AFFAITATI (Affaità, Affayta, Affaiti, Affeita, Affati, Affata), Isidoro
Ingegnere militare ed architetto, attivo in Polonia tra il 1655 e il 1693, originario di Albogasio Inferiore (Valsolda). Non si conoscono le date precise di nascita e di morte. Recatosi in Polonia verso il 1655con il fratello Antonio, è ricordato anzitutto come capitano ed ingegnere militare. Abitò dapprima a Cracovia, dove il re Giovanni Casimiro gli aveva ceduto nel 1655 una casa, incaricandolo, lo stesso anno, di consolidare le fortificazioni della città. Prese parte attiva alla guerra fra Polonia e Svezia e in quest'occasione esegui disegni - da cui furono tratte incisioni - degli assedi di Cracovia (1657) e di Toruń (1658); si distinse nella battaglia di Cudnów (1660). Per i suoi meriti militari fu nobilitato nel 1673 e verso il 1678 ebbe la carica di segretario regio. Nell'ultimo periodo della sua vita visse a Varsavia. Nel 1668 il re gli donò due fornaci ad Ujazdów presso Varsavia (cedute nel 1688 all'architetto Agostino Locci); fra il 1673 e il 1682 acquistò proprietà nei paesi di Radonie, Dabrówka e Musoly nelle vicinanze della capitale, poi da lui vendute nel 1687. In questo periodo l'A. lavorava a Varsavia alla costruzione della chiesa e del convento dei cappuccini (i suoi progetti - del 1683 circa - furono poi modificati), del palazzo Krasiński (1689-1693) e della chiesa di S. Bonifacio nel sobborgo Czerniaków (1690-93, su progetto dell'architetto Tylman de Gameren). Il titolo di architetto regio, usato dall'A., pare legato piuttosto ai suoi lavori di ingegneria militare; infatti, per il resto, lavorò generalmente su progetti di altri.
L'A. fu il più noto esponente della famiglia Affaitati in Polonia. Questa famiglia lombarda risiedeva, con un suo ramo nella Valsolda sulla sponda settentrionale del lago di Lugano. Gli Affaitati valsoldesi apparvero in Polonia a partire dalla seconda metà del sec. XVII. Oltre Isidoro, suo fratello Antonio, sindaco di Za̢bki presso Varsavia, fu pure architetto regio negli anni 1662-73. Dei figli di Isidoro, si ha notizia di Domenico, probabilmente rimasto in Polonia, forse con altri, e di Lucia, menzionata nel 1698 a San Mamete ("figlia del sig. capitanio Isidoro nobile polacco di Albogasio Inferiore"). Nella seconda metà del sec. XVII abbiamo notizie anche di altri Affaitati in Polonia: di Carlo, elemosiniere e segretario della regina Maria Lodovica di Polonia, negli anni 1660-1690 canonico di Warmia, che alla fine della sua vita tornò in Valsolda e vi morì il 31 dic. 1692 (pietra tombale nella chiesa di S. Maria della Caravina a Cressogno); di Domenico, cittadino e mercante di Varsavia, menzionato nel 1672; di Lodovico, architetto "nei tempi del re Giovanni III" (1674-1696). Giuseppe, nipote di Isidoro e figlio di Domenico, architetto regio, fu attivo in Polonia intorno al 1760. Di tutti gli Affaitati architetti, tranne che per Isidoro, non si conosce alcuna opera.
Fonti e Bibl.: Archivio parrocchiale di S. Mamete (informazioni di don Lodovico Giaffini) e di Castello (Valsolda); Biblioteca dell'Accademia polacca delle scienze, Varsavia, Z. Batowski, Schede bibliogr.; Ufficio centrale dei musei e dei monumenti d'arte, Varsavia, E. Ūopacijńki, Schede bibliogr.; M. Baliński, Pisma historyczne, IV, Fundacja zakonu i kościola. Kapucyndw w Warszawie, Warszawa 1843, pp. 23-24; O. Barrera, Storia della Valsolda, Pinerolo 1864, pp. 304-307; Sprawozdania komisyi do badania historyi sztuki w Polsce, V, Kraków 1896, p. CXIII; A. Boniecki, Herbarz polski, I, Warszawa 1899, p. 25; F. F. De Daugnon, Gli Italiani in Polonia, I, Crema 1905, pp. 11-12; I. T. Baranowski, Inwentarze palacu Krasińskich później Rzeczypospolitej, Warszawa 1910, pp. 66-68; Polski Slownik Biograficzny, I, Kraków 1935, pp.29 ss.; T. Makowiecki, Koôciól w Czerniakowie, in Biuletyn historii sztuki i kultury, VI (1938), pp. 19 ss.; E. Lopaciński, Warszawskie poszukiwania archiwalne do dziejów sztuki, ibid., IX (1947), p. 146; S. Kozakiewicz, Valsolda i architekci z niej pochodza̢cy w Polsce, ibid., pp. 309-311; S. Łoza, Architekci i budowniczowie w Polsce, Warszawa 1954, p. 8.