ISTMIE ("Ισϑμια, Isthmia)
I ludi istmici costituivano uno dei quattro grandi ludi nazionali ellenici.
Sulla loro istituzione corsero molte leggende. Una raccontava di una contesa fra Elio e Posidone per il possesso del paese di Corinto: Briareo, preso come arbitro, avrebbe assegnato a Elio l'Acrocorinto e a Posidone l'Istmo; a suggello della pace i due numi avrebbero fondato i ludi. Un'altra leggenda attribuisce invece la fondazione a Posidone, che li avrebbe instituiti in onore di Melicerte presso il luogo dove questi e la madre Ino si sarebbero precipitati nelle onde per sfuggire all'impazzito Atamante. Un'altra tradizione attribuiva invece a Sisifo, che avrebbe trovato sulla spiaggia il cadavere di Melicerie, l'istituzione dei ludi in onore di lui. Infine, lasciando altre versioni di minor conto, accenneremo a una assai importante, secondo la quale quei ludi sarebbero stati istituiti in onore di Posidone da Teseo dopo la sua vittoria su Sinide o su Scirone: il Marmo di Paro fissa la data dell'istituzione di Teseo al 1259 a. C.
In epoca storica, è certo che ai tempi di Solone essi erano celebrati, perché da Plutarco sappiamo che Solone concedeva 100 dramme ai vincitori nei ludi istmici (500 a quelli che avevano vinto a Olimpia): forse avvenne qualche interruzione sotto i Cipselidi; dopo di questi ripresero a fiorire e si celebrarono con grande solennità per molti secoli ininterrottamente. L'inizio dell'era istmica fu posto al 582. La festa si celebrava ogni due anni, il 2° e il 4° anno d'ogni olimpiade, probabilmente sulla fine di aprile e il principio di maggio: che Nerone nel 67 d. C. abbia convocato il popolo per il 28 novembre si può spiegare o con l'arbitrio dell'imperatore o con una ripetizione della celebrazione.
I ludi istmici furono pure i più frequentati dei quattro: il che si comprende pensando sia alla felice posizione dell'Istmo, facilmente raggiungibile da ogni punto del mondo greco, sia all'attrazione che esercitava Corinto, sede di lusso e di piaceri. Accorrevano all'Istmo, sebbene Corinto fosse città dorica, piuttosto gli Ioni che non i Dori; e anche questo si comprende. Naturale pertanto che ben presto accanto alle gare puramente atletiche altre ne fossero istituite più conformi al gusto di molti sia partecipanti sia spettatori. Come per gli altri ludi nazionali, anche per gl'istmici il periodo della loro celebrazione era periodo di tregua sacra. La presidenza spettava ai Corinzî: soltanto dal 392 al 387 la tenne Argo, e dopo la distruzione di Corinto a opera di Mummio, sino alla ricostruzione della città per volere di Cesare, l'ebbero i Sicionî. Gli Ateniesi vi avevano diritto alla proedria; gli Elei n'erano invece esclusi. Dal 228 a. C. anche ai Romani fu riconosciuto il diritto di partecipare ai ludi. Fu ai ludi istmici del 196 che Flaminino proclamò solennemente la libertà della Grecia; imponente cerimonia che ebbe una ripetizione grottesca da parte di Nerone il 67 d. C. Durante i primi secoli dell'impero la celebrazione dei ludi istmici fu più solenne che mai. Molti degli edifici di cui si trovarono tracce negli scavi apparvero dell'epoca di Augusto o dei suoi successori. Un'iscrizione del sec. II d. C. ricorda le benemerenze di Publio Licinio Prisco, che accanto allo stadio avrebbe fabbricato un portico con stanze che davano su esso.
La festa durava naturalmente più giorni; cominciava con un sacrifizio a Posidone, e continuava con le gare atletiche, equestri, musicali e forse navali. V'erano gare per adulti, giovani e ragazzi. Tra le gare di corsa v'era anche, come a Nemea, una gara di quattro stadî. Molta importanza vi aveva la corsa col cocchio: cosa bene spiegabile in una festa in onore di Posidone. Pindaro esaltò le vittorie col cocchio di Erodoto di Tebe e di Senocrate agrigentino; poco più tardi sappiamo delle vittorie di Teocresto di Cirene e degli spartani Senarche e Policle, su monete corinzie dell'epoca di Commodo è ancora rappresentata una biga. Non si sa di gare musicali prima del sec. III a. C., ma la tradizione che fa vincere nelle gare dell'epoca mitica Orfeo con la lira, Olimpo col flauto, ecc., rende probabile che già esistessero in epoca più remota. Sono note le più o meno buffe vittorie istmiche di Nerone. L'esistenza di una regata forse si può dedurre dalla tradizione che attribuiva alla nave Argo la vittoria in una gara di quel genere all'epoca mitica. Al tempo di Pindaro il vincitore otteneva una corona di apio secco (duplice significato funerario); in origine la corona doveva essere stata di pino (pianta sacra a Posidone), e tornò poi in onore all'epoca dell'impero.
Bibl.: L. Couve, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire des antiquités grecques et romaines, III, i, p. 588 segg.; P. Stengel, Griech. Kultusaltertümer, 3ª ed., Monaco 1920, p. 216; K. Schneider, in Pauly-Wissowa, Real-Encykl., IX, col. 2248 segg.; E. N. Gardiner, Greek Athletic Sports and Festivals, Londra 1910, pp. 214-223; J. Beloch, Griech. Geschichte, 2ª ed., I, ii, Strasburgo 1913, p. 146 segg.