ISSIPILE (‛Υψιπύλη, Hypsipãle)
Figlia di Toante, re di Lemno. Quando le donne di Lemno uccisero tutti gli uomini, lei sola salvò il proprio padre, dando però a intendere ch'era morto. Divenne allora regina dell'isola, ed essendo colà in quel tempo approdati gli Argonauti, fece loro splendide accoglienze. Da Giasone e I. nacquero Euneo, che l'Iliade conosce e che ebbe rapporti commerciali con i Greci combattenti sotto Ilio, e Toante. Partiti da Lemno gli Argonauti, le donne dell'isola vennero a sapere che I. aveva salvato il padre (che frattanto era giunto all'isola di Enoe, detta più tardi Sicino), e allora la vendettero schiava (oppure tentarono di ucciderla, ma ella si salvò con la fuga, cadendo però schiava poi in in mano dei pirati che la vendettero). I. finì presso Licurgo, re di Nemea, che le affidò la custodia del figlio suo e di Euridice, Ofelte. Quando passò per Nemea l'esercito dei Sette che muovevano contro Tebe, I., per guidare i duci assetati a una fontana, abbandonò per breve tempo sull'erba il bambinetto, che al suo ritorno trovò ucciso da un serpente. Licurgo ed Euridice vorrebbero mettere a morte I., ma l'aiuto dei Sette (in particolare di Tideo e d'Amfiarao) e l'intervento dei figli Euneo e Toante che in punto opportuno riconoscono la madre, la salvano; ella torna con i figli a Lemno. L'arte figurata fece oggetto delle proprie rappresentazioni (specie vascolari) i casi d'Issipile; nella letteratura, famosa in particolar modo fu la tragedia euripidea Issipile, concernente i casi dell'eroina in Nemea (v. i frammenti nel VI vol. dei Papiri d'Ossirinco).