratti di donna, come Anna Lucasta (1949) con Paulette Goddard. Meno a suo agio con il thriller (Another man's poison, 1952, La fossa dei peccati; Strange intruder, 1956, L'ora del delitto), diresse lo sfortunato The brave one (1956; La più grande corrida), storia dell'amicizia tra un bambino e un toro, a dimostrazione di come talvolta la sensibilità di R. potesse esprimersi con accenti più arditi e sperimentali. Si adeguò allo stile kolossal della Hollywood tra gli anni Cinquanta e l'inizio dei Sessanta, realizzando The miracle (1959; Vento di tempesta), dramma ottocentesco nato tra dissidi produttivi e problemi con attori recalcitranti (Carroll Baker, Vittorio Gassman). Girò anche, in Italia, impegnativi film storico-religiosi, come Giuseppe venduto dai fratelli (1961), insieme a Luciano Ricci, e Ponzio Pilato (1962), diretto con Gian Paolo Callegari. Il suo ultimo lavoro fu il dramma Born again (1978).
G. Sanders, A talent for hysteria, in "Brights lights film journal", 2001, pp. 27-30.