ISTURITZ y MONTERO, Francisco Javier
Uomo politico spagnolo, nato a Cadice nel 1790 e morto a Madrid il 16 aprile 1871. Difensore dell'indipendenza della propria patria nella guerra contro Napoleone, fu tra gli organizzatori della rivolta che s'iniziò il 1° gennaio 1820, e, durante questa rivoluzione, militando nel partito dei più accesi ribelli, fu eletto da Cadice deputato alle Cortes nel 1822 e come loro presidente votò per la destituzione di Ferdinando VII. Condannato a morte con la restaurazione monarchica e costretto a riparare a Londra, ritornò in Spagna al tempo dell'amnistia del 1834. Ma ormai tendeva alla moderazione e si avviava a seguire il partito di Maria Cristina, della quale divenne poi grande sostenitore. Deputato alle Cortes, venne in grave dissidio con il Mendizabal, che sfidò a duello e che sostituì nella presidenza del gabinetto il 15 maggio 1836. Tuttavia pochi giorni poté rimanere al potere: ché, violentemente attaccato dalle Cortes per aver proposto la redazione d'una nuova costituzione, dalla rivoluzione scoppiata a Madrid il 12 agosto fu costretto a riparare di nuovo in Inghilterra. Dipoi poté ritornare in patria dopo aver giurato la costituzione del 1837 per riprendere il suo posto nelle Cortes e assumere anche la presidenza del Congresso del 1838; e in Spagna restò durante la reggenza dell'Espartero, suo nemico personale, difendendo gl'interessi di Maria Cristina. Da Isabella II, ormai regina, nominato presidente del consiglio nel 1846, stipulò il matrimonio della sovrana con suo cugino Francesco d'Assisi e dell'infanta Luisa Fernanda con il duca di Montpensier. Abbandonato il potere nel gennaio 1847, fu in più corti europee ambasciatore spagnolo e nel primo semestre del 1858 di nuovo presidente del consiglio. Infine nel 1864 si ritirò a vita privata.
Bibl.: Marqués de Miraflores, Biografia del s.r D. F. J. I. y M., Madrid 1871; J. Pérez de Gúzman y Gallo, Noticia de la Colección Istúritz-Bauer, in Boletín de la R. Academia de la historia, LXXV (1919).