ISACCO (ebr. Yiṣḥaq; gr. 'Ισαὰχ; Volgata, Isaac)
Figlio ed erede di Abramo, padre a sua volta di Giacobbe, ossia Israele, capostipite degli Ebrei.
Il suo nome è messo, nel racconto della Bibbia, in relazione con la sua nascita, e questa è ivi presentata come un evento eccezionale, dovuto alla fedeltà di Dio alle promesse di discendenza fatte ad Abramo; costui infatti alla nascita d'I. aveva 100 anni, e di Sara sua madre si ricorda espressamente (Genesi, XVIII, 11) che non era più in condizione di concepire. L'annunzio della nascita d'I. fu dato ad Abramo da tre esseri soprannaturali apparsigli in forma umana; e poiché Sara fu segretamente presente a questo annunzio, ne rise (ebr. verbo ṣāḥaq) d'incredulità. Onde più tardi, nato il bambino, gli fu posto nome yiṣḥaq cioè "egli ride". Cresciuto in età, I. fu causa di gelosia fra sua madre e Agar, madre d'Ismaele, altro figlio non erede di Abramo; onde costui allontanò dalla propria famiglia Agar con suo figlio, lasciandoli liberi (Gen., XXI). Divenuto già grande I., Dio mise a prova la fede d'Abramo a proposito di lui, chiedendogli che gliel'offrisse in sacrificio cruento, a somiglianza certo dei sacrifizî umani che si compivano abitualmente presso i contemporanei abitatori di quella regione, i Cananei. Abramo, recatosi col figlio sul monte Moriah (o Madian?), si accingeva a compiere il sacrificio, allorché un angelo lo trattenne, assicurandogli che la sua dimostrazione di fedeltà e ubbidienza era bastata: onde I. fu sostituito come vittima da un montone (Gen., XXII). Alla morte di Sara sua madre, I. aveva 37 anni; poco dopo Abramo gli dette moglie, ma non scegliendola dai circostanti Cananei, bensì dalla sua propria parentela dimorante allora in Ḥarrān, e fu Rebecca.
Alla morte del padre, I. divenne il capo di quel clan di Teraḥiti ma in tale qualità la sua figura è appena sbozzata nella narrazione biblica, e alcuni suoi tratti rassomigliano a quelli della figura di Abramo (cfr. l'episodio di Abimelek in Gen., XXVI, 7-11, con gli analoghi occorsi ad Abramo, in Gen., XII, 11 segg., e più esattamente XX, 2 segg.). Ebbe da Rebecca i due gemelli Esaù e Giacobbe. Fissatosi quindi a mezzogiorno del paese, a Mambre, vi morì in età di 180 anni, e fu sepolto dai suoi figli insieme con suo padre nella spelonca di Makhpeleh (Gen., XLIX, 31).
Parecchi critici moderni considerano I. come un eroe eponimo. La sua figura, pur con un nucleo storico, sarebbe sorta dalle saghe proprie alle tribù meridionali della Palestina, con riferimento ai centri di Bersabee e Gerar. Gli episodî paralleli col racconto di Abramo sarebbero effetto di vicendevole contaminazione di saghe (v. ebrei: Storia).