EGEO, Isole italiane dell' (A. T., 90)
Gruppo di isole dell'Egeo sud-orientale, che fanno parte delle Sporadi meridionali e appartengono all'Italia dal 1912. Il nome attuale fu loro dato, con r. decreto del 1930; precedentemente, e fin dal 1912, avevano il nome complessivo di Dodecaneso (dal quale, peraltro, alcuni escludevano Rodi e Castelrosso, isolotto, questo, situato presso la costa della Licia e per il quale v. castelrosso).
Le isole italiane dell'Egeo abbracciano complessivamente una superficie di 2697 kmq., e sono comprese fra 35°21′ e 37°30′ di latitudine N. e 26°9′ e 30° di longitudine E. La superficie occupata dalle varie isole rimane ripartita come è indicato nella tabella che segue.
La distribuzione topografica delle isole è assai irregolare, per quanto nove di esse siano grossolanamente allineate da nord a sud fra Patmo e Rodi. Delle cinque rimanenti, tre stanno più a occidente, e cioè Stampalia, completamente isolata, Scarpanto e Caso appressate una all'altra; Simi più ad oriente, presso la costa asiatica e Castelrosso a E. di Rodi, pure presso la costa asiatica. La configurazione delle singole isole è varia: tutte, però, hanno in comune il carattere montuoso. Solo a Rodi e a Coo esistono lembi di pianura relativamente estesi. I monti sono mediocremente elevati. La cima più alta del Dodecaneso è quella dell'Attairo, nell'isola di Rodi (1235 m.). Segue quella del M. Lastro, nell'isola di Scarpanto (1220 m.), e indi quella del Monte Dicheo, nell'isola di Coo (846 m.). I rilievi nella maggior parte delle isole seguitano senza notevoli interruzioni sino a una certa profondità al di sotto del livello del mare, per modo che, in corrispondenza delle principali valli, si hanno generalmente le più accentuate insenature, mentre sul prolungamento dei con. trafforti si trovano serie di isolotti, di scogli e di bassifondi. È del tutto manifesto, in questi casi, un fenomeno di sommersione delle isole relativamente recente, al quale si deve la considerevole articolazione delle coste. Tutte le isole, a eccezione delle due maggiori, sono fornite di una o più baie, talora meravigliosamente protette, come quelle di Stampalia, di Lero e di Simi. Fuori da queste insenature, le coste sono generalmente importuose.
Costituzione geologica. - I terreni più antichi che affiorano nelle Isole italiane dell'Egeo, sono attribuiti al Carbonico e sono rappresentati da scisti cristallini e da calcari saccaroidi (marmi) nell'isola di Coo, a Lero e fors'anche a Lisso e a Calino. Questo complesso di rocce cristalline è attraversato a Coo da potenti filoni di rocce intrusive antiche (dioriti) e di minerali di ferro, particolarmente sviluppati a Lero. I terreni più antichi, riconosciuti paleontologicamente dopo il Paleozoico, sono quelli del Giurassico superiore, presenti nell'isola di Coo e, forse, in qualche altra, e rappresentati da scisti marnosi e da arenarie verdastre. Seguono superiormente i calcari ceroidi e subcristallini del Cretacico superiore (Turoniano e Senoniano) diffusissimi in quasi tutte le isole e specialmente a Simi, Calino, Calchi, Piscopi e Rodi, ove formano l'ossatura dei principali rilievi dell'isola. Frequenti, nelle zone composte da queste rocce, sono i fenomeni carsici nelle varie loro manifestazioni di doline, grotte, voragini, campi solcati, ece. Al Cretacico superiore fa seguito l'Eocene inferiore, pure fossilifero, rappresentato da calcari simili ai precedenti e relativamente estesi a Stampalia e a Rodi, ma presenti anche a Coo e nell'isolotto di Cappari. La facies predominante dell'Eocene, però, è quella arenaceo-marnosa (flysch) diffusissima tanto a Rodi, quanto nelle isole di Scarpanto, Stampalia e Coo, specie nelle zone collinari. L'Oligocene, rappresentato pure dal flysch, è stato riconosciuto solo nell'isola di Rodi, mentre del Miocene marino è stata dimostrata per ora la presenza solo a Coo e a Caso. Fra i terreni più recenti, uno dei più caratteristici è il cosiddetto Levantino, molto rieco di fossili, fra cui vertebrati (ippopotami, elefanti, cervi, ecc.), esteso a Rodi e a Coo con facies prevalentemente argillosa e calcarea; pure caratteristico è il Quaternario marino, che spesso riveste terrazze molto elevate, come a Rodi, ove raggiunge 512 m. d'altezza. In alcune isole sono diffuse anche le rocce eruttive reeenti, come a Coo, a Patmo e a Nisiro (lipariti, trachiti, andesiti, daciti). Quest'ultima, anzi, è un'isola completamente vulcanica. Tufi vulcanici, oltre che nelle isole sopra ricordate, si trovano a Piscopi e a Calino e provengono dai centri eruttivi di Nisiro e di Coo.
