ISSIONE
(᾿Ιξιᾒων, Ixion). − Figlio di Flegia secondo la maggior parte delle versioni e signore dei Lapiti.
Sposò la figlia di Deoneo o Eoneo, al quale promise ricchi doni nuziali, ma quando il suocero venne per riceverli, I. lo fece morire in un trabocchetto. Non volendo nessuno purificare I. macchiato dal sangue di un congiunto, Zeus si impietosì di lui e gli concesse anche l'immortalità. Ma I. insidiò Hera, la quale svelò la condotta di I. a Zeus. Questi foggiò una nuvola in sembianza di Hera, con cui I. giacque dando la prova della propria colpevolezza. Dal connubio nacquero i centauri. Zeus allora fece legare con serpi I. a una ruota che gira per lo spazio, mentre il condannato grida: "si debbono onorare i benefattori". La leggenda è posteriore ad Omero e ad Esiodo. In tarde versioni il luogo di punizione è l'Ade.
Le scarse rappresentazioni della punizione di I. generalmente lo raffigurano barbato, nudo e legato alla ruota. Incerta è la raffigurazione di I., avvolto da un serpente in una metopa del Thesauròs alle foci di Sele. Tre fra i più antichi monumenti lo rappresentano solo: uno specchio etrusco con ruota alata, nel British Museum; uno scarabeo etrusco con l'iscrizione Ixiun, nel medesimo museo, e un frammento di vaso attico a figure rosse del Foro Romano. Nello specchio e nel frammento di vaso, I. ha il torso visto di fronte e le gambe di profilo e piegate nello schema arcaico del volo, mentre nello scarabeo e in un altro gruppo di monumenti, comprendente vasi e una pittura parietale, che raffigurano I. non solo, ma alla presenza di divinità, il corpo è di prospetto e le gambe e le braccia sono distese. Nel vaso più antico, un kòntharos di Nola nel British Museum, E 155, I. non è ancora legato, ma, tenuto da Ares e da Hermes, è condotto innanzi a Hera in trono, per essere legato alla ruota alata tenuta da Atena. Fondati dubbi sono sorti sul riferimento a I. della scena sull'altro lato del vaso, in cui un personaggio, anch'esso barbato, con spada e guaina nelle mani e che un serpe morde sulla spalla, si è rifugiato su un'ara presso la quale è caduto un giovane da lui ucciso. Su un'anfora campana proveniente da Cuma, ora a Berlino (n. 3023), I., dall'espressione selvaggia, con il corpo avvolto nelle spire di due serpenti, è legato con serpi alla ruota di fuoco ai cui lati stanno due figure femminili, forse Nephelai, personificazioni delle nuvole. In basso una Erinni sorge dalla terra tra Hermes ed Efesto; questi, compiuta la loro opera, guardano Issione. In un'anfora a volute da Ruvo, ora nell'Ermitage, la ruota di fuoco è messa in movimento da una Erinni, in corrispondenza della quale è, dall'altro lato, Efesto in atteggiamento di riposo; dietro a lui è Iside. Presenzia alla punizione Zeus in trono o, secondo altri, che immaginano la scena negli Inferi, Ade o Eaco. Il ricco costume indossato da I. deve derivare dall'influsso esercitato dal teatro. Nell'iconografia più comune rientra la figura di I. che appare in un frammento di kýlix dell'agorà d'Atene. Il supplizio di I. alla presenza di Atena si è visto in una metopa del tempio dal Foro Triangolare di Pompei, di lavoro locale del IV-II sec. a. C. Nella pittura del cosiddetto IV stile della Casa dei Vettii si scorge I. legato alla ruota che Efeso sta per mettere in movimento. Oltre a Hermes che per il tipo ricorda l'Erade Lansdowne, è presente Hera in trono, alla quale Iside indica la scena. Sul gradino del trono siede una donna, forse Nephele che guarda Hermes come per chiedere pietà.
I rilievi romani s'ispirano alla tradizione più tarda, che localizza la punizione nell'Ade, e associano I. con Sisifo e Tantalo. Così è raffigurato sul fregio di un mausoleo di el-Amruni in Tripolitania, sul sarcofago di Protesilao nei Musei Vaticani, su un frammento di rilievo, anch'esso probabilmente appartenente a un monumento sepolcrale, del museo di Stara-Zagora (Bulgaria) e su un rilievo disperso, forse di sarcofago, di cui rimane un disegno nel codex Pighianus di Berlino, nel quale la ruota è tenuta da Hermes. In questo rilievo I., sbarbato, è in posizione frontale, mentre nel sarcofago di Protesilao e nel rilievo di el-Amruni egli è rappresentato con le gambe di profilo, evidentemente secondo il tipo greco più antico, ma incastrate nella ruota, come le braccia. Nel rilievo di Stara-Zagora I. si tiene aggrappato ai raggi. Una raffigurazione recentemente ritrovata di I. è il rilievo rinvenuto a Side (Panfilia) che decorava il parapetto del ninfeo. La raffigurazione della punizione di I. continua anche nel Medioevo.
Monumenti considerati. − D. P. Dimitrov, Römisches Relief in Museum zu Stara-Zagora (Bulgarien) mit der Darstellung des Ixion und Tantalos, in Arch. Anz., lii, 1937, C 69-75. Specchio: id., op. cit., C. 70, fig. 3. Scarabeo: A. Furtwängler, Gemmen, Lipsia-Berlino 1900, ii, p. 87, tav. xviii, 10. Frammento di vaso del Foro Romano: D. P. Dimitrov, op. cit., fig. 2; E. Paribeni, in Bull. Com., lxxvi, 1956-8 (1959), p. 16. Kòntharos da Noia: C.V.A., British Museum, fasc. iv, iii lc, p. 6, tavv. 33, 2 a-d; 35, 2 a-c; Furtwängler-Reichhold, Griech. Vasenmal., iii, p. 274 ss.; J. D. Beazley, Red-fig., p. 550; E. Simon, Ixion und die Schlangen, in Oesterr. Jahreshefte, xlii, 1955, pp. 5-26. Anfora di Berlino n. 3023: K. A. Neugebauer, Führer, p. 151, tav. 73. Anfora dell'Ermitage: A. B. Cook, op. cit. nella bibl., p. 201, fig. 146. Frammento di kýlix dell'Agorà: H. A. Thompson, in Hesperia, xxviii, 1959, p. 105, tav. 22, b. Metopa di Pompei: A. Maiuri, Una metopa del tempio dal Foro Triangolare di Pompei, in La Parola del Passato, 1955, pp. 50-54. Pittura della Casa dei Vettii: K. Schefold, Die Wände Pompejis, Berlino 1957, p. 145. Fregio di el-Amruni: Rev. Arch., xxvi, 1895, p. 78, fig. 2. Sarcofago di Protesilao: C. Robert, Sarkophagreliefs, iii, 3, p. 500, tav. 132, fig. 423 b. Rilievo di Stara-Zagora: D. P. Dimitrov, op. cit., c. 70. Rilievo del Codex Pighianus: Berichte Sächsischer Gesellschaft, 1856, p. 267 ss., tav. ii a. Rilievo di Side: A. Müfid Mansel, Ein Ixion-Relief aus dem Nymphaeum von Sîde, in Anatolia, ii, 1957, pp. 79-88.
Bibl.: A. B. Cook, Zeus, I, 1914, p. 198-211; W. Helbig, in Pauly-Wissowa, X, 1919, c. 1373-1381, s. v. Ixion; L. Sechan, Études sur la tragédie grecque, Parigi 1926, p. 388 ss.