Islanda
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(XIX, p. 622; App. I, p. 739; II, ii, p. 67; III, i, p. 898; IV, ii, p. 236; V, ii, p. 784)
Geografia umana ed economica
di Elio Manzi
Popolazione
La popolazione islandese (276.000 ab. secondo una stima del 1998) presenta un tasso di accrescimento annuo relativamente elevato (9‰), il più alto dei paesi nordici. Il 58% della popolazione si concentra in una regione esigua rispetto all'estensione dell'isola, Höfudborgaravaedi, che comprende la capitale Reykjavik (circa 100.000 ab.), gli altri due maggiori centri urbani islandesi, Hafnarfjördur e Kópavogur (entrambi di 18.000 ab.) e la località di Keflavik, dove si trova l'aeroporto internazionale, potenziato nel 1983 e ampliato successivamente. L'attrazione delle coste, soprattutto di quelle sud-occidentali, continua a esercitare un peso sensibile sulla scarsa popolazione dell'interno che, montuoso e ghiacciato, è in gran parte privo di abitanti. La popolazione considerata urbana è il 92%, perché l'estensione delle terre coltivate (0,06% della superficie totale) e quindi degli insediamenti a piccoli nuclei o sparsi è molto ridotta, mentre più diffuso è l'allevamento, quasi sempre ovino, estensivo su ampie superfici.
Condizioni economiche e problemi ambientali
La pesca, che resta la maggiore risorsa economica del paese, il crescente afflusso turistico, i rapporti con l'Unione Europea (dopo l'ingresso dei maggiori paesi nordici) e lo sfruttamento della geotermia sono i temi attuali e del prossimo futuro per l'Islanda. L'uso dell'energia geotermica viene raccomandato dagli organismi internazionali ambientali in quanto fonte di calore naturale rinnovabile e non inquinante; in questo campo l'I. occupa una posizione d'avanguardia poiché il 7% circa dell'energia elettrica viene prodotta da centrali geotermiche.
L'impianto di Krafka, con una potenza di 60 MW, è uno dei maggiori. Per il riscaldamento l'I. utilizza anche le sorgenti termali, i soffioni e i geyser. Gran parte della restante energia elettrica è idrica, cosicché non aggrava la bilancia del commercio estero. Questa si basa prevalentemente sul pescato (in media 2 milioni di t annue) e sui derivati, trattati in alcuni stabilimenti industriali. L'utilizzazione dell'acqua calda naturale e del vapore bollente rimane molto diffusa anche nella capitale, Reykjavik, mediante migliaia di pozzi scavati nelle proprietà private a tale scopo.
La diversificazione delle attività economiche non è problema semplice a causa della scarsità di materie prime e delle condizioni dell'ambiente naturale; tuttavia il turismo appare in espansione, almeno in rapporto al numero degli abitanti (232.220 visitatori nel 1998), attratto dal vulcanismo, dai ghiacciai, da ambienti naturali grandiosi e incontaminati e anche dalle particolari tradizioni storiche ed etniche, conservatesi meglio che negli altri paesi nordici per via dell'isolamento. In espansione l'allevamento di animali da pelliccia.
Sin dal 1970 le ricerche di biologia marina avevano segnalato la possibilità, in seguito verificatasi, di una rapida diminuzione del numero e della taglia di merluzzi e di aringhe, a causa dello sfruttamento intenso. Gli accordi con alcune grandi società mondiali di distribuzione del pesce surgelato hanno portato, in seguito all'aumento della domanda, alla specializzazione nella pesca del merluzzo. Gli scambi nell'ambito degli Stati del Consiglio nordico, e soprattutto con Norvegia, Danimarca e Svezia, consentono rifornimenti a prezzi preferenziali di alcuni prodotti di cui l'I. scarseggia, come petrolio (dalla Norvegia) e legname (dalla Svezia).