Clima e idrografia. - Il clima, nel complesso, è abbastanza simile nelle varie isole e di tipo spiccatamente mediterraneo. L'anno solare è caratterizzato da un periodo secco, cioè senza piogge (prima metà di aprile-seconda metà di novembre) e da un periodo umido che dura per tutti gli altri mesi. La piovosità è scarsa: a Rodi le precipitazioni si aggirano intorno a 914 mm. all'anno. La temperatura è mite e oscilla tra 0° e 38°. Di rado gela e solo durante inverni rigidi la neve imbianca la sommità dell'Attairo. La temperatura media annua a Rodi è di 16°,7; la massima assoluta di 33°, la minima assoluta di 20. Il mese più caldo è l'agosto o il luglio, il più freddo, il febbraio. I venti sono piuttosto frequenti e costanti e quelli del IV quadrante (etesî) non di rado spirano con violenza.
L'idrografia ha uno sviluppo limitato. A Rodi stessa mancano corsi d'acqua perrmanenti, e anche i ruscelli, alimentati da sorgenti perenni, sono rari persino nelle isole maggiori. Gli alvei normalmente asciutti dei torrenti, sono, però, rapidamente inondati durante gli acquazzoni invernali, e data la brevità dei canali di scolo e l'ampiezza dei bacini di raccolta si producono spesso delle piene improvvise e violente. Le sorgenti non sono numerose o abbondanti e in generale stanno in rapporto inverso con la diffusione dei calcari (assenti quindi a Calchi e Simi, numerose a Lero). Alcune isole, poi, sono fornite di sorgenti termali, come Nisiro, Coo e Calino. D'estate l'acqua sorgiva scarseggia, d'inverno è più o meno abbondante. Alla povertà d'acqua sorgiva viene rimediato con la raccolta delle acque piovane.
Flora. - Ci è ancora imperfettamente nota, fatta eccezione di Rodi, di cui si conoscono circa 730 specie vascolari e poco più di un centinaio di cellulari; e di Scarpanto, di cui furono segnalate rispettivamente 515 e 27 specie. A Rodi i consorzî di piante legnose sono formati in primo luogo dal Pinus brutia e dal cipresso (Cupressus sempervirens var. horizontalis), ambedue assai diffusi nell'isola e qua e là costituenti boschi, mentre scarso è il pino d'Aleppo, forse confinato solo all'estremità sudoccidentale presso Cattavia e Primiri, dove sono anche due ginepri (Juniperus phoenicea e J. macrocarpa). Al pino e al cipresso si associano, ma sporadicamente, alcune querce (Q. lanuginosa, infectoria, coccifera, Aegilops o vallonea), il carrubo molto diffuso e, a quanto pare, spontaneo non essendo sfruttato; lungo i corsi d'acqua vigoreggiano begli esemplari del platano orientale forse introdotto; lungo il fiume Gadura, nel punto dove lo si attraversa andando da Alaerma ad Apóllona, di recente fu trovato l'albero dello storace liquido (Liquidambar orientale) in una razza un po' diversa da quella asiatica e che in quel luogo aveva tutta l'apparenza della spontaneità. Molto più abbondanti gli arbusti, tra i quali nei luoghi aridi parecchi tipici rappresentanti della macchia mediterranea dei substrati calcarei (tre Chtus, l'Euphorbia dendroides, il lentischio, l'alaterno, il corbezzolo, l'Erica verticillata), lungo i torrenti l'oleandro, l'agnocasto, il Gomphocarpus fruticosus, presso la costa alcuni frutici dei luoghi salati. Nelle aree messe a coltura saltuariamente e nelle contrade a suolo più sterile e dilavato assumono un prevalente sviluppo, sì da rendersi infestanti e difficili da estirpare, oltre ad alcuni dei tipi esaminati, piccoli suffrutici formanti densi cespugli a guisa di cuscinetti spesso protetti da rami spinificati. Sono i consorzî a phrygana di cui i componenti più caratteristici sono dati da Poterium spinosum, Genista acanthoclada, Anthyllis Hermanniae, Cichorium spinosum, ecc. Lungo il litorale, nelle conche riempite di detriti di falda, dovunque il terreno è più profondo, intarsiano il paesaggio i grossi cespugli di alcune graminacee di alta statura, quali Saccharum Ravennae e Imperata cylindrica, nei luoghi umidi tiene il predominio la cannuccia di palude e in quelli salati lungo le spiagge vegetano erbacee alofile, che si addentrano pure nella piana di Cattavia.
Tali consorzî, di cui è evidente l'impronta mediterranea assieme a infiltrazioni orientali, si spingono con lievissime modificazioni sino alla vetta del M. S. Elia e di altre montagne più elevate, meno il M. Attairo che nella zona più alta è quasi tutto spoglio di alberi, ma tuttavia non è per ora nota alcuna specie che possa attribuirsi a una zona superiore a quella mediterranea o sempreverde. Vi sono bensì querce a foglie caduche del tipo della rovere e appartenenti a ceppi orientali, ma esse si trovano sporadicamente commiste con le formazioni boschive che abbiamo descritto o sono avanzi di boschi distrutti. Si aggiunga che alla composizione della flora rodiota, accanto a elementi ubiquisti e diffusi per grande parte dei paesi circummediterranei (circa 545 specie), concorrono 86 specie mediterraneo-orientali, 58 anatolico-siriache, 11 anatolico-cretesi, alle quali vanno aggiunte alcune poche esclusive di Rodi e Creta, di Rodi, Arcipelago greco e Grecia, ecc. Le veramente endemiche sono poche e hanno più che altro il significato di specie o razze geografiche.
Le colture a Rodi sono anzitutto le cerealicole, poi la vite e l'olivo, questo abbondantissimo attorno ai villaggi e in giganteschi individui, molti alberi da frutto, gli agrumi, e questi come la coltivazione senza alcun riparo di alcune piante tropicali e subtropicali (sicomoro, Jacaranda mimosaefolia, Monstera deliciosa, Corda myxa, ecc.) testimoniano la mitezza del clima. Di recente vi è stata iniziata l'opera di rimboschimento ed è prevedibile che venga poi estesa anche alle altre isole.
Fauna. - Delle isole italiane dell'Egeo la più ricca dal punto di vista faunistico è, come d'altronde è naturale, Rodi. Quivi vivono una dozzina di specie di Mammiferi fra cui il riccio, una volpe (Vulpes aegyptiaca), il tasso, la faina, la lepre e il daino. Il riccio e la volpe si rinvengono anche a Coo, la faina a Scarpanto, la lepre a Coo, Stampalia, Piscopi e Scarpanto. Le varie isole posseggono la coturnice (Alectorischukar), il piccione torraiolo, il passero solitario; la caratteristica ghiandaia di Rodi (Garrulus rhodius) sembra esclusiva di quest'isola. Rodi possiede non meno di venti specie di Rettili che appartengono anche all'Asia minore: Ophiops elegans si trova anche in quasi tutte le Sporadi meridionali; Agama stellio anche a Nisiro, Piscopi, Lacerta anatolica anche a Simi, Chalcides ocellatus anche a Scarpanto, Hemidactylus turcicus anche a Coo e Scarpanto. Gymnodactylus Oertzeni è stato ritrovato a Scarpanto e Caso; il serpentello sotterraneo Zyphlops vermicularis è stato segnalato a Rodi. Testuggini (Clemmys caspica) esistono a Rodi e Coo. Il granchio d'acqua dolce vive a Rodi, Coo e Scarpanto. Abbondantissima a Nisiro è una grossa farfalla (Callimorpha) e a Simi la Vespa orientalis.
Popolazione. - La popolazione delle isole è composta da quattro elementi etnici principali che, in ordine decrescente, sono: il greco ortodosso, il turco, l'israelita d'origine spagnola, e l'italiano. Quest'ultimo va lentamente, ma sensibilmente, aumentando di numero. I Greci si occupano preferibilmente del commercio marittimo, della pesca, dell'agricoltura e della pastorizia. I Turchi sono dediti per lo più a mestieri di poco conto, mentre gl'israeliti sono quasi tutti commercianti. Gl'Italiani esercitano le professioni più elevate, per quanto non manchino commercianti, agricoltori e operai.
Nelle Isole italiane dell'Egeo non sono mai stati fatti dei censimenti regolari prima del 1922. Pare che nel sec. III a. C. vivessero nell'isola di Rodi circa 30.000 abitanti e che nei periodi di maggiore prosperità la popolazione s'aggirasse intorno a 80.000 abitanti. Nel Medioevo, l'arcipelago doveva essere ben poco popolato. Secondo un censimento turco di poco inferiore al 1890, le isole avrebbero avuto una popolazione di quasi 100.000 anime, mentre un censimento greco del 1912 attribuisce loro una popolazione di 150.000 ab. Per avere dati sicuri bisogna arrivare al censimento italiano del 20 agosto 1922, che si riferisce alla popolazione presente:
La popolazione complessiva delle isole ammontava, perciò, nel 1922, a 103.669 abitanti, con una densità media di 39 per kmq. Un calcolo del 1927 la faceva ascendere a circa 118.100 abitanti. Il 78% di questa popolazione è rappresentata da Greci ortodossi; i musulmani, presenti solo nelle due isole maggiori, sommano complessivamente a circa 12.200; gl'israeliti a 4666. La massima parte di questa popolazione vive riunita in centri. A Rodi sono 48 i centri abitati principali, a Patmo 2, a Lisso 1, a Lero 2, a Calino 2, a Stampalia 1, a Coo 7, a Nisiro 4, a Piscopi 2, a Simi 1, a Calchi 2, a Scarpanto 11, a Caso 6, a Castelrosso 1. In totale, dunque, 90. Questa cifra, però, si riferisce a centri abitati d'una certa entità: parecchi altri, formati da poche case e abitati, talora, solo temporaneamente, sono sparsi qua e là per le isole. In ogni isola il centro maggiore, eccettuata Piscopi, è il capoluogo, il quale, salvo a Patmo, Stampalia, Nisiro e Piscopi, si trova in riva al mare. Non di rado nelle isole minori si hanno due centri, uno interno, più antico, e uno più moderno sul mare, come a Patmo, a Calino e a Calchi; i quali, alcune volte, per essersi sviluppati uno accanto all'altro, si sono venuti un po' per volta fondendo in un centro unico, come a Lero e a Simi. Mentre, poi, i centri costieri sono essenzialmente centri commerciali, quelli interni sono costantemente centri rurali.
Le isole eminentemente agricole sono solamente due, e cioè Rodi e Coo. I sistemi di coltivazione sono in generale molto arretrati, per quanto in questi ultimi anni l'introduzione delle macchine agricole e dei concimi chimici, insieme con l'esempio degli agricoltori italiani e la propaganda del governo locale, abbiano dato un notevole impulso allo sviluppo dell'agricoltura. L'area dei terreni coltivabili ammonta a circa 173.000 ettari, senza gl'isolotti, ossia al 69% della superficie emersa; ma di questi solo Rodi e Coo comprendono ben 147.000 ettari, cioè l'85% dell'area coltivabile. Nel quadro delle colture tengono il primo posto i legumi e le frutta (media annua, q. 69.000): seguono: l'uva (q. 61.000); il grano (q. 37.000), l'orzo e l'oliva (q. 27.000 ciascuno), il tabacco (q. 1000). Va ricordato, a proposito dell'agricoltura, il fatto della precocità di maturazione, specialmente a Rodi, delle frutta e dei legumi, fatto che ha dato origine a un commercio di primizie molto attivo e promettente.
La pastorizia è sviluppata, più o meno ampiamente, in tutte le isole e spesso a detrimento dell'agricoltura. Al primo posto fra gli animali d'allevamento figurano le pecore e le capre, che ammontavano complessivamente, nel 1921, a circa 134.470, di cui 77.670 capre. Vengono allevati anche, ma in molto minor misura, bovini (8000), equini (9500) e suini (7000). L'isola più ricca di bestiame è Rodi; seguono, poi, Coo, Scarpanto e Stampalia.
Etnografia. - Nella forma dell'abitazione occorre distinguere le case di città da quelle di campagna. Prescindendo da quelle di tipo essenzialmente europeo, esistono ancora in varî centri esempî di vecchie case più o meno camuffate con ornamentazioni posteriori. Sono per solito case a due piani, con tetto piatto (steghe) formato da travi e da assi coperti d'argilla, alghe marine e scisti, con scala esterna di pietra o di legno e munite di cisterna e di forno per il pane. Per quanto mutino da isola a isola la disposizione e l'impiego degli ambienti accessorî, in generale ciascuno dei due piani è adattato completamente alla vita della famiglia; solo che quello superiore è abitato durante l'estate, quello iníeriore durante l'inverno. Nei tipi più semplici quest'ultimo è formato da un'unica stanza; il primo, invece, è spesso diviso in due parti da una parete di legno o semplicemente da un grande armadio. Le case di campagna sono assai più primitive, cubiche, con tetto piatto, sul quale sporge solo il camino, e con poche aperture. All'interno v'è un'unica stanza nella quale stanno il focolare, delle cassapanche e, quando esiste, un grande letto comune di legno (sofà) sopraelevato dal suolo. Tutte queste case sono di frequente imbiancate anche all'interno.
L'abbigliamento tradizionale è ancora in uso nella popolazione delle varie isole, ma in una forma generalmente più modesta di quella originaria. Il costume maschile è relativamente uniforme e consiste di brache di tela nera molto ampie che pendono, dietro, a guisa di sacco e che s'arrestano all'altezza del ginocchio; di un panciotto nero ricamato, senza maniche, che copre in parte la camicia bianca; di un berrettino nero a calza, e di stivaloni di pelle o di scarpe basse e calze nere di lana. Molto più complesso è l'abbigliamento muliebre tradizionale, che varia non solo fra isola e isola, ma talora anche fra villaggio e villaggio d'una stessa isola. Viene indossato al completo, però, solo in determinate occasioni e lascia riconoscere spesso nei suoi elementi essenziali tre tipi, che sembrano originarî da civiltà preistoriche. La sottana con corsetto del costume di Embona pare risalga all'epoca minoica; la tunica di Piscopi sembra corrispondere al chitone dorico, e quello ionico è ricordato nella lunga e ricca vestaglia che fa parte del costume di Stampalia. Su questi abbigliamenti hanno però esercitato notevole influenza, durante il Medioevo specialmente, l'invasione turca e la civiltà occidentale rappresentata da Genova e Venezia, e il costume originario con le numerose aggiunte è diventato spesso eccessivamente fastoso ed esageratamente ingombrante.
Numerose sono in tutti i villaggi le feste tradizionali. Le più curiose e caratteristiche sono quelle che hanno luogo in occasione degli sposalizî, che durano più giorni e alle quali partecipa per solito tutto il villaggio. Va anche ricordato che la sposa porta sempre in dote la casa, cosicché quando nasce una figlia i genitori pensano a porre le fondamenta di una nuova casa che viene completata un po' per volta in un periodo di tempo più o meno lungo.
Commercio e industria. - Il commercio è relativamente attivo in quasi tutte le isole, ma solo Rodi rappresenta un emporio di carattere internazionale. Nelle tabelle che seguono sono riuniti i dati riguardanti il valore delle merci esportate e importate dalle varie isole, nel 1930, e il valore del commercio di transito; e, quindi, i dati riguardanti i paesi di provenienza e di destinazione (in migliaia di lire):
Si esportano soprattutto frutta (uve da tavola, uva secca, fichi secchi, albicocche), spugne, olio d'olivo, spirito, tessuti, burro, formaggio, bestiame da macello, ecc.
La tariffa doganale è unica per tutte le nazioni, compresa l'Italia, che ha il solo vantaggio d'un migliore collegamento marittimo. Al traf6co commerciale provvedono, solo in parte, i velieri (nel 1930 in numero di 2065, per complessive 22.600 tonnellate). In parte maggiore provvedono i piroscafi. Il numero dei piroscafi che nello stesso anno si è ancorato nel porto di Rodi ammonta a 642 con una stazza di 717.900 tonn. di cui la metà battenti bandiera italiana. L'attività industriale è molto ristretta e, a eccezione dell'industria delle spugne, limitata alla lavorazione dei prodotti agricoli (produzione dei vini di Rodi, manifattura tabacchi). È da ricordare anche l'industria delle ceramiche e dei tappeti.
V. tavv. LXXXIII-LXXXVIII.
Bibl.: E. Armao, Annuario amministrativo e statistico per l'anno 1922, Milano 1922 (opera difficilmente reperibile); M. D. Volonakis, The island of Roses and her eleven sisters: or the Dodecanese from the earliest time to the present day, Londra 1922; A. Desio, Le isole italiane dell'E., in Stefanini-Desio, Le colonie e Rodi, Torino 1928; id., Le isole it. dell'E. Studi geologici, ecc., Roma 1931. Sulla flora delle isole v. J. Dumont d'Urville, Enum. plant. quas in insulis Archipelagi aut littoribus Ponti Euxini ann. 1819 et 1820 collegit atque detexit, in Mem. Soc. Linn. de Paris, I, Parigi 1822; C. De Stefani, C. Forsyth Major e W. Barbey, Karpathos, Losanna 1895; A. Béguinot e A. Vaccari, Contrib. alla Flora di Rodi e di Stampalia, in Atti R. Istituto Veneto, LXXII, ii (1912-1913); id., Secondo contributo alla flora di Rodi, in Mem. d. R. Accad. di Sc. Lett. ed Arti in Modena, s. 3ª, XII; R. Pampanini, L'esploraz. botanica dell'isola di Rodi dal 1761 al 1922, in L'Universo, IV (1923); id., L'esploraz. botanica del Dodecaneso dal 1787 al 1924, in Nuovo Giorn. Bot. Ital., n. s., XXXII (1926); A. Fiori, Contrib. alla flora di Rodi e catal. delle piante vascolari finora note di quest'isola, in Ann. Istit. Sup. Forest. Naz., IX; id., La Flora dell'is. di Rodi, in Agric. Colon., Firenze, XVIII, nn. 5-6.
Ordinamento.
Se nei riguardi internazionali le Isole italiane dell'Egeo, come ogni altro dominio d'oltremare, fanno parte integrante dello stato italiano, esse si differenziano giuridicamente, nell'ordinamento interno italiano, dal territorio propriamente nazionale del regno perché non vi ha vigore lo statuto né vi si applicano le altre leggi dello stato se non in quanto espressamente ad esse estese. Le isole Egee non costituiscono, peraltro, una colonia, ma un "possedimento", ossia un territorio sottoposto alla sovranità dello stato e retto con uno speciale ordinamento giuridico. Conseguentemente e in armonia con gli scopi precipuamente politico-internazionale della riconosciuta sovranità italiana, il governo locale è stato posto alle dipendenze del Ministero degli affari esteri anziché del ministro delle Colonie. Il problema dell'ordinamento legislativo delle Isole Egee non è ancora risolto. Le poche norme emanate dallo stato italiano sono insufficienti a chiarire l'eredità legislativa ottomana.
Cittadinanza. - A coloro che per effetto degli articoli 30 segg. del trattato di Losanna acquistarono la nazionalità italiana, l'Italia con decreto-legge 15 ottobre 1925 ha conferito la cittadinanza. Cittadinanza sui generis in quanto i cittadini italiani dell'Egeo conservano il loro statuto personale né hanno obblighi o diritti politici.
Pentere legislativo. - Come per ogni altro dominio italiano, la fonte prima del diritto è costituita dal potere legislativo del regno. Ma gli organi legislativi nazionali hanno di rado fatto uso, rispetto alle Isole italiane dell'Egeo, di questo loro potere. Al governatore locale, responsabile di fronte al ministro degli Esteri, vennero invece con decreto legge 28 agosto 1924 delegate ad personam amplissime facoltà giuridiche le quali comprendono tutti i poteri spettanti all'esecutivo nei territorî soggetti a occupazione bellica. Non esistono altri organi legislativi locali. In materia civile e commerciale vigono i codici e le leggi dell'ex-impero ottomano; in materia penale si applicano i codici italiani e le altre leggi punitive speciali. Nelle materie devolute alla cognizione dei tribunali religiosi delle singole comunità, hanno vigore le leggi confessionali proprie di ciascuna di esse.
Ordinamento amministrativo. - Non esiste una legge che delimiti le competenze che nell'amministrazione delle Isole italiane dell'Egeo spettano rispettivamente ai varî organi centrali e locali. Peraltro, gli organì statali centrali hanno sinora avuto, nel governo del possedimento, un'azione solo indiretta, esercitata cioè attraverso istruzioni date al governatore. I poteri amministrativi del governatore sono quindi amplissimi. Egli tutela l'ordine pubblico, può obbligare la popolazione al disarmo ed espellere chiunque dal territorio delle isole; egli costituisce uffici giudiziarî e amministrativi, nomina e revoca funzionarî, giudici e rappresentanti del pubblico ministero; indice le elezioni municipali, scioglie le demogerondie, nomina i podestà dì Rodi e Coo, i sindaci dei villaggi, ecc. Avverso agli atti del governatore non è ammesso ricorso al Consiglio di stato; è dubbia l'ammissibilità del ricorso gerarchico al ministro e di quello straordinario al re.
Circoscrizioni amministrative. - Il possedimento è suddiviso in un certo numero di delegazioni, rette ciascuna da un delegato, alcune delle quali comprendono poche cosiddette isole minori. Il delegato è semplice rappresentante del governatore e deve, salvo i provvedimenti urgenti, richiedere a questo l'emanazione delle norme necessarie per il governo delle isole di sua giurisdizione. Alcune isole sono poi a loro volta suddivise in villaggi, i quali godono nella sfera della propria interna amministrazione d'una certa autonomia, secondo la legislazione anteriore all'occupazione italiana e gli usi dei singoli villaggi, mentre del tutto speciale è l'organizzazione municipale di Castelrosso, in gran parte derivante dal periodo d'occupazione francese anteriore alla nostra sovranità.
Le Isole Egee (Rodi e Coo eccettuate) godevano nell'impero ottomano di alcune esenzioni, dette privilegi, di carattere ammininistrativo, giudiziario e fiscale, alcune delle quali sono tuttora in vigore. La soppressione o il mantenimento dei privilegi stessi è, contrariamente a quanto fu talvolta, a torto, sostenuto, questione di mero diritto interno dello stato italiano.
Ordinamento giudiziario. - Esso s'informa ai tre principî seguenti: collaborazione nell'amministrazione della giustizia fra l'elemento egeo e quello metropolitano, doppio grado di giurisdizione di merito, rispetto dei privilegi giurisdizionali delle comunità religiose. Organi della giurisdizione civile e commerciale di primo grado sono, in ordine crescente di competenza per valore, i giudici conciliatori, le giudicature civili e i tribunali civili, questi ultimi con sede in Rodi e Coo. Ai tribunali e alle giudicature è devoluto l'appello contro le sentenze di primo grado dei giudici di competenza immediatamente inferiore compresi nelle rispettive circoscrizioni, mentre dalle sentenze di primo grado dei tribunali civili è ammesso l'appello al tribunale di seconda istanza di Rodi. Organi della giurisdizione penale di primo grado sono le giudicature penali e i tribunali penali di Rodi e Coo; questi ultimi conoscono anche dell'appello contro le sentenze delle giudicature penali comprese nelle rispettive circoscrizioni. Le sentenze di primo grado dei tribunali penali sono appellabili al tribunale di seconda istanza di Rodi il quale conosce pure dei delitti che secondo le leggi italiane sono di competenza ordinaria della Corte d'assise. Sono stati conservati come organi di giurisdizione speciale, i tribunali confessionali delle singole comunità religiose, greco-ortodossa, musulmana ed ebraica, i quali conoscono solo della materia ereditaria e di quella relativa allo statuto personale degli appartenenti a ciascuna comunità. Contro le sentenze dei tribunali egei, comuni o speciali, non era, sino a poco tempo fa, secondo l'opinione prevalente, ammissibile ricorso in Cassazione. Ma il supremo collegio, con sentenza 7 febbraio 1930, ha deciso la questione in senso favorevole all'ammissibilità, almeno per quanto riguarda le sentenze penali.
Finanze. - Le Isole italiane dell'Egeo hanno un'autonomia di bilancio, alimentata da proprie entrate, i cui cespiti possono così raggrupparsi: 1. imposte dirette e indirette e tasse speciali delle isole non privilegiate; 2. tributo fisso (mactù) delle isole cosiddette privilegiate: Calchi, Calino, Caso, Lero, Lisso, Nisiro, Patmo, Piscopi, Scarpanto, Simi e Stampalia, che già sotto la Turchia godevano di particolare autonomia amministrativa ed erano esenti da quasi tutte le imposte erariali contro pagamento di un canone annuo; 3. tasse e diritti dell'ex-debito pubblico ottomano; 4. tasse e diritti portuali; 5. dazî e diritti doganali; 6. tasse e diritti postali e telegrafici. Il sistema tributario è in massima imperniato su quello turco preesistente all'occupazione italiana, con opportune modificazioni, e la pressione tributaria è più lieve di quella dei paesi limitrofi Grecia e Turchia, e di quella esistente in Italia. Le decime sui prodotti del suolo, l'imposta fabbricati e i dazi sono i principali cespiti d'entrata. Le entrate sono state di 20, 18, 21 e 21 milioni rispettivamente negli esercizî finanziarî 1927-28, 1928-29, 1929-30, 1930-31, e le spese corrispondenti di 28, 26, 25 e 24.
