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MARSHALL, Isole

di Griffith TAYLOR - Mario SALFI - Griffith TAYLOR - Iliehard DANGEL - Richard DANGEL - - Enciclopedia Italiana (1934)
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MARSHALL, Isole (A. T., 162-163 e 164-165)

Griffith TAYLOR
Mario SALFI
Griffith TAYLOR
Iliehard DANGEL
Richard DANGEL

Arcipelago situato nell'Oceano Pacifico fra 5° e 12° N. e all'incirca sul 170° meridiano. Esso è formato da due gruppi d'isole disposte a festoni paralleli, con direzione NO.-SE. e distanti fra loro 170 km. Il gruppo nord-orientale porta il nome indigeno di Ratak ("alba"), quello nord-occidentale è detto Ralik ("tramonto").

Il gruppo delle Ratak fu probabilmente veduto da García de Loaysa nell'agosto 1526; Saavedra scorse Bikimi (nel gruppo delle Ralik) nel 1529. Il navigatore inglese Wallis le visitò nel 1767. Nel 1788 i capitani Gilbert e Marshall scoprirono l'isola Mille nel S. delle Ratak, quindi si diressero a N. dando il nome di Marshall all'intero gruppo. Nel 1857 alcuni missionarî approdarono a Ebon. Nel 1873 vennero impiantate nelle isole meridionali, dove la risorsa principale è la copra, delle stazioni commerciali. Nel 1885-86 la Germania si annesse le isole ponendo a Jaluit il governo. In seguito esse furono amministrate dal governatore della Nuova Guinea tedesca. Dopo la guerra mondiale, il Giappone ha avuto dalla Società delle nazioni il mandato su tutto il gruppo.

Tutte le isole sono dovute all'opera di polipi corallini svolta su due catene montuose sommerse, prodotte da un ripiegamento del letto del Pacifico. Le isole sono 46, quasi tutte formate da atolli, con isolotti disseminati intorno a ciascun anello corallino: poche di esse superano i 2 0 3 m. s. m. Esse comprendono il più grande atollo conosciuto, Kwatalene (Kwadielin) o Mencikov, la cui laguna misura quasi 160 km. di diametro massimo. La superficie totale delle isole è piccola: le Ralik misurano 275 e le Ratak 129 chilometri quadrati: quest'ultimo gruppo ha tuttavia maggiore importanza dell'altro. Le isole hanno in gran parte più nomi. Arno, Majuro, Aur e Malolab formano l'estremità meridionale delle Ratak e accolgono quasi la metà della popolazione totale. Del gruppo Ralik, Jaluit è l'isola principale; Ebon, Namerik e Uial hanno minore importanza. La laguna di Jaluit misura 65 km. di lunghezza e 20 di larghezza; l'anello corallino presenta 4 larghi passaggi per cui le imbarcazioni possono penetrare nella laguna. Gli abitanti vivono in una piccola isola che corona una parte dell'atollo. La laguna di Majuro è pure assai profonda e sicura e fu utilizzata dai Tedeschi come rifugio per la loro flotta nella guerra mondiale.

Le isole sono situate sul percorso degli alisei di NE., che soffiano prevalentemente da dicembre a luglio: nel rimanente dell'anno prevalgono le calme o i venti occidentali. Uragani si formano talvolta, specialmente in ottobre e novembre: nel giugno 1905, durante uno di questi temporali, le isole di Arno, Jaluit e Maiuro furono notevolmente devastate. La pioggia, scarsa nelle isole settentrionali, aumenta verso il S., dove la vegetazione è quindi più lussureggiante e la popolazione più densa. A Jaluit la pioggia varia dai 10 ai 30 cm. al mese (Finsch) ed è piuttosto uniforme durante tutto l'anno. Anche le condizioni termiche sono a Jaluit assai uniformi: la temperatura massima mensile oscilla fra 30°,6 (gennaio) e 32°,5 (agosto e settembre), la minima fra 25° e 27°.

La flora è meno varia di quella delle Caroline e delle Filippine, ma affine nel complesso a quest'ultima. Chamisso vi trovò solamente 59 specie di piante. Assai utile è il Pandanus odoratissimus, che fornisce molti prodotti e del quale vi sono 20 varietà. Il cocco, l'albero del pane, il banano, la papaia e il taro abbondano nelle isole meridionali.

La fauna delle Isole Marshall, come in genere delle isole della Micronesia, è lungi dall'essere ben nota.

Per i Vertebrati è notevole la scarsezza dei Mammiferi, rappresentati da qualche topo, di fronte a una discreta quantità di Uccelli. Tra quelli marini, noteremo rappresentanti degli Anatiformi e Ardeiformi più o meno distribuiti in tutta l'Oceania, similmente ad alcuni Ralliformi che in genere, cattivi volatori e sedentarî, hanno, come nelle isole tropicali, dei rappresentanti speciali. I Passeriformi, per quanto numerosi nella Polinesia occidentale, sembrano mancare nelle isole Marshall. I Rettili sono assai scarsamente rappresentati da qualche specie del gruppo dei Scincoidi e Geckonidi.

