ISSIONE ('Ιξίων, Ixīon)
La leggenda d'I. è posteriore ad Omero e ad Esiodo. I., presentato generalmente come figlio di Flegia e signore dei Lapiti in Girtone, sposa la figlia di Deoneo o Eoneo, al quale promette ricchi doni nuziali. Ma quando questi viene a lui per riceverli, I. lo fa precipitare in un trabocchetto dove il disgraziato muore. I. è così il primo a macchiarsi del sangue di un congiunto. Il suo delitto appare così orribile che nessuno, né mortale né nume, sente pietà di lui; nessuno vuole purificarlo. Soltanto Zeus alla fine s'impietosisce e non solo purifica I., ma lo fa partecipe dell'immortalità. Ma I., ben lungi dal dimostrarsi riconoscente, insidia Era che riferisce il tutto a Zeus. Il quale foggia una nuvola in sembianza d'Era: con questa si giace I., dando così a Zeus la prova della propria colpa. Dal connubio d'I. e della nuvola nascono i Centauri. Zeus da Ermete fa legare I. a una ruota a quattro raggi; i lacci son costituiti da serpi, e I. a colpi di sferza gira continuamente per lo spazio gridando: "si debbono onorare i benefattori". Assai tardi il luogo della punizione d'I. diviene il Tartaro.
Il teatro accenna spesso ai casi di I.; tragedie intitolate propriamente Issione non si citano però che di Euripide e di Timesiteo. Anche l'arte figurata trattò sovente la leggenda d'I.; notevole un'anfora campana proveniente da Cuma ora a Berlino.