ISTRO ("Ιστρος, anche 'Ιστρίν e 'Ιστρόπολις; Istrus, Histrus e Histriopolis)
Città della costa occidentale del Ponto Eusino poco a sud della foce del Danubio, di cui prese il nome. Fu fondata dai Milesî nella seconda metà del sec. VII a. C., soprattutto per dominare il commercio che si svolgeva per la via del fiume, da cui anche più tardì la sua vita fu grandemente influenzata. Cresciuta infatti rapidamente in prosperità, come attestano le monete coniate fin dai primi anni del sec. IV a. C. e la larga fama che godeva anche in Grecia, decadde invece quando le alluvioni del Danubio mutarono l'aspetto della regione, formandovi vaste lagune: a tale decadenza contribuirono anche le ostilità delle tribù indigene della pianura valacca. Al tempo di Filippo e di Alessandro era ancora città autonoma; fu sottomessa da Lisimaco, ma riacquistò dopo di lui la sua libertà. Alleata di Mitridate, fu conquistata nel 72 a. C. da Lucullo; nel 59 il governatore della Macedonia, C. Antonio Ibrida I, fu sconfitto presso la città dagl'indigeni ribelli, e Istro, al pari di tutta la regione, passò sotto il dominio del re dace Burebista: spetta a questo tempo e ha relazione con questi avvenimenti un'importante iscrizione (Dittenberg, Syll. inscr. graec., 3ª ed., n. 708). Nell'Impero fu compresa nella provincia della Mesia Inferiore, formando, insieme con le altre città greche della costa, un particolare κοινόν. Grande floridezza godette sotto Settimio Severo; nel 238 fu saccheggiata da Carpi e Goti, ma il suo nome ricorre ancora dopo in Ierocle e nella Notitia episcopatuum. La sua posizione, variamente indicata dagl'itinerarî, va identificata a Karanasuf. Recenti scavi hanno ricondotto in luce resti delle mura e di varî edifici, databili fra il III e il VI sec. d. C.; frammenti ceramici anche di età molto antica (sec. VII a. C.) e numerose iscrizioni, importanti per la storia della città.
Bibl.: Vulic, in Pauly-Wissowa, Real-Encykl., IX, Stoccarda 1916, col. 2268 seg.; F. Weiss, Die Dobrudscha im Altertum, Sarajevo 1911; brevi cenni degli scavi recenti sono nei Compt. Rend. Acad. Inscr., 1930, p. 206, e in Rev. études latines, 1931.