Tra i Molluschi terrestri si notano specie del gruppo dei Pupidi, e dei Limacidi e delle Stenogire, mentre gli Helicidi mancano.

Discreta la fauna entomologica con varie specie di Lepidotteri del gruppo delle Sfingi e dei Geometridi, di Coleotteri rappresentati da specie di Carabidi, Coccinellidi, Tenebrionidi, Curculionidi, Longicorni e Imenotteri del gruppo dei Fomicidi.

Il centro principale, Jaluit, conta 1000 ab.; gl'indigeni sono Micronesiani, affini per lingua e costumi a quelli delle Caroline. Piroscafi giapponesi della Nippon Yusen Kaisha fanno servizio otto volte all'anno fra Jaluit e il Giappone: battelli minori collegano fra loro le varie isole del gruppo. Nel 1924 la popolazione totale era di 9708 individui, dei quali 335 Giapponesi; 3240 individui professavano il protestantesimo e 459 il cattolicismo.

Etnologia. - La popolazione indigena delle Marshall, probabilmente emigrata dalle Caroline, aveva una civiltà molto simile a quella degli indigeni delle isole Gilbert (v.); l'abbigliamento maschile consisteva in un grembiule di fibre o di corteccia d'albero, quello femminile in due stuoiette di foglie di pandano, tenute insieme da una cordicella, che dai fianchi giungevano fino alle caviglie. I lobuli delle orecchie venivano allargati, ma il tatuaggio era un privilegio speciale dei nobili. Il nutrimento era composto di noci di cocco, frutti dell'albero del pane, pandano, taro, farina di talio, pesci e crostacei. Il problema, così importante per i marinai del Pacifico, delle provviste da viaggio aveva portato alla fabbricazione di conserve di pandano e di altri prodotti. La pesca, che in tempi più remoti costituiva il nutrimento principale, era praticata con l'amo, con reti, panieri e secchi o con lance, sempre con l'accompagnamento di formule magiche. L'intrecciatura delle stuoie ha lasciato magnifici modelli che mostrano l'abilità e il gusto artistico degl'indigeni; il materiale è dato da filamenti di foglie di pandano e dalla corteccia dell'ibisco. Con l'accetta di conchiglia e col trapano costruivano delle imbarcazioni artistiche con albero e vela, nelle quali facevano spesso lunghi viaggi. La meteorologia e l'astronomia erano molto sviluppate; le cosiddette "carte a bastoncini" (mödo) formate da bastoncini legati insieme, davano la posizione dei singoli atolli e le condizioni delle correnti fra questi. Le case, di forma rettangolare, erano molto simili a quelle delle isole Gilbert; l'abitazione del capo era naturalmente costruita meglio delle altre, e le case migliori avevano tutte una propria capanna separata per cucinare. Una volta vi era, su ogni isola dotata di un capo, anche una grande casa per le riunioni e per il tatuaggio. Nelle battaglie di terra e di mare, che erano un tempo molto frequenti, essi combattevano con la lancia, il giavellotto e la fionda. La popolazione era divisa in nobili, che erano i soli proprietarî del suolo (capi e sotto-capi) e in gente comune. I capi disponevano della mano d'opera, dei beni e della persona di tutti i loro soggetti.

La famiglia era a ordinamento matriarcale, ed era perciò il rango della madre che determinava quello dei figli. La popolazione era inoltre spartita in un certo numero di gruppi totemici esogamici: la poligamia, per ragioni economiche, era limitata alla nobiltà.

La vita sessuale era molto libera tanto prima quanto dopo il matrimonio. La sepoltura nella terra, che è diventata ora generale, era prima riservata ai nobili, mentre i cadaveri dei comuni venivano calati nel mare. Le credenze religiose e magiche e la ricca mitologia indigena (v. polinesiani) sono state, almeno in apparenza, abbandonate per il cristianesimo.

La popolazione indigena, decimata dalle epidemie e dalle malattie veneree, è scesa attualmente a circa 9300 individui.

Bibl.: C. Harger, Marshall Inseln, Lipsia 1889; A. Schuck, Die Stabkarten der Marshallinsulaner, Amburgo 1902; A. Krämer, Hawaii. Ostmikronesien und Samoa, Stoccarda 1906; P. A. Erdland, Die Marshall-Insulaner, Anthropos-Bibliothek, II, i, Münster in W. 1914; P. S. Allen, Handbook of Pacific Islands, Sydney 1921; Annual Rep. to the League of nations of Jap. Islands, Ginevra 1925.

Vedi anche
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