Il paese resta sempre un laboratorio naturale di ricerca di grande rilevanza per quanto concerne lo studio dei terremoti e dei fenomeni vulcanici, essendo situato a cavallo di una delle maggiori fratture del pianeta, la dorsale medio-atlantica. Il 9% del territorio islandese è protetto e diviso in venti parchi naturali.
bibliografia
Norden. Man and environment, ed. U. Varjo, W. Tietze, Berlin 1987.
E. Manzi, L'Europa del Nord, in E. Manzi, A. Melelli, P. Persi, L'Europa occidentale, 2 voll., Torino 1990, 2° vol., pp. 244-66.
S. Jervell, P.U. Dini, I problemi dell'area nordica, Roma 1992.
J. Chardonnet, L'originalité de l'économie islandaise, in Géographie et recherche, 1996, 97 (nr. speciale); OCDE, Islande. Études économiques, Paris 1998.
Storia
di Claudio Novelli
Difficoltà economiche e finanziarie hanno reso instabili, fin dal dopoguerra, i governi che si sono succeduti alla guida del paese. Un miglioramento si è avuto nella seconda metà degli anni Ottanta, con un netto calo del tasso di inflazione (il 12% nel 1986 rispetto all'87% del 1983) e il raggiungimento del pareggio della bilancia commerciale nel 1989. Sempre molto rilevante, per le sue conseguenze sul piano politico interno e soprattutto internazionale, la questione dei diritti di pesca: solo con una serie di accordi raggiunti nella seconda metà degli anni Settanta e nella prima metà del decennio successivo sono migliorati i rapporti dell'I. con la Danimarca, la Norvegia e la Gran Bretagna.
In carica dal 1991, il governo di D. Oddsson, composto da esponenti del Partito socialdemocratico e del Partito indipendentista, rimase alla guida dell'I. fino alle consultazioni politiche che si svolsero nell'aprile 1995. L'abbassamento del tasso d'inflazione (il 2% nel 1995) e l'incremento delle esportazioni influirono sull'esito delle elezioni e, in particolare, sul risultato del Partito indipendentista il cui leader era Oddsson: mentre i socialdemocratici scesero dal 15,5% dei voti ottenuti nel 1991 all'11,4% e da 10 a 7 seggi, gli indipendentisti conservarono 25 deputati e il 37,1% dei voti, poco meno rispetto alle precedenti consultazioni, quando avevano raggiunto il 38,6% dei voti e 26 seggi. Alleato degli indipendentisti nel nuovo governo Oddsson, di centro-destra, sorto nello stesso mese di aprile, fu quindi il Partito progressista, passato dal 18,9% al 23% dei voti e da 13 a 15 seggi (Alleanza del popolo ottenne il 14,3% dei voti e confermò i 9 deputati della precedente legislatura).
Sul piano internazionale, nella prima metà degli anni Novanta sono proseguite, a proposito delle rispettive aree di pesca, le dispute con la Danimarca (riguardanti un'area del Mare di Barents) e con la Norvegia (relative, invece, a una superficie marina compresa tra l'I. stessa e la Groenlandia). A partire dal 1994, anno in cui l'I. è entrata anche a far parte dello Spazio economico europeo, si è avuta una riduzione della presenza della NATO sul territorio islandese, che nel 1985 era stato dichiarato dal Parlamento territorio denuclearizzato.
Nel giugno 1996 l'esponente di Alleanza del popolo e candidato delle sinistre O.R. Grimsson fu eletto presidente della Repubblica e subentrò alla signora V. Finnbogadóttir, in carica dal 1980. Le elezioni politiche del maggio 1999 hanno ribadito la popolarità di Oddsson: il suo partito ha ottenuto infatti il 40,8% dei voti e 26 seggi contro il 26,8% dei voti e i 17 seggi della coalizione di centro sinistra (socialdemocratici, Alleanza del popolo, Alleanza delle donne) costituitasi in vista delle consultazioni. In calo il Partito progressista che ha ottenuto il 18,4% dei consensi e 12 seggi.
bibliografia
J. Mer, L'Islande: une ouverture obligée mais prudente, Paris 1994.
B.G. Ólafsson, Small states in the global system. Analysis and illustrations from the case of Iceland, Aldershot-Brookfield 1998.