ISOLANI, Isidoro
Nacque intorno al 1480, probabilmente a Milano (nelle sue opere si definisce "Mediolanensis" o "de Mediolano"). La data approssimata della nascita può essere dedotta dalla vita, da lui redatta, della beata Veronica da Binasco, morta nel 1497 (Mediolani, Gotardum Ponticum, 1518), in cui egli afferma che la monaca morì durante gli anni della sua adolescenza. Sul finire del Quattrocento vestì l'abito domenicano nel convento di S. Maria delle Grazie a Milano, appartenente alla Congregazione di Lombardia. Qui portò a termine la sua formazione filosofica e teologica, basata sulle Sentenze di Pietro Lombardo secondo il commento di Iohannes Capreolus e completata con lo studio di Tommaso d'Aquino, in particolare della Summa contra gentiles; inoltre seguì le lezioni di Tommaso da Milano, notevole per le sue conoscenze matematiche e il culto delle belle lettere.
Per motivi di studio e di insegnamento fu assegnato a diversi conventi: attraverso gli accenni presenti nelle sue pubblicazioni di argomento filosofico, teologico e apologetico, che costituiscono la fonte principale sulla sua vita, se ne possono seguire gli spostamenti. Tra le opere giovanili sono il De immortalitate animi humani e il Libellus adversus magos, stampate a Milano rispettivamente nel 1505 e nel 1506 (G.A. Scinzenzeler). Nella stessa città videro la luce nel 1509, per i tipi di Gottardo Da Ponte, la Explanatio immortalitatis humani animi secundum phylosophos e nel 1510 l'Opus de veritate conceptionis Immaculatae Virginis Matris Dei Mariae ex doctrina Ioannis Scoti ac divi Bonaventurae, nella quale esamina la costituzione Grave nimis, emanata da Sisto IV il 4 sett. 1483, che comminava la scomunica agli oppositori della dottrina immacolista.
Nel biennio 1509-10 l'I. fu occupato nella vertenza tra i due conventi domenicani milanesi di S. Eustorgio e di S. Maria delle Grazie, a motivo della tentata riforma del primo. Per l'occasione ebbe contatti indiretti con il re di Francia, Luigi XII, allora duca di Milano, e con il maestro generale dell'Ordine, Tommaso De Vio, il futuro cardinale Gaetano.
Nel 1513 era lettore nel convento di S. Apollinare di Pavia, dove pubblicò In Averroistas de aeternitate mundi libri quatuor (G. Pocatela), concluso il 25 luglio e De velocitate omnium motuum fr. Alberti de Saxonia. Nel 1514 si trovava a Fontanellato, presso Parma, "in loco sancti Ioseph", dove due anni prima i domenicani di Zibello erano stati chiamati dalla contessa Veronica Correggi-Sanvitale. Accanto alla chiesetta-oratorio dedicata a S. Giuseppe, che secondo la tradizione risaliva al 1397, per iniziativa del domenicano Alberto da Milano era sorto da poco un conventino. Qui l'I., nel mese di marzo, iniziò la composizione della sua opera più celebre, la Summa de donis s. Ioseph, terminata il 20 nov. 1521 a Pavia, dove fu data alle stampe l'anno seguente nella stamperia di G. Pocatela, con dedica al papa Adriano VI. Inserito nel filone inaugurato da Vicente Ferrer, Jean Gerson e Bernardino da Siena, il testo contribuì in modo determinante alla devozione per s. Giuseppe in epoca moderna.
Nel triennio 1516-18 l'I. si stabilì a Milano, dove nel 1517 pubblicò il De imperio militantis Ecclesiae (Gottardo Da Ponte), considerato il suo capolavoro teologico.
Diviso in quattro libri, ciascuno dei quali composto di dieci titoli, esamina il carattere del magistero della Chiesa, i fondamenti dell'autorità pontificia, il valore teologico-giuridico del concilio generale rispetto alla persona del papa, terminando con una visione escatologica delle sorti della Chiesa militante alla venuta dell'anticristo e fino al giorno del giudizio. Nel 1518 il capitolo generale della Congregazione lombarda dei domenicani, riunito a Milano, gli affidò il discorso celebrativo, De patriae urbis laudibus panegyricus, pronunciato l'11 maggio alla presenza delle autorità cittadine e pubblicato nel 1519.
Ancora a Milano, nel 1518 diede alle stampe la biografia di Veronica da Binasco, monaca agostiniana del monastero di S. Marta in Milano; l'operetta è dedicata a Francesco I re di Francia, circostanza che mostra le simpatie dell'I. per il partito filofrancese. Mentre si trovava a Cremona come lettore nello Studio domenicano della città, nel 1519 pubblicò un trattato anonimo, la Revocatio Martini Lutherii Augustiniani ad Sanctam Sedem (senza indicazioni di tipografia), terminata il 22 novembre. Si tratta del primo intervento spontaneo non ufficiale di un teologo italiano nella controversia luterana.
