ISONZO (antico Æsontius, poi Sontius; nel friulano di Gorizia Lisùnz, sloveno Soča; A. T., 17-18-19)
Fiume del Friuli orientale che nasce nei pianori calcarei e dolomitici delle alte Alpi Giulie, fra i monti Mangart e Tricorno, e sbocca nell'Adriatico; il suo bacino misura 3294 kmq. e riceve alimento, nel corso medio, anche dalle Prealpi Giulie (fiumi-torrenti Torre e Natisone, i quali solo nelle maggiori piene lo raggiungono) e nel corso inferiore, dal Carso (Vipacco). Le abbondanti precipitazioni atmosferiche che cadono sotto forma di piogge (2500-3000 mm.) e di nevi, si raccolgono nei rami sorgentiferi del fiume, in parte per scorrimento superficiale, in parte dopo essere penetrate nei pozzi carsici dei pianori stessi. Infatti non poche sorgenti sgorgano dai loro fianchi: si considera come origine del fiume quella che a 990 m. s. m. erompe dal Monte Jallùz sopra Trenta. Della valle dell'Isonzo è caratteristica la disposizione a grandi zig-zag, per i quali, mentre la distanza rettilinea tra la sorgente e la foce misura sulla carta 75 km., quella del corso è di 138. Pare che questa disposizione dipenda dalle diversità litologiche e dalle linee tettoniche dirette a NE. e a SE., alle quali il fiume si sarebbe adattato. La parte superiore della valle è relativamente larga e vi sono notevoli l'allargamento di Plezzo, al confluente della Coritenza, e il bacino di Tolmino scavato dal ghiacciaio quaternario. Da Santa Lucia a Salcano, il fiume scorre in una forra mirabile. L'azzurra corrente entra così nella pianura friulana, che percorre sino al mare, lambendo le falde del Carso.
Sia perché le rocce del suo bacino idrografico sono alquanto resistenti, sia per lo sviluppo che vi ha la circolazione sotterranea, l'Isonzo sboccando a Gorizia nella pianura friulana non ha costruito una conoide paragonabile a quella del Tagliamento, e perciò è di pochi chilometri il tronco del fiume in cui (tra Cassegliano e Pieris) l'infiltrazione nelle ghiaie fa sì che nelle maggiori siccità l'alveo sia quasi asciutto. Nella pianura esso si allarga. Poco a monte di Monfalcone raggiunge la zona delle "risultive" che lo riforniscono d'acqua perenne.
L'Isonzo sbocca nel mare con un apparato deltizio che subì cambiamenti in relazione con il fatto che nell'epoca storica la foce mutò più volte, e il mare asportò i materiali deposti dalle bocche abbandonate. Dal sec. XVI in poi, il mutamento di foce è avvenuto tre volte e ogni volta verso oriente. Dalla foce Isonzato-Isonzo Vecchio la corrente passò nella Sdobba, piccolo canale che solo verso la fine del sec. XVI era stato congiunto all'Isonzo. A sua volta poi il canale indipendente di Quarantia congiunto alla Sdobba, durante una piena, nella seconda metà del secolo scorso, nel 1918 divenne l'unica foce del fiume. Sono invece fantastici i mutamenti attribuiti al corso superiore nell'epoca storica: furono supposti e silentio, cioè per il fatto che negli scrittori anteriori a Cassiodoro l'Isonzo non è nominato. Oltre a ciò, alcune condizioni topografiche e geologiche male interpretate parvero appoggiare l'idea che il fiume da Caporetto in giù non seguisse l'alveo attuale, ma defluisse nel Natisone.
Lungo il corso dell'Isonzo, nel tratto compreso fra la conca di Plezzo e il mare, si svolsero tra il maggio 1915 e l'ottobre 1917 le dodici grandi e sanguinose battaglie contro l'esercito austriaco, favorito particolarmente dalla natura del terreno, battaglie che dal fiume stesso prendono il nome e nelle quali si compendiano due terzi della guerra italiana (v. guerra mondiale).
Bibl.: A. Desio, Le variazioni di foce del fiume Isonzo, in Rivista Geografica Italiana, 1922, pagine 249-68; C. Marchesetti, Sull'antico corso del fiume Isonzo, in Atti del Museo civico di storia naturale di Trieste, Trieste 1890; O. Marinelli, Atlante dei tipi greografici, Firenze 1922, tav. 37; id., Considerazioni sui delta dei fiumi italiani, in Recueil de travaux off. à M. J. Cvijić, Belgrado 1924; Società Alpina Friulana, Guida del Friuli: Gorizia con le valli dell'Isonzo e del Vipacco, Udine 1928; A. Tellini, Sui mutamenti avvenuti nel corso dei fiumi Isonzo e Natisone, in Rivista Geografica Italiana, 1898, pp. 198-200; id., Intorno alle tracce abbandonate da un ramo dell'antico ghiacciaio del fiume Isonzo nell'alta valle del fiume Natisone e sull'antica connessione fra il corso superiore dei due fiumi, in Annali del R. Istituto Tecnico di Udine, 1897, e la bibliografia ivi citata.