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ISRAELE

di W. G. Dever - Enciclopedia dell' Arte Antica (1995)
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Vedi ISRAELE dell'anno: 1961 - 1995

ISRAELE

W. G. Dever

Musei e Istituzioni. - Il museo archeologico nazionale di I. resta sempre il «Museo di Israele» di Gerusalemme (v. s 1970, p. 351). Aperto al pubblico nel 1965, esso comprende anche collezioni etnografiche e di belle arti, il «Santuario del Libro» con i rotoli del Mar Morto, un giardino d'arte e un museo per bambini. Il museo archeologico («Museo Biblico e Archeologico Samuel Bronfmann»), in quanto deposito nazionale, si è sviluppato di pari passo con i nuovi progetti di scavi e di ricognizioni. Il museo promuove anche programmi educativi, attività promozionali, nonché mostre e congressi. La prima e più importante mostra all'estero fu allestita nel 1987 al Metropolitan Museum di New York e successivamente in varî altri musei americani. Intensa è inoltre l'attività di pubblicazione del museo che include libri, monografie e riviste, la più importante delle quali è Ariel.

Dal 1967, gli Israeliani hanno assunto la direzione del Museo Archeologico della Palestina (il Rockefeller) nella parte orientale di Gerusalemme e vi hanno trasferito gli uffici del Dipartimento delle Antichità e dei Musei di Stato. Sebbene questo museo non sia organizzato secondo i più moderni criteri di esposizione (di fatto è rimasto sostanzialmente invariato dal 1948), esso tuttavia custodisce la maggior parte dei più famosi reperti dell'archeologia biblica di Palestina.

Segue, per importanza, il Museo Archeologico Ha-Aretz («La Terra» [di Israele]) che è il museo municipale di Tel Aviv. Si tratta di un complesso di musei separati con esposizioni di archeologia, ceramica, vetro, metallurgia ed etnografia. Questo museo si è sostanzialmente ampliato nell'ultimo decennio e attualmente promuove progetti educativi e di ricerca avanzata; le pubblicazioni riguardano studi tecnici di vario tipo.

Fra i varî musei archeologici regionali, di dimensioni più modeste, si ricordano quelli di Bĕ'er Šeba’, Haifa e Qazrin, sulle alture del Golan.

Numerose sono anche le collezioni private, molte delle quali di archeologia e di etnografia. Ben 100 di queste sono elencate nella guida di Joy Ungerleider-Meyerson, ma sono aperte al pubblico solo di rado. Spesso contengono interessanti raccolte di materiale inedito proveniente da ricognizioni o da scavi di emergenza.

In qualche caso i siti archeologici sono provvisti di un proprio museo, in cui vengono conservati i rinvenimenti principali. Particolarmente interessanti sono i musei di Ayelet ha-Šahar (Ḥazor), Dor, Massada e Bĕ'er Šeba'.

A Gerusalemme ci sono anche musei e collezioni di studio presso gli istituti di cultura stranieri; fra questi ricordiamo: il Pontificio Istituto Biblico; l'Ecole Biblique et Archéologique dell'Ordine domenicano; il W. F. Albright Institute of Archaeological Research (americano) e il nuovo e munifico Museo Skirball della Scuola biblica e archeologica dell'Hebrew Union College (americano).

Il pubblico fruitore di questi musei è generalmente composto da residenti, in quanto l'archeologia è sorprendentemente popolare in I. e vanta un'alta percentuale di appassionati. Per molti israeliani l'archeologia rappresenta un mezzo potente di identificazione con la Terra Santa e con la sua storia, quasi una «religione secolare».

La «scuola israeliana» di archeologia. - L'archeologia ebraica in Palestina cominciò, durante il Mandato inglese, su scala relativamente ridotta poiché in quell'epoca predominavano i progetti stranieri.

Una «scuola israeliana» locale si formò per la prima volta negli anni 1955-1958 in occasione degli scavi su grande scala di Ḥazor, organizzati e condotti da Yigael Yadin e dai suoi colleghi. Fulcro di questa scuola fu inizialmente l'Istituto d'Archeologia dell'Università Ebraica di Gerusalemme. Più tardi, nel 1968, Yohanan Aharoni aprì l'istituto di archeologia nell'università di Tel Aviv; in seguito si istituirono dipartimenti di archeologia nell'università di Haifa e nell'università Ben Gurion del Negev a Bĕ'er Šeba'. Ciascuna di queste istituzioni conduce attualmente proprie attività di scavo e di pubblicazione.

