Istria (Ystria)
In VE I X 7 l'I. è nominata, dopo il Friuli, come l'estrema regione della metà di ‛ sinistra ' dell'Italia (Forum Iulii vero et Ystria non nisi laevae Ytaliae esse possunt); di conseguenza nel successivo § 8, che ricalca lo schema del precedente, viene affermata la distinzione linguistica degl'Istriani dagli ‛ Aquilegienses ' (cioè i Friulani). Ma tale distinzione non è poi di fatto mantenuta. In VE I XI 5, infatti, D. accomuna Friulani e Istriani nello stesso giudizio negativo e nella stessa caratterizzazione linguistica: una ‛ crudezza ' di accenti (o di pronuncia) evidenziata dalla breve frase Ces fas tu? (" Che fai? "). V. FRIULI.
Difficile dire se l'accostamento derivi da reale conoscenza, da parte di D., del fatto che effettivamente il friulano si estendeva, come non più oggi, fino entro l'I., a Trieste, Muggia e forse Capodistria. È del tutto improbabile invece che la precedente separazione di friulano e istriano dipenda da precise nozioni linguistiche (differenze tra friulano del Friuli e ladino d'I. o esistenza di ben distinti dialetti ‛ istriani '). Si tratterà più semplicemente di un provvisorio trasferimento sul piano linguistico di una partizione di carattere geografico-amministrativo, mentre avrà avuto " il suo peso anche la tradizione romana, che faceva dell'Istria una regione italica distinta " (Marigo).
Per la possibilità che D. situi al limite dell'I. il confine del gruppo dialettale italiano (e di tutto il dominio ‛ romanzo ') col dominio dei Graeci, v. PROMUNTORIUM Ytaliae, mentre è evidente che essa confina, com'è detto anche nel Tresor di Brunetto, coi ‛ germanici ' Sclavones.
Bibl.- Marigo, De vulg. Eloq. 85, 93-94; B. Ziliotto, D. e la Venezia Giulia, Bologna 1948, 15; G. Vidossl, L'Italia dialettale fino a D., in Le origini. Testi latini, italiani, provenzali e franco-italiani, Milano-Napoli 1956, LI.