DOVARA (Dovaria, Doara), Isacco da
Figlio di Anselmo della importante famiglia cremonese, che era stato nel 1162 console e podestà di Cremona, insieme col suo parente Egidio da Dovara, e nel 1175 aveva esercitato le importanti funzioni di rettore della Lega lombarda e di capo dell'esercito confederato, è ricordato nelle fonti per la prima volta nel 1187. Insieme con i fratelli Gualfredo e Guglielmo, apparentemente suoi cadetti, il D. teneva in feudo dal vescovato di Cremona vasti territori, per i quali rinnovò il giuramento di fedeltà al vescovo Sicardo (1185-1215), sempre insieme con i fratelli. Da Sicardo nel 1210 ottenne un'ulteriore concessione, la decima di Pieve San Giacomo e di Monticelli Ripa d'Oglio, la regione cioè in cui i Dovara erano solidamente radicati.
Un registro fiscale non datato del Comune di Cremona offre una prova dell'immensa ricchezza del D.: egli era obbligato a pagare per il fodro comunale la somma veramente eccezionale di 1.800 lire, risultando così di gran lunga il più ricco tra tutti i cremonesi nominati nel documento. L'ammontare tanto elevato di questa tassa fece pensare che si trattasse di una vera e propria ammenda, comminatagli in seguito a un episodio di guerra civile. Conosciamo inoltre alcune delle sue proprietà fondiarie, grazie ad un inventario delle terre da lui possedute a Isola Dovarese e a un atto di locazione di una parte del "polesino" di Castelvetro Piacentino, altro settore di forte insediamento dei Dovara. Questo atto è indicativo dell'interesse che le grandi famiglie cremonesi dell'epoca nutrivano per la bonifica e per l'allevamento del bestiame sulle terre liberate dalle acque del fiume.
La potenza feudale della famiglia appare in piena luce nella persona del Dovara. Gli immensi feudi ottenuti dal vescovato venivano in parte ridistribuiti a vassalli di maggior o minore importanza. Risulta che nel 1187 la sua famiglia era già legata da più di due generazioni a quella dei de Burgo, cittadini influenti e spesso consoli in quegli anni, che dai Dovara avevano ricevuto in feudo terre da dissodare e da bonificare lungo il corso del Po. Inoltre il D., i suoi fratelli e i suoi nipoti si conquistarono l'appoggio di Egidio e Anzelerio Dothoni, concedendo loro delle decime. Ma il D. usava assicurarsi anche la fedeltà di persone di livello sociale inferiore, come fece affrancando una famiglia di servi a Pomponesco, che immediatamente prestò giuramento di obbedienza a lui, a sua madre e al fratello Gualfredo. I rapporti feudali restavano dunque in quell'epoca un elemento essenziale della potenza dei Dovara.
Il D. è citato due volte come console di Cremona, nel 1196 e nel 1209, in un periodo cioè in cui il consolato attraversava frequenti crisi, come dimostrano la moltiplicazione del numero dei titolari della carica (ben dieci nel 1196) e soprattutto l'episodica sostituzione dei consoli con uno o due podestà. Questi ultimi, arbitri o rappresentanti di fazioni, erano considerati più adatti a sanare i frequenti conflitti tra gli abitanti del vecchio quartiere episcopale e feudale intorno alla cattedrale e il popolo di Cittanova.
Accanto all'attività politica all'interno del Comune di Cremona il D. svolse spesso la funzione di podestà nelle città padane sue alleate: nel 1198 a Ferrara, poi a Reggio (1203-1204), Bologna (1206-1207), Pavia (1210), di nuovo a Reggio tra il 1213 e il 1214, e infine a Parma nel 1216. Le sue podesterie avevano un valore politico molto preciso: le città nelle quali esercitava la sua carica costituivano infatti all'epoca una federazione relativamente stabile che si opponeva a un'altra lega, dominata da Milano e Piacenza. Il soggiorno del D. in queste diverse città fu quindi accompagnato da manifestazioni di concordia con Cremona e con le altre città alleate.
