BRESCIANI, Italo
Nacque a Maenza di Priverno (Latina) il 28 ott. 1890 da Giuseppe e Maria Giordani. Dal comune di nascita si allontanò però assieme ai genitori sin dalla prima infanzia. Nel 1908 lo troviamo a Verona, dove fu assunto come impiegato postale. Seguace del sindacalismo rivoluzionario, organizzò durante il periodo della neutralità le manifestazioni interventiste nel Veronese, in linea con l'atteggiamento dei massimi esponenti del movimento, che vedevano nel conflitto in corso un'occasione rivoluzionaria. Contemporaneamente divenne corrispondente e collaboratore del Popolo d'Italia, attività che avrebbe proseguito sino al 1923. Arruolatosi allo scoppio della guerra come volontario, si distinse in varie azioni meritandosi due croci al merito. Ad ostilità concluse, partecipò alla adunanza di San Sepolcro e immediatamente dopo fondò il fascio di combattimento di Verona (uno dei primi ad essere costituiti), di cui fu segretario politico fino al 1922.
In questa qualità diresse varie azioni squadristiche sia nella provincia sia nelle zone limitrofe contro i circoli socialisti e le organizzazioni sindacali dei lavoratori. Al congresso nazionale del movimento dei fasci tenuto a Milano il 24-25 maggio 1920, entrò a far parte del Comitato centrale come rappresentante regionale per il Veneto; mentre al convegno fascista di Napoli dell'ottobre 1922 - in cui furono messi a punto i preparativi per l'imminente marcia su Roma mediante, tra l'altro, la divisione del territorio nazionale in dodici zone militari - fu nominato ispettore generale della terza zona, comprendente il Trentino e parte del Veneto. Nella riunione del 13 genn. 1923 del Gran Consiglio il B. fu nominato commissario politico generale, carica costituita allo scopo di assicurare un più stretto collegamento tra gli organi nazionali e perifèrici del partito, ma che mantenne per pochi mesi soltanto, avendo il Gran Consiglio, in una riunione del 25 aprile, deciso, di sostituire i commissari con dei fiduciari provinciali, della cui nomina furono incaricati i direttorî delle rispettive federazioni. Della preminenza acquistata a livello locale grazie a questi incarichi, nonché in qualità di luogotenente generale della milizia, il B. si servì per assumere atteggiamenti "rassisti", sia cercando di sottomettere alle proprie direttive il prefetto locale sia attuando una politica di favoritismi nei confronti dei suoi fedeli e di persecuzione contro i gruppi fascisti rivali.
All'interno del fascismo veronese si venne così a creare un clima di estrema tensione che nella primavera del 1924, in seguito alla vittoria ottenuta dalla fazione del B. nelle elezioni per il rinnovo del direttorio del fascio locale, scatenò da parte degli oppositori, facenti capo all'on. Grancelli, una violenta campagna contro il B., accusato tra l'altro di essersi appropriato dei fondi raccolti perla costruzione della Casa del fascio. Soltanto nel novembre dell'anno successivo un giurì d'onore, lo sollevò dall'accusa.
Dimessosi nel frattempo dalla milizia "allo scopo di agevolare l'opera del comando generale circa l'ingranamento della Milizia nell'esercito" (Arch. Centr. d. Stato, Segret. partic. d. Duce...,Vicende polit.), ilB. si trasferì nel maggio 1926 a Roma per ricoprire la carica di dirigente dell'ufficio stampa-propaganda dell'Istituto nazionale Luce. Inoltre, nel 1930, divenne ispettore del Partito nazionale fascista e successivamente fu deputato per la XXIX e XXX legislatura. Un mese dopo l'intervento dell'Italia, nel secondo conflitto mondiale, il B. fu nominato, in ottemperanza alla disposizione che prevedeva il sequestro delle industrie con capitale di paesi nemici, sequestratario della Società italiana industria gomme di Milano con capitale prevalentemente francese, carica che mantenne sino al giugno 1944. Nonostante la sua adesione il 18 sett. 1943 al Partito fascista repubblicano, durante il periodo della repubblica di Salò fu messo in disparte in base all'accusa di aver cercato, all'indomani del 25 luglio, di ottenere la protezione di Badoglio; accