Vedi Marshall, Isole dell'anno: 2015 - 2016
Le Isole Marshall, due catene di atolli corallini, costituiscono uno stato insulare dell’Oceania, organizzato secondo la forma della repubblica presidenziale. Delle oltre mille isole marshallesi, solo quelle degli atolli di Majuro ed Ebeye sono densamente popolate. Tra gli atolli deserti o scarsamente abitati, Bikini è tra i più noti: tra il 1946 e il 1958, a seguito dell’occupazione statunitense delle isole, fu scelto dal presidente Harry Truman (e poi da Dwight D. Eisenhower) come luogo per testare le armi atomiche. Fu proprio nell’atollo di Bikini che, nel 1954, gli Stati Uniti portarono a termine uno dei più grandi test nucleari mai condotti, l’operazione Castle Bravo. All’epoca, gli isolani di Bikini, assieme a quelli di Enewetak, altro atollo interessato dalle sperimentazioni, furono evacuati forzatamente. Nonostante siano passati più di cinquant’anni, Bikini è tuttora inabitato e inquinato dalle scorie radioattive mentre Enewetak, parzialmente decontaminato nel 1977 dalle forze armate statunitensi, è stato ripopolato nel corso degli anni Settanta. Dopo aver ottenuto l’indipendenza dagli Stati Uniti nel 1986, le Marshall sono entrate a far parte del Patto di libera associazione (Compact of Free Association, Cfa), che regola gli accordi tra Stati Federati di Micronesia, Repubblica di Palau, Isole Marshall e Stati Uniti. La stipula del Cfa ha permesso alle Marshall di passare dallo status di territorio sotto amministrazione fiduciaria statunitense a quello di ‘stato libero associato’ e di ottenere dagli Usa 150 milioni di dollari come risarcimento per le vittime di cancro, ipertiroidismo e leucemia, malattie provocate dall’inevitabile esposizione della popolazione alle radiazioni nucleari. In base al Cfa, inoltre, gli Stati Uniti – oltre ad erogare annualmente una quota rilevante di aiuti economici – amministrano la sicurezza e la difesa delle isole e, parallelamente, usufruiscono dell’atollo di Kwajalein, come base militare e come centro di prova dei missili di ultima generazione. La vicinanza agli Stati Uniti influenza anche le relazioni internazionali del paese, come confermato dal voto contrario al riconoscimento dello status di osservatore alle Nazioni Unite per la Palestina, opposto dalle Marshall nel novembre 2012, coerentemente con la linea statunitense. La scarsità di risorse naturali fa sì che l’economia del paese sia basata prevalentemente sul turismo, l’artigianato e la pesca. Inoltre, l’economia delle Isole Marshall beneficia dell’assistenza finanziaria degli Stati Uniti che, per effetto del Cfa, si impegnano a trasferire al paese più di 50 milioni di dollari l’anno. Ma le Isole Marshall sono conosciute soprattutto per la presenza di una normativa alquanto lassista in materia bancaria, che si caratterizza per la mancanza di misure di controllo delle transazioni finanziarie. Per questo motivo, il paese era stato inserito dall’Ocse nell’elenco dei paesi con regime fiscale privilegiato, i cosiddetti ‘paradisi fiscali’, da cui è stato depennato nel 2007. Il riscaldamento globale rappresenta una vera e propria minaccia per le Isole Marshall. Secondo il Comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici (Ipcc), entro la fine del secolo il livello degli oceani dovrebbe alzarsi di oltre cinquanta centimetri e, se si tiene conto del possibile scioglimento dei ghiacci della Groenlandia e dell’Antartide, il livello del mare potrebbe registrare un innalzamento di oltre due metri. Il serio rischio di scomparsa riguarda dunque le Marshall così come altri paesi insulari, come le Maldive, Kiribati e Tuvalu. Assieme a essi, il governo ricerca oggi soluzioni adeguate al problema, all’interno di istituzioni internazionali come la Convenzione quadro sul cambiamento climatico delle Un (Unfccc) e il summit del cambiamento climatico dell’Alleanza dei piccoli stati insulari (Aosis).