LEVI, Isacco Gioacchino
Nacque a Busseto, presso Parma, il 2 nov. 1818 da Angelo e da Sara Fano. Le prime notizie sulla sua formazione si hanno a partire dagli anni Quaranta, quando frequentò l'Accademia di belle arti di Parma, dalla quale ricevette due medaglie: una per il nudo, l'altra per la "mezza figura dipinta". Vincitore del premio accademico per la migliore opera di pittura, nel 1849 si recò a Roma in viaggio premio per un perfezionamento triennale. Vi rimase fino al 1853, anno in cui inviò a Busseto il dipinto La fondazione del Monte di pietà, che gli era stato commissionato l'anno precedente dall'istituzione cittadina, presso cui ancora si conserva.
Considerato il suo capolavoro, fu assai apprezzato dai contemporanei, in particolare dagli accademici di Parma, che giudicarono il quadro "commendevole e di assai merito" (Seletti, p. 289). Il dipinto esprime l'adesione allo stile e alla poetica di un conterraneo più famoso, F. Scaramuzza. La produzione di entrambi si compone di temi storici illustri, vita quotidiana e figurazioni allegoriche, con particolare cura per la composizione - assai ben bilanciata e in perfetto scorcio prospettico - talvolta ottenuta con l'equilibrio tra parti pienamente illuminate e altre in penombra. Invece la varietà tipologica e fisionomica del L. sembra derivare dall'accostamento all'opera di G. Gaibazzi, cui egli fu vicino anche per freschezza cromatica e indagine psicologica. In precedenza, infatti, il pittore si era distinto per alcuni ritratti: non soltanto copie da originali antichi, ma anche effigi di regnanti, personaggi illustri e membri della sua famiglia, opere oggi conservate in gran parte presso il Museo civico di Busseto.
Nel 1856 si trasferì a Torino, essendogli stata assegnata una cattedra per l'insegnamento di figura presso il Collegio convitto nazionale; l'incarico terminò poco prima del 1860, quando il L. si recò a Milano per insegnare nel neoistituito Collegio militare Teuliè.
Durante il soggiorno torinese il L. si mise in luce grazie alle mostre organizzate dalla locale Società promotrice di belle arti. Nel 1858 ebbe molte lodi l'opera intitolata L'esilio dei Milanesi nel 1162; di maggior fortuna godé la Morte di don Carlos di Spagna, esposta l'anno successivo e acquistata dal re Vittorio Emanuele II per 700 lire. Nel medesimo periodo il pittore partecipò alla decorazione del duomo di Mondovì con tre immagini sacre affrescate a encausto: S. Bernolfo, S. Evasio e S. Cecilia. La Promotrice fu un'ottima vetrina per il L., che nel 1861 guadagnò le lodi del critico C. Guici (p. 46) a proposito dell'olio Madonna Cia degli Ubaldini (Parma, collezione privata).
Tra il 20 giugno e il 22 sett. 1865 al L. fu affidato un incarico tra i più prestigiosi della sua carriera, la decorazione ad affresco della volta del teatro Verdi di Busseto, ultimato l'anno precedente dal compaesano G. Sivelli (per essere, però, inaugurato soltanto il 15 ag. 1868).
"Gioacchino Levi era pittore talmente affermato che non gli si potevano porre limiti od imporre soggetti: si era perciò riservato di scegliere egli stesso l'argomento" (Napolitano, p. 18). Nei quattro medaglioni del soffitto egli raffigurò le personificazioni della Commedia e della Tragedia, del Melodramma e del Dramma, i cui bozzetti sono conservati presso il Museo teatrale alla Scala di Milano. Le quattro composizioni sono inquadrate da cornici mistilinee e mostrano altrettante coppie di figure che si muovono agevolmente nel cielo. Le personificazioni femminili (le cui sembianze, secondo una leggenda, sarebbero state ricavate da quelle delle più belle donne bussetane) presentano una salda corporatura e, in due casi, espressioni di dolore acuite dal forte aggetto prospettico ideato per la visione dal basso. Le forti ombreggiature e le ardite evoluzioni aeree dei puttini che accompagnano le protagoniste si richiamano esplicitamente alla grande decorazione parmense di Antonio Allegri detto il Correggio, di cui il già citato Gaibazzi fu il più illustre interprete.
Nel 1873 il L. lavorò nuovamente nella sua città natale e portò a termine un altro affresco, sul soffitto di una sala della Biblioteca civica, avente per soggetto Prometeo. Più precisamente la scena racconta di Minerva fra le Ore danzanti, nell'atto di ferire con un colpo di lancia l'Errore per facilitare a Prometeo l'opera di portare alla Terra la scintilla rapita al Sole. La delibera d'esecuzione risaliva al luglio del 1872 e assecondava una richiesta avanzata dal pittore stesso, per un compenso di 1200 lire dilazionate in otto rate annuali. Dalla lettura dei documenti risulta che già nel 1894 furono necessari alcuni restauri - ancora una volta richiesti dal L. - per danni da umidità, sicuramente eseguiti entro il 1897.
Raggiunta una fama ormai nazionale, il L. fu nominato socio onorario dall'Istituto di belle arti di Urbino nel 1866 e dalla Regia Accademia di Parma nel 1874.
Con lo pseudonimo di Iginio Locheva, nel 1907 il L. pubblicò presso l'editore L. Battei di Parma una raccolta contenente gli scritti Figlio, scene della vita contemporanea, Il barbiere suonatore e Nenie dell'ultima stagione.
Il L. morì a Busseto il 28 genn. 1908.
Fonti e Bibl.: Necr., in L'Illustrazione italiana, 2 febbr. 1908, p. 124; Vita d'arte, I (1908), p. 194; C. Guici, Madonna Cia o Marzia degli Ubaldini, in L. Rocca, Album della Pubblica Esposizione del 1861, Torino 1861, pp. 44-46; E. Seletti, La città di Busseto, II, Milano 1883, pp. 288-292; T. Cavalli, Busseto: storia, arte, guida del museo, episodi inediti verdiani, Roncole, Parma 1965, pp. 91 s., 95; A. Napolitano, La Biblioteca del Monte di pietà di Busseto ed i suoi bibliotecari, Parma 1965, pp. 12 s., 18, 40-42, 55 s.; Id., Il teatro Verdi di Busseto e le sue origini in documenti dell'epoca, Parma 1968, pp. 17 s., 25; G. Copertini, I.G. L., in La pittura parmense dell'Ottocento, Parma 1971, pp. 118 s.; G. Anzani, Quadri e sculture, in Museo teatrale alla Scala, I, Milano 1975, p. 120, tavv. 273-276; G. Cirillo, I dipinti, in Le collezioni d'arte della Cassa di risparmio di Parma e Piacenza, a cura di G. Godi - C. Mingardi, Parma 1994, p. 66; M. Dall'Acqua, in Enc. di Parma dalle origini ai giorni nostri, Parma 1998, p. 414; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, p. 155; A.M. Comanducci, Diz. illustrato dei pittori, disegnatori e incisori italiani, III, Milano 1972, pp. 1706 s.