Parallelamente allo sviluppo della «scuola israeliana» hanno perso d'importanza le istituzioni straniere. La «scuola israeliana» è appoggiata da numerose istituzioni locali; ha un personale esperto e gode di numerose facilitazioni. Tuttavia non mancano ogni anno scavi stranieri, ma è sempre più frequente il caso di progetti «congiunti» con condirezione israeliana (p.es. gli scavi di Tel Miqne dell'Università Ebraica e dell'American School of Oriental Research sono diretti da T. Dothan e da S. Gitin). Ci sono inoltre fiorenti istituti archeologici americani, inglesi, francesi e tedeschi, per lo più legati a studi di carattere biblico.

La «scuola israeliana» è caratterizzata da varî tipi di approcci. Le tendenze attuali possono essere così brevemente riassunte: preferenza per i siti indisturbati e per i grandi tell generalmente già identificati mediante fonti bibliche o storico-letterarie; scavi estensivi di strutture architettoniche piuttosto che profondi tagli stratigrafici eccessivamente dettagliati; importanza della padronanza dello studio comparativo della cultura materiale soprattutto per quanto riguarda la tipologia ceramica; analisi di laboratorio e conservazione dei materiali.

A questi orientamenti basilari se ne sono aggiunti, negli anni '80, varî altri fra cui merita attenzione l'approccio paleo-ecologico, riferito all'ambiente naturale del sito. Si è assistito a una sempre crescente collaborazione con varî studiosi di scienze naturali come geologi, antropologi fisici, paleobotanici e paleozoologi, coinvolti tutti in progetti multidisciplinari. Questi ultimi anni hanno inoltre visto un aumento dei progetti regionali e delle ricognizioni di superficie condotte in modo più estensivo; gli archeologi, infine, sono sempre più stimolati a pubblicare sia in ebraico che in inglese o in altre lingue europee. Fra le principali riviste in lingua non ebraica ricordiamo l'Israel Exploration Journal, il Tel Aviv e la serie monografica Qedem.

Bibl.: W. G. Dever, Archaeology, in Interpreter's Dictionary of the Bible, Supplementary Volume, New York 1976, pp. 44-52; id., Archaeological Method in Israel: A Continuing Revolution, in BiblA, XLIII, 1980, pp. 40-48; O. Bar-Yosef, A. Mazar, Israeli Archaeology, in WorldA, XIII, 1982, pp. 310-325: D. Ussishkin, Where is Israeli Archaeology Going?, in BiblA, XLV, 1982, pp. 93-95; A. Mazar, A New Generation of Israeli Archaeologists Comes of Age, in Biblical Archaeology Review, IX, 1983, 3, pp. 46-47, 5-61; H. Shanks, Β. Mazar (ed.), Recent Archaeology in the Land of Israel, Washington 1984; W. G. Dever, Syro-Palestinian and Biblical Archaeology, in D. A. Knight, G. M. Tucker (ed.), The Hebrew Bible and Its Modern Interpreters, Filadelfia 1985, pp. 31-74; A. E. Glock, Tradition and Change in Two Archaeologies, in American Antiquity, L, 1985, pp. 464-477; J. Amitai (ed.), Biblical Archaeology Today, Gerusalemme 1985, pp. 21-27; Metropolitan Museum of Art, Treasures of the Holy Land: Ancient Art from the Israel Museum, New York 1986; E. Stern, The Bible and Israeli Archaeology, in L. G. Perdue, G. L. E. Tombs, G. L. Johnson (ed.), Archaeology and Biblical Interpretation, Atlanta 1987, pp. 31-40.

Vocabolario
anti-Israele
anti-Israele agg. inv. Che si contrappone alle scelte politiche israeliane. ◆ Ieri pomeriggio rimaneva ancora da chiarire quando e in che modo la Carta palestinese sarà espurgata di ogni riferimento anti-Israele. [Yasser] Arafat ha assicurato...
israelita
israelita (pop. isdraelita) s. m. e f. e agg. [dal lat. tardo Israelita] (pl. m. -i). – Appartenente al popolo d’Israele (gr. ᾿Ισραήλ, lat. Israel, dall’ebr. Yiśrā’ēl): è il nome degli antichi Ebrei in quanto discendenti di Giacobbe o Israele...
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