CANALI, Isabella
Nacque a Padova nel 1562; suo padre dovrebbe presumibilmente identificarsi con Paolo, della famiglia veneziana dei Canali, ma nulla di preciso è stato sinora possibile appurare né sul suo casato, né sulla sua educazione. Donna colta, che conosceva - secondo quanto attestano i suoi contemporanei - abbastanza bene il francese e lo spagnolo, alternò la sua attività di attrice con quella letteraria. Ma se da un lato la C. non si discosta dalle caratteristiche di tanti altri scrittori dell'epoca, dall'altro può senza dubbio essere considerata come la prima grande attrice e a lei si deve soprattutto il sorgere di quella attenta considerazione verso gli artisti, che da allora in poi vennero accolti favorevolmente dai pubblici più diversi, popolari e aristocratici. La C. contribuì a dar gloria alla compagnia dei Gelosi, diretta da Flaminio Scala, alla quale pare che ella si sia aggregata fin dal 1576 a Bologna. Vi figura però con tutta sicurezza come "prima donna innamorata" dal 1578, anno del suo matrimonio con Francesco Andreini, anchegli entrato a far parte della compagnia, assumendovi il ruolo di un capitano superbo, il Capitan Spavento. Pare anzi che i coniugi Andreini abbiano avuto in alcuni periodi la direzione dei Gelosi e precisamente nell'aprile 1583, nel maggio 1589 e nel biennio 1603-1604. Solo raramente essi figurano in altre compagnie: così una "madama Isabella delli Anderini" recitava all'inizio di ottobre 1589 a Genova con i comici Confidenti e nel 1601 si trovava a far parte della compagnia degli Uniti.
Nel 1588 veniva dato alle stampe a Verona (per Sebastiano dalle Donne e Camillo Franceschini) la Mirtilla, una favola pastorale che ebbe parecchie ristampe nel '500 e nel '600 e che la C. asserì di aver composto quando "appena sapea leggere, per dir così", come è scritto nella dedica delle sue Lettere al duca Carlo Emanuele I di Savoia. In occasione delle feste per il matrimonio di Ferdinando I de' Medici con Cristina di Lorena, la compagnia dei Gelosi fu chiamata a Firenze ed il 13 maggio 1589 venne rappresentata la Pazzia d'Isabella, la quale - come scrive F. Settimani in un suo diario (cfr. Enc. d. Spett.) - "fu recitata con tanta maraviglia, in particolare dal valore ed eloquenza d'Isabella, che ognuno di lei restò stupefatto". Come attrice era ormai considerata impareggiabile, tanto da dare poi origine con la sua spiccata personalità al tipo di "Isabella" nel teatro italiano. Ma anche come donna di lettere ella riscosse l'ammirazione di sovrani, la considerazione di poeti famosi (Tasso, Marino, Chiabrera dedicarono a lei alcune poesie), e il plauso indiscriminato di quanti la ricordarono in vita e dopo la sua morte. Della sua produzione letteraria si ricordano soprattutto le Rime, dedicate al cardinale Giorgio Cinthio Aldobrandini (nella casa del quale, in una singolare gara poetica, la C. riuscì subito dopo il Tasso), pubblicate a Milano nel 1601.
Il suo canzoniere, che risente l'influsso del Rinuccini e del Chiabrera, raccoglie, come tutti gli altri del tempo, rime encomiastiche, morali, religiose, nelle forme poetiche usuali (sonetti, madrigali, canzonette, egloghe pa riscontra una certa abilità e virtuosità compositiva, ma non traspare in esso alcuna originalità creativa. Postuma è la pubblicazione delle sue Lettere (Venezia 1607)e dei Ragionamenti piacevoli, opere queste che pur avendo avuto un maggior numero di edizioni delle Rime, non presentano nella forma e nel pensiero elementi di rilievo che differenzino l'autrice dai tanti scrittori minori a lei contemporanei. Si ricordano, inoltre, i Fragmenti di alcune scritture della "Signora Isabella Andreini comica gelosa & academica intenta" - come si legge nel frontespizio dell'opera - che furono raccolti dal marito Francesco dopo la morte di lei e pubblicati a Venezia nel 1620dal comico Flaminio Scala.
Nell'estate del 1603 la compagnia dei Gelosi fu chiamata alla corte di Enrico IV di Francia: per parecchi mesi, a Fontainebleau e a Parigi, ella riscosse un successo personale tale che, alla sua partenza, nell'aprile 1604, la regina Maria de' Medici così scriveva alla duchessa di Mantova: "elle a donné tout contantement d'elle et de sa troupe au Roy mon seigneur et à moi".
Nel suo viaggio di ritorno in Italia la C. moriva l'11 giugno del 1604 a Lione, dove le venne tributato ogni onore e alla sua memoria fu coniata una medaglia con la sua effige e con le parole Aeterna fama.
Il figlio Giovanni Battista pubblicò a Milano nel 1606 il Pianto di Apollo. Rime funebri in morte d'Isabella Andreini, una raccolta di poesie da lui dedicata alla figura della madre.
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