In quest'opera l'I. riprende la polemica di S. Prierias, maestro del Sacro Palazzo, relativa alle indulgenze, ma in una prospettiva molto più ampia, toccando gli aspetti e le conseguenze dell'atteggiamento ribelle di Lutero e cercando di ricondurlo amichevolmente alla Chiesa mediante il ricorso a motivi in gran parte sentimentali. L'opera è divisa in dieci Persuasiones, di varia natura ed estensione, che riassumono i dieci motivi in base ai quali Lutero è invitato a un'immediata resipiscenza. Pur replicando alla teoria delle indulgenze espressa dal riformatore, all'I. stava più a cuore la difesa del potere delle chiavi e del primato pontificio, che l'agostiniano aveva subordinato all'autorità del concilio, inteso come suprema istanza in materia di fede. Ciò che egli più temeva era l'esclusione della mediazione del potere delle chiavi, di cui riteneva il papa il solo depositario, dai rapporti dell'uomo con Dio. A questo scopo riprese i temi già esposti nel De imperio militantis Ecclesiae, mostrando di non aver inteso i motivi profondi della protesta luterana, e allo stesso tempo la convinzione, che perdurerà ancora a lungo in ambienti cattolici, che Lutero non si fosse staccato definitivamente dalla Chiesa, ma che fosse ancora possibile un accordo, una volta appianato ogni malinteso. L'I. ritornò nuovamente a scrivere contro Lutero nelle sue Disputationes, pubblicate a Pavia nel 1522, con dedica a García de Loaysa, maestro generale dei domenicani dal 1518, e ristampate a Lione nel 1528. Le cinque parti in cui l'opera è divisa trattano dell'inferno, del purgatorio, dei meriti delle anime del purgatorio e delle indulgenze. In questo scritto l'I. svela di essere l'autore della Revocatio. L'opera costituisce una difesa della dottrina sulle indulgenze contestata da Lutero nelle Resolutiones disputationum de indulgentiarum virtute del 1518.
Nel 1521 l'I. era lettore a Pavia, nel convento di S. Apollinare, dove terminò l'edizione del Divinum epitoma quaestionum in IV libros sententiarum a principe Thomistarum Ioanne Capreolo O.P. disputatarum, iniziata da Paolo da Soncino e, in seguito alla sua morte, pervenuta all'Isolani. L'opera, dedicata a Francesco I re di Francia, fu pubblicata a Pavia nel 1522 nella tipografia di G. Pocatela. Negli anni 1522-23 l'I. si trovava a Bologna nello Studio generale domenicano, per leggere le Sentenze di Pietro Lombardo con la qualifica di baccelliere. Tale infatti si definisce nella dedica ad Adriano VI della Summa de donis s. Ioseph, datata 8 giugno 1522, giorno di Pentecoste. Nella stessa città stampò nel 1523 la Expositio psalmi LXXVII, terminata il 1° febbraio. Secondo J. Quétif - J. échard, per qualche tempo sarebbe stato reggente dello Studio. L'ultima sua pubblicazione è il Tractatus de futura nova mundi mutatione (G. Benedetti), apparso a Bologna nel 1523.
Non si conosce la data della sua morte. Gerolamo Gattico lo menziona come priore in S. Maria delle Grazie a Milano negli anni 1526-28. Secondo P.-M. Schaff sarebbe deceduto in questo convento tra il 22 aprile e il 9 luglio 1528.
La fama dell'I. è legata alla Summa de donis s. Ioseph, trattato di indole teologica e devozionale, ripubblicato, nel contesto del rinnovato interesse per la figura di s. Giuseppe, ad Avignone nel 1861 da P. Patrignani con traduzione francese, a Roma nel 1887 da J.-J. Berthier e ancora da B. Llamera con versione spagnola a Madrid nel 1953.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivum gen. Ordinis praedicatorum, Liber LL, s. 14, pp. 68-71: G. Gattico, Storia del convento delle Grazie de' padri predicatori di Milano; A. Rovetta, Bibliotheca chronologica illustrium virorum provinciae Lombardiae O.p., Bologna 1691, pp. 108 s.; J. Quétif - J. échard, Scriptores Ordinis praedicatorum, II, Lutetiae Parisiorum 1721, pp. 43, 50 s., 336a; F. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolanensium, I, Mediolani 1745, coll. 744-747; H. Hurter, Nomenclator literarius theologiae catholicae, II, Oeniponte 1906, coll. 1222 s.; L'année dominicaine. Novembre, I, Lyon 1906, pp. 30-32; F. Lauchert, Wer war der sogennante Cremonese, der Verfasser der "Revocatio Martini Lutheri ad Sanctam Sedem", in Historisches Jahrbuch, XXVIII (1907), pp. 103-108; P. Kalkoff, Zu Luthers römischen Prozess. Der Anteil der Dominikaner an der Bekämpfung Luthers während des Ablassstreites, in Zeitschrift für Kirchengeschichte, XXXII (1911), pp. 49-52; F. Lauchert, Die italienischen literarischen Gegner Luthers, Freiburg i.Br. 1912, pp. 200-215; P.-M. Schaff, I. ou De Isolanis Isidore, in Dict. de théologie catholique, VIII, 1, Paris 1923, coll. 112-115; N. Defendi, La "Revocatio M. Lutherii ad Sanctam Sedem" nella polemica antiluterana in Italia, in Arch. stor. lombardo, LXXX (1953), pp. 67-132; B. Llamera, Teología de s. José, Madrid 1953, pp. 345-362 (ed. latino-spagnola della Summa de donis alle pp. 363-653); A. Duval, I. I., in Catholicisme, VI, Paris 1967, col. 188; L.A. Redigonda, La "Summa de donis s. Ioseph" di I. I., in Estudios josefinos, XXXI (1977), pp. 203-221; M. Hanst, I. I., in Biographisch-bibliographischen Kirchenlexikon, II, Heidelberg 1990, coll. 1390 s.; Enc. cattolica, VII, coll. 304 s.; Lexikon für Theologie und Kirche, V, coll. 802 s.