Il pareggio del bilancio è raggiunto mediante un contributo fisso dello stato italiano di 8 milioni e un contributo straordinario. Lo stato italiano provvede inoltre a tutte le spese per i corpi armati in servizio nel possedimento. La valuta ufficiale in corso è l'italiana, contrattazioni si fanno però anche in sterline, franchi dracme e lire turche.
Istruzione. - L'insegnamento è relativamente diffuso nelle Isole italiane dell'Egeo in grazia delle numerose scuole mantenute dalle varie comunità. Tutte le scuole, che sono alle dipendenze del governo il quale esercita la sua funzione di controllo per mezzo di un sovrintendente all'istruzione pubblica, sono divise in scuole regie sovvenzionate e private; in tutte è obbligatorio l'insegnamento dell'italiano e in quelle regie anche del turco e del greco. Le scuole regie più elevate, a Rodi, sono un istituto tecnico superiore, un liceo scientifico, un istituto nautico e uno magistrale.
Forze armate. - Le forze militari a Rodi e Coo, con distaccamento nelle varie isole, ammontano a due battaglioni di fanteria. La Marina ha un comando navale a Rodi e una base navale a Lero.
Culto. - I servizì religiosi sono suddivisi secondo le quattro fedi: cattolica romana, greco-ortodossa, musulmana e israelita. A capo del clero ortodosso sono quattro metropoliti con sedi a Rodi, Scarpanto, Coo e Lero; il capo spirituale della comunità musulmana è un mufti e di quella israelita un rabbino, ambedue residenti a Rodi. Ecclesiasticamente le isole dell'Egeo costituiscono, come hanno costituito nell'antichità, una circoscrizione geografica che gravita intorno a Rodi.
Fin dal sec. IV Rodi ci si presenta come metropoli di tutte le isole, tanto delle Cicladi quanto delle Sporadi. Ma già ai tempi di Costantino si videro aggregate all'Illirico le isole di Lemno, di Imbro e di Taso che riconobbero come metropoli Filippi. Andro venne assoggettata ad Atene; mentre le Sporadi, avendo la principale di esse, Lesbo, cominciato a considerarsi autocefala, finirono col costituire una seconda provincia delle isole con metropoli a Mitilene. Autocefala fu pure nel sec. VII Carpato. Mentre nel Medioevo a Rodi rimasero come suffraganee le sole sedi di Astipalea, di Coo, di Nea, di Melo, di Nisiro, di Paro, di Samo e di Nicaria, in seguito alla quarta crociata, quando venne costituita con alcune sedi appartenenti a Rodi la provincia ecclesiastica latina di Naxos, provincia che sussiste tuttavia, la limitazione diventò ancor più considerevole. Caduta finalmente Rodi in potere dei Turchi (25 dicembre 1522), cessò colà ogni vita cattolica. Il titolo di arcivescovo di Rodi finì anch'esso col divenire un titolo onorifico che nel 1797 fu assegnato al vescovo di Malta.
Dopo l'occupazione italiana (1912) si cominciarono a rialzare le sorti della missione cattolica che nel 1897 era già stata elevata a prefettura apostolica. Nel 1928 vi furono richiamati i cavalieri di Malta; la reintegrazione della stessa sede arcivescovile avvenne con breve 30 marzo 1930: si stabilì in pari tempo che l'isola Stampalia (che in questi ultimi tempi faceva parte della diocesi latina di Tara) e l'isola di Patmo con la vicina isoletta di Lipsi (appartenenti fin qui alla giurisdizione della diocesi di Chio) passassero insieme alle altre isole del Dodecaneso a formare la giurisdizione ecclesiastica di Rodi.
Bibl.: V. Alhadeff, L'ordinamento giuridico di Rodi e delle altre isole italiane dell'Egeo, Milano 1927; A. Bertola, La cittadinanza italiana nelle Isole Egee, in Rivista Coloniale, Roma 1926; id., Cenni sull'ordinamento giuridico di Castelrosso durante l'occupazione francese, Rodi 1924; id., Diritto musulmano e successioni non musulmane e straniere nel Dodecaneso, in Gazette des Tribunaux Mixtes d'Égypte, Alessandria d'E. 1925; S. Romano, Corso di diritto coloniale, Roma 1918; J. Stephanopoli, Les Îles de l'Egée, leurs privilèges, Atene 1912; O. Pedrazzi, Il Levante mediterraneo e l'Italia, Milano 1925; M. Udina, La posizione giuridica attuale delle Isole Egee nell'ordinamento italiano, Modena 1927: A. Cicchitti, Le Isole italiane dell'Egeo costituiscono una colonia di dominio diretto, in Rivista di Diritto Pubblico, Roma 1928; M. Colucci, L'ordinamento fond. delle Isole Egee, in Rivista Coloniale, Roma 1927; E. Vallillo, Relazione sulla riforma fond. nelle Isole Egee, Rodi 1927; Ufficio centr. del Senato del regno, Relaz. sul Disegno di legge relativo alla istit. a Rodi di una Sez. spec. di corte d'appello, in Atti Parl. della XXVII legislatura, 1ª sess., n. 861-A.
