Le Isole Marshall sono uno stato insulare dell’Oceania, costituito da due catene di atolli corallini. Delle oltre mille isole marshallesi solo quelle degli atolli di Majuro e Ebeye sono densamente popolate. Tra gli atolli deserti o scarsamente abitati, Bikini è tra i più noti: esso, infatti, tra il 1946 e il 1958, a seguito della conquista statunitense delle isole, è stato scelto dal presidente Truman (e poi da Eisenhower) come luogo per testare le armi atomiche. All’epoca, gli isolani di Bikini insieme a quelli di Enewetak, altro atollo interessato dalle sperimentazioni, furono evacuati forzatamente. Nonostante siano passati più di cinquant’anni, Bikini è tuttora inabitato e inquinato dalle scorie radioattive mentre Enewetak, parzialmente decontaminato nel 1977 dall’esercito statunitense, è stato ripopolato nel corso degli anni Settanta.
Dopo aver ottenuto l’indipendenza dagli Stati Uniti nel 1986, le Marshall sono entrate a far parte del Patto di libera associazione (Compact of Free Association, Cfa), che regola gli accordi tra Stati Federati di Micronesia, Repubblica di Palau, Isole Marshall e Stati Uniti. La stipula del Patto ha permesso alle Marshall di passare dallo status di territorio sotto amministrazione fiduciaria statunitense a quello di ‘stato libero associato’ e di ottenere dagli Usa 150 milioni di dollari come risarcimento per le vittime di cancro, ipertiroidismo e leucemia, malattie provocate dall’inevitabile esposizione della popolazione alle radiazioni nucleari. In base al Patto, inoltre, gli Stati Uniti – oltre a erogare annualmente una quota rilevante di aiuti economici – amministrano la sicurezza e la difesa delle isole e, parallelamente, usufruiscono dell’atollo di Kwajalein come base militare e come zona di prova dei missili di ultima generazione. La vicinanza agli Stati Uniti si sostanzia anche nelle relazioni internazionali del paese, come confermato dal voto contrario al riconoscimento dello status di non membro osservatore alle Nazioni Unite per la Palestina, opposto dalle Marshall nel novembre 2012, coerentemente con la linea statunitense.
Per affrancarsi dalla forte dipendenza economica dagli Stati Uniti, il governo delle Marshall sta rafforzando i partenariati economici con i paesi della regione. In particolare, le Isole Marshall partecipano al Forum delle isole del Pacifico, nel cui ambito hanno concluso l’accordo commerciale degli stati delle isole del Pacifico (Picta) e l’Accordo per la cooperazione economica e commerciale per la regione del Pacifico meridionale (Sparteca), in base al quale Australia e Nuova Zelanda garantiscono preferenze tariffarie alle merci provenienti dai membri del Forum. Oltre la metà del pil nazionale è prodotto proprio dal settore terziario, che è trainato dal turismo e dai servizi finanziari; quest’ultimi, senza una severa normativa in materia bancaria, rendono le Marshall un paradiso fiscale.
Il riscaldamento globale rappresenta una vera e propria minaccia esistenziale per le Isole Marshall. Secondo il Comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici (Ipcc), entro la fine del secolo il livello degli oceani dovrebbe alzarsi di oltre cinquanta centimetri e, se si tiene conto del possibile scioglimento dei ghiacci della Groenlandia e dell’Antartide, il livello del mare potrebbe registrare un innalzamento di oltre due metri. Il serio rischio di scomparsa del territorio nazionale riguarda dunque le Marshall così come altri paesi della regione, quali Maldive, Kiribati e Tuvalu. Assieme ad essi, il governo ricerca oggi soluzioni adeguate al problema, all’interno di istituzioni internazionali come la Convenzione quadro sul cambiamento climatico delle Un (Unfccc) e il Summit del cambiamento climatico dell’Alleanza dei piccoli stati insulari (Aosis).