Nel 1203 il D. presiedette all'alleanza di Reggio con Bologna contro Modena e nello stesso anno concluse l'accordo che legava Reggio a Cremona nel progetto di costruzione di un canale navigabile che doveva affiancare il Po all'altezza di Guastalla (nel 1218 le due città, forti di questa esperienza, intraprendevano lo scavo della Tagliata, un canale più importante di quello del 1203 ma dalle analoghe funzioni). Nel 1214 il D. sottoscrisse l'alleanza tra Reggio, Parma e Cremona, alla quale seguì una spedizione militare contro Piacenza. Nel 1218, infine, condusse di nuovo contro Piacenza gli eserciti di Parma e Cremona, ma il 29 agosto venne catturato dai Milanesi e dai Piacentini nel corso della battaglia di Pontenura, che non ebbe né vincitori né vinti.
A parte questi episodi, il D. si occupava dell'amministrazione delle città da lui governate. Lo vediamo quindi organizzare lo scavo di canali e negoziare l'acquisto di castelli da parte del Comune di Reggio. Nell'agosto 1219, invece, fece parte di una ambasceria cremonese presso Federico II in occasione della Dieta di BesanQon. Morì probabilmente non molto tempo dopo il suo ritorno, sicuramente nel periodo tra il 1221 e il 1232. Suo figlio Girardo gli successe nella carriera podestarile, così come molti altri Dovara: Oberto, Nicola e, in un contesto molto diverso, anche Buoso e Gandione.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Cremona, Arch. segreto del Comune, Pergamene, s.d. (reg. a cura di L. Astegiano, Codex dipl. Crem., I, n. 1168 p. 398); Arch. di Stato di Mantova, Arch. Gonzaga, bb. 79, 284, 287; Memoriale potestatum Regiensium, in L. A. Muratori, Rer. Ital. Script., VIII, Mediolani 1726, col. 1080; L. A. Muratori, Antiquitates Italicae Medii Aevi, II, Mediolani 1739, p. 751; IV, ibid. 1741, p. 892; Annales Parmenses maiores, a cura di Ph. Jaffé, in Mon. Germ. Hist., Script., XVIII, Hannoverae 1863, p. 666; G. Codagnelli, Annales Placentini, a cura di O. Holder Egger, ibid., Script. in usum schol., XXIII, 1901, p. 59; Annales Cremonenses, a cura di O. Holder Egger, ibid., Script., XXXI, 1, ibid. 1902, pp. 9, 12; A. Milioli, Liber de temporibus, a cura di O. Holder Egger, ibid., pp. 362, 455, 458 s.; Id., Cronaca imperatorum, a cura di O. Holder Egger, ibid., pp. 654 s., 657; F. C. Carreri, I regesti dei principali docum. della Casa di Dovara, Cremona 1889, pp. 12-15; Codex diplom. Cremonae, a cura di L. Astegiano, I, Torino 1895 n. 444 p. 164, n. 1 p. 202, n. 107 p. 214, nn. 108 s. p. 215, n. 227 p. 230, n. 278 p. 236, n. 335 p. 242, n. 487 p. 265, n. 512 p. 270; II, Torino 1898, pp. 181 s., 212 ss.; Regesto mantovano, a cura di P. Torelli, Roma 1914, nn. 407, 433, 444, 455; Gli atti del Comune di Milano, a cura di C. Manaresi, Milano 1919, n. CCLI; Liber grossus antiquus Comunis Regii, a cura di F.S. Gatta, I, Reggio Emilia 1944, n. 35 p. 86, n. 141 p. 255; III, ibid., 1960, n. 381 p. 186, n. 403 p. 276; VI, ibid. 1963, nn. 683-691 p. 217-222; L. Savioli, Annali bolognesi, II, 1, Bassano 1789, pp. 263, 283; G. Hanauer, Das Berufspodestat im dreizehnten Jahrhundert, in Mitt. d. Inst. f. österreich. Geschichtsforsch., XXIII (1902), p. 418; I. Affò, Storia della città di Parma, III, Parma 1957, pp. 78, n. 27, 285; G. Bini, Contributo alla figura di Buoso da Dovara, tesi di laurea, univ. di Pavia, fac. di lettere, a.a. 1970-71, p. 50.