Itala film
Società di produzione cinematografica fondata a Torino nel 1908 da Giovanni Pastrone e Carlo Sciamengo in occasione della messa in liquidazione della ditta cinematografica Carlo Rossi & C., di cui Pastrone era diventato, in breve tempo, da semplice 'corrispondente di lingue straniere', direttore tecnico-artistico. Personalità complessa, in grado di coniugare il rigore amministrativo e contabile dei suoi studi di ragioneria a un temperamento vulcanico, dotato secondo Gabriele D'Annunzio di "uno straordinario istinto plastico" (A colloquio con D'Annunzio, "Corriere della Sera", 28.2.1914, p. 3), Pastrone fu la figura centrale dell'I. F., nella sua nascita come nel suo destino. Grazie a una ferrea visione imprenditoriale della produzione cinematografica, avvalorata da una notevole competenza tecnica maturata dal contatto proficuo con alcuni operatori francesi transfughi dalla Pathé e assunti dalla Carlo Rossi & C., Pastrone trasformò nel giro di due anni l'I. F. da casa di produzione a diffusione locale a importante società di livello e fama internazionali, con filiali in tutto il mondo, in una Torino nella quale "parlare di cinema, e produrlo, significava parlare, e produrre, un nuovo modello industriale e commerciale, attorno al quale ruotava il mondo della finanza e della cultura, della moda e del costume" (G. Rondolino, Presentazione del progetto, in I giorni di Cabiria, 1997, p. 6).
I primi successi commerciali arrivarono dal genere comico con il ciclo di Cretinetti girato con l'attore André Deed, cortometraggi a basso costo richiesti ovunque dagli esercenti; e le notevoli entrate finanziarie vennero immediatamente reinvestite da Pastrone nell'obiettivo di dare all'I. F. quel 'film d'arte' che altre case di produzione a Torino, come la Film Ambrosio, avevano già introdotto e realizzato. La caduta di Troia (1911), diretto dallo stesso Pastrone, fu il primo film storico dell'I. F. a imporsi all'attenzione del pubblico, impressionato dall'espediente del cavallo di legno come da altre invenzioni narrative, in uno stile che già premeva sulle potenzialità della visione filmica. Un successo cinematografico che Pastrone ridusse alla propria misura, riconoscendo forse per primo i limiti di un genere che nel suo codificarsi non poteva non scontare delle ingenuità pionieristiche. La chiamata all'I. F. del cineasta spagnolo Segundo de Chomón, tecnico esperto di notevoli trucchi cinematografici, maturò in questa direzione; l'inseguimento dell'effetto visivo, da esperire con una perenne evoluzione tecnica, fu una costante del modo di produzione all'I. F., né l'innovazione si limitò ai soli macchinari. Nel film Lo scomparso (1913) di Dante Testa, Pastrone riuscì a fornire agli spettatori il primo esempio, con la ripresa al microscopio dei bacilli della tubercolosi, di un estratto scientifico in un film a soggetto.
Il gusto di stupire, unito a un'organizzazione corale e specializzata, condusse l'I. F. a sfidare il consolidato discredito accademico e culturale ancora esistente nei confronti della settima arte. La collaborazione, voluta fortemente da Pastrone, di G. D'Annunzio alla progettazione di Cabiria, uscito nel 1914, film di uno sforzo produttivo senza precedenti dell'I. F., fu un punto essenziale a favore, tra lo sconcerto generale, della nobilitazione culturale del cinema e della sua capacità misconosciuta di interagire con le altre discipline artistiche. Pastrone chiese al poeta la stesura delle didascalie, mentre a Ildebrando Pizzetti, dopo faticose trattative, venne affidata la composizione di una sinfonia da accompagnare alla proiezione del film. La forza ideativa di Pastrone creò poi in Cabiria un primo felice impiego del carrello basso, sul quale erano posizionate le macchine da presa, mediante il quale si potevano riprendere gli attori in movimento passando senza taglio dal campo lungo al primo piano, insieme anche all'utilizzo di una pedana mobile che consentiva un altro tipo di carrello. Tutte novità tecniche sulle quali si concentrò David W. Griffith per realizzare il suo Intolerance (1916).
Cabiria conobbe uno straordinario successo; come nota P. Cherchi Usai, la "scelta eversiva", rispetto ai canoni dannunziani, del rifiuto del dramma individuale, sembra svelare una visione del regista incentrata sulla inanità del volere umano rispetto al ruolo preponderante del destino, motivo di fondo di vari film inclusi nel catalogo dell'I. F. (Giovanni Pastrone, 1986, p. 17). Tale visione domina anche nella produzione posteriore, come nel caso de Il fuoco (1915) diretto da Pastrone con il nome d'arte di Piero Fosco, ancora ispirato a un romanzo di D'Annunzio. L'opera fu interpretata da Pina Menichelli, diva che lavorò negli studi dell'I. F. dal 1915 al 1919 e i cui film, nonostante la censura, assicurarono sempre forti incassi.
Entrata già dal 1919 nell'Unione Cinematografica Italiana, l'I. F. non sopravvisse al tracollo finanziario del consorzio avvenuto nel 1923.
Giovanni Pastrone. Gli anni d'oro del cinema a Torino, a cura di P. Cherchi Usai, Torino 1986.
I giorni di Cabiria. La grande stagione del cinema muto torinese. Parte prima: L'Itala Film, a cura del Museo nazionale del cinema, Torino 1997.