FERENCZY, István
Scultore, nato il 23 febbraio 1792 a Rimaszombat, morto ivi il 4 luglio 1856. Figlio di un fabbro, seguì prima il mestiere paterno, poi s'iscrisse all'Accademia di Vienna, diventando allievo di I. Klieber. Nel 1818 andò a Roma e vi rimase fino al 1824, studiando all'Accademia e lavorando nella bottega del Thorvaldsen, di cui divenne l'aiuto e scolpì in marmo varî modelli. Attratto anche più vivamente dall'arte del Canova, eseguì in Roma medaglie (Pio VII, Giovanni e Ladislao di Hunyad, padre e fratello di Mattia Corvino), busti (il poeta ungherese Csokonai, la contessa Viczay) e figure (Venere giacen e, Pastorella). Tornato alla capitale ungherese nel momento del suo risveglio politico, artistico e letterario, si propose di farvi rinascere la scultura, languente dall'epoca dell'occupazione turca. Fra i suoi migliori lavori, eseguiti dopo il ritorno da Roma, sono l'altare di S. Stefano martire nella basilica di Esztergom, i monumenti funerarî delle famiglie Kulcsár, Brunswick e Rhédey e quello della contessa Káolyi, e, nella lunga serie di busti, quelli del primate Rudnay, del vescovo conte Esterházy, dei poeti Kazinczy, Kisfaludy e Fáy. Per lunghi anni lo occupò l'idea di una grande statua equestre di Mattia Corvino, per cui fece varî disegni e modelli, ma, non potendo eseguirla per mancanza di fondi, nel 1847 si ritirò scoraggiato nella sua città natale, dove lavorò a una statua di Euridice, che voleva destinata alla sua tomba. Lo stile neoclassico del F., negli ultimi lavori risente già il soffio del romanticismo. L'importanza sua nella storia dell'arte ungherese è eccezionale, avendo iniziato, dopo una lunga sosta, la ripresa della scultura ungherese.
Bibl.: S. Meller, I. F., Budapest 1906; K. Lyka, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XI, Lipsia 1915 (con bibl.).