Storia.
Le isole dell'Egeo furono occupate dall'Italia durante la guerra italo-turca e precisamente Stampalia il 28 aprile 1912 e le altre nel maggio seguente dopo la conquista di Rodi. Tali operazioni della flotta italiana provocarono qualche rilievo da parte del governo austro-ungarico, il quale invocava l'art. 7 del trattato della Triplice alleanza, secondo cui l'occupazione, anche temporanea, di isole ottomane nel mare Egeo, non poteva farsi da una delle due potenze se non dopo accordo con l'altra sulla base d'un compenso.
Col trattato di pace di Losanna (Ouchy) del 18 ottobre 1912, che mise fine alla guerra di Libia, il governo italiano s'impegnò a sgombrare Rodi e il Dodecaneso immediatamente dopo che la Tripolitania e la Cirenaica fossero state sgombrate dalle truppe turche. Ma poiché la guerriglia nell'interno della Libia non cessava e fu ripresa con rinnovato vigore durante la guerra mondiale, l'Italia conservò sempre le isole dell'Egeo. Col patto di Londra (26 aprile 1915), che regolò le condizioni dell'intervento dell'Italia, la Francia, l'Inghilterra e la Russia acconsentirono che l'Italia avesse la piena sovranità su esse (art. 8).
Con l'accordo Tittoni-Venizelos, concluso a Parigi il 29 luglio 1919, l'Italia si dichiarava disposta a cedere il Dodecaneso alla Grecia, la quale s'impegnava a rimborsarle tutte le spese per opere di carattere permanente (strade, edifici pubblici, lavori portuali, scuole); essa conservava Rodi con la riserva di permettere alla popolazione dell'isola di pronunziarsi sulle sue sorti quando l'Inghilterra decidesse di cedere Cipro alla Grecia, ma in ogni caso non prima di cinque anni dalla firma del trattato di pace con la Turchia. Tale accordo, che in realtà era piuttosto una linea di condotta comune di fronte alla conferenza della pace, fu denunziato dal ministro Sforza il 22 luglio 1920, quando apparve evidente che l'Italia non poteva veder accolti i suoi postulati, in compenso dei quali aveva fatte concessioni alla Grecia. Però, contemporaneamente al trattato di pace con la Turchia, che consacrava la cessione del Dodecaneso all'Italia (art. 122), lo stesso Sforza concluse a Sèvres un nuovo accordo con la Grecia, il cosiddetto accordo Bonin-Venizelos (10 agosto 1920), che riproduceva quello del 29 luglio 1919 con le varianti che il plebiscito di Rodi non poteva aver luogo prima di quindici anni, anziché cinque, e che la Grecia riconosceva per 15 anni alla Scuola archeologica italiana d'Atene il diritto di fare scavi nel santuario d'Esculapio dell'isola di Cos e all'Italia la preferenza su tutte le altre nazioni per ricerche e scavi d'ordine archeologico sul territorio di tutte le isole del Dodecaneso.
Ma il rifiuto del governo d'Angora di riconoscere il trattato di Sèvres, e gli avvenimenti che si svolsero in seguito in Asia Minore e condussero alla completa disfatta dei Greci, infirmarono anche l'accordo Bonin-Venizelos. Fin dal 31 luglio 1921 il marchese della Torretta riconobbe al Senato che "tale accordo potrebbe diventare operante solo dopo la conclusione della pace con la Turchia" e s'impegnò, quando questo momento fosse giunto, a sottoporlo al parlamento perché lo giudicasse, l'approvasse o lo modificasse. Il ministro Schanzer lo denunziò formalmente l'8 ottobre 1922. Il governo inglese, che, malgrado l'impegno preso con l'Italia nel patto di Londra, favoriva le aspirazioni della Grecia sul Dodecaneso, fece obiezioni alla denunzia e tentò di abbinare tale questione con quella dei compensi coloniali (cessione dell'Oltre-Giuba).
Col trattato di Losanna (24 luglio 1923) la Turchia rinnovò la sua rinunzia alla sovranità sul Dodecaneso a favore dell'Italia (art. 15) nei termini stessi già usati nel trattato di Sèvres. L'Inghilterra lasciò cadere le obiezioni e concluse con Mussolini l'accordo per la cessione dell'Oltre-Giuba (21 giugno 1924). Così, per l'articolo 15 del secondo trattato di Losanna (6 agosto 1924), le isole vennero sottoposte alla piena sovranità dello stato italiano da cui esse esclusivamente e senza riserva alcuna dipendono.
Bibl.: B. Melli, La guerra italo-turca, Roma 1914; E. Driault, La question d'Orient depuis ses origines jusqu'à la paix de Sèvres, Parigi 1921; A. Giannini, I doc. dipl. della pace orientale, Roma 1922; C. Sforza, Un anno di pol. estera, Roma 1921; P. Tommasi della Torretta, Dichiar. su alcune quest. di pol. estera, Roma 1922; Toynbee, Survey of intern. affairs 1924, Londra 1926.