SORMANI CASTELLI, Ismenia
– Nacque a Milano il 3 maggio 1811, secondogenita di quattordici fratelli, da Francesco Sormani, notaio e studioso di materie giuridiche, e da Regina Giusberti.
La sua famiglia era di orientamento liberale e la giovane ebbe modo di formarsi a contatto con importanti personalità della cultura cittadina che ne frequentavano la casa, come Tommaso Grossi e Massimo d’Azeglio. Nel 1831, ventenne, sposò il nobile Giorgio Castelli di Menaggio, magistrato, con il quale ebbe un unico figlio morto a dodici anni. La rivoluzione milanese del 1848 la coinvolse attivamente e vi partecipò curando i feriti e intervenendo con battagliere poesie, stampate su fogli volanti, espressione di quell’appassionato patriottismo femminile che caratterizzò, non solo in quell’occasione, la capitale lombarda (La coccarda tricolore e Invito ai Lombardi, rispettivamente in Pescanti Botti, 1966, p. 396; I. Sormani Castelli, Teresa. Pagine contemporanee, 1874, p. 193). Convinta repubblicana, portò avanti l’impegno risorgimentale anche successivamente, con il sostegno alla sottoscrizione per le cartelle del prestito mazziniano nei primi anni Cinquanta, la cura dei feriti nelle retrovie della guerra del 1859, il sovvenzionamento a favore dei garibaldini dopo i fatti dell’Aspromonte nel 1862.
In quegli anni, era spesso ospite di Laura Solera Mantegazza, alla quale la legava un forte sodalizio di amicizia e un comune orientamento politico, nella villa sulle sponde del lago Maggiore, frequentata anche da Adelaide Cairoli. Contemporaneamente, si dedicò a iniziative sociali, solidamente inserita nella rete di donne milanesi impegnate a praticare una nuova forma di filantropia, intesa non più come attività compensativa, caritatevole e devota, ma come espressione di un diverso protagonismo femminile, che agiva e si esponeva nella vita pubblica, se pure in nome della vocazione materna delle donne, mirando a un progetto di cambiamento sociale. Nel 1850 partecipò, insieme ad Alessandrina Ravizza, alla fondazione del Pio Ricovero per bambini lattanti e slattati promossa da Solera Mantegazza e Giuseppe Sacchi, già iniziatore, in città, degli asili aportiani.
L’istituzione, un asilo nido ante litteram allora chiamato presepe, intendeva rispondere al diffuso problema dei bambini abbandonati alle ruote degli esposti, rivolgendosi a donne lavoratrici che non avevano la possibilità di badare ai propri figli in casa. Destinato a piccoli fino a due anni e mezzo, il Ricovero, la cui prima sede si trovava nella zona che avrebbe preso successivamente il nome di corso Garibaldi, aprì presto altre succursali, radicandosi nella consistente trama di servizi assistenziali che caratterizzava l’area lombarda e diventando, dopo l’unità, Pio Istituto di maternità.
Sormani Castelli fece parte del consiglio direttivo per cinquant’anni, e ne fu presidente nel 1891. Con la stessa Solera Mantegazza fondò nel 1862 l’Associazione generale di mutuo soccorso delle operaje di Milano e, nel 1870, la Scuola professionale femminile.
L’Associazione di mutuo soccorso, che nel giro di vent’anni raggiunse quasi seicento socie, prevedeva, tra l’altro, una scuola festiva per l’alfabetizzazione, corsi di letture e conferenze, un corso per l’insegnamento del cucito a macchina, una cooperativa di lavoro. La scuola professionale femminile, la cui sede iniziale era collocata presso porta Magenta e che alla fine del secolo contava oltre duecento iscritte, si finanziava con sussidi pubblici e privati ed era destinata a ragazze che avessero già frequentato le scuole elementari, per indirizzarle al lavoro femminile.
All’impegno patriottico e filantropico Sormani Castelli affiancò quello di scrittrice e pubblicista. Pubblicò alcuni romanzi di contenuto risorgimentale (fra gli altri: Teresa. Pagine contemporanee, Milano 1874; Il profugo, Milano 1867, 2° ed. Ancona 1884) e la novella di ambientazione valligiana La rosa delle Alpi (Milano 1891). Collaborò a giornali e riviste come la Strenna Margherita e La Donna.
Il romanzo epistolare Teresa, che l’autrice affermava di aver scritto nel 1848 sebbene edito alcuni anni dopo, è l’opera più interessante di Sormani Castelli, per le idee politiche e la visione di genere che vi erano espresse. La storia, narrata sotto forma di lettere inviate dalla protagonista Teresa all’amica Clara, si snoda dal 2 luglio 1846 al 15 novembre 1848, proponendo situazioni tipiche del romanzo sentimentale e di appendice, dal bambino scambiato in culla all’amore contrastato. Vi è presente, però, il tema politico: l’autrice, infatti, ricostruisce le vicende della rivoluzione milanese ricorrendo a documenti dell’epoca ed esprimendo con molta forza polemica il proprio orientamento democratico-repubblicano, vicino alle idee federaliste di Cattaneo e contrario alla fusione con il Piemonte. La protagonista della vicenda, inoltre, che era chiaramente l’alter ego della scrittrice, rivela un’acuta percezione delle disparità di genere nella sfera personale e privata e si pronuncia a favore della piena partecipazione delle donne alla cittadinanza politica: «Non è egli assurdo – si chiede – che in quei paesi medesimi dove la donna può essere chiamata a regnare, sia esclusa come elettrice politica?» (p. 240). Una posizione non del tutto inedita tra le mazziniane, ma certamente controcorrente rispetto agli orientamenti maggioritari nell’intellettualità femminile di quegli anni.
Morì a Milano il 9 aprile 1903.
Fonti e Bibl.: O. Greco, Bibliobiografia femminile italiana del XIX secolo, Venezia 1875, s.v.; A. De Gubernatis, Dizionario biografico degli scrittori contemporanei, Firenze 1879, s.v.; C. Catanzaro, La donna italiana nelle scienze, nelle lettere, nelle arti. Dizionario biografico delle scrittrici e delle artiste viventi, Firenze 1892, s.v.; G. Vergani, In memoria della nob. I. S. vedova C., in Il Pio Istituto di maternità e dei ricoveri pei bambini lattanti e slattati di Milano durante gli anni 1900, 1901, 1902. Relazioni. Atti. Commemorazione di I. S. vedova C., Milano 1903 pp. 63-66; M. Bandini Buti, Poetesse e scrittrici, II, Roma 1941, s.v.; R. Pescanti Botti, Donne del Risorgimento italiano, Milano 1966, s.v.; A. Buttafuoco, Solidarietà, emancipazione, collaborazione. Dall’Associazione generale delle operaie all’Unione femminile nazionale, in L’audacia insolente. La cooperazione femminile 1866-1986, a cura dell’Istituto di studi cooperativi Luigi Luzzati, Venezia 1986, pp. 85, 87; S. Redaelli - R. Teruzzi, Laura Mantegazza la garibaldina senza fucile, Verbania-Intra 1992, pp. 93 s., 96, 99-101, 106, 110, 112; Dizionario biografico delle donne lombarde 568-1968, a cura di R. Farina, Milano 1995, s.v.; M.T. Mori, Figlie d’Italia. Poetesse patriote nel Risorgimento (1821-1861), Roma 2011, pp. 27, 71, 87, 123, 131, 158, 167; F. Reggiani, «Ricondurre i parvoli alla famiglia a serbarveli come un morale tesoro». Il Pio Istituto di maternità e la rete milanese di assistenza alla prima infanzia nella seconda metà dell’Ottocento, in Una vita per l’infanzia. Il Pio Istituto di maternità di Milano. Una esperienza di 150 anni, a cura di D. Boati - R. Cavallo - G. Uberti, Milano 2017, pp. 81, 92, 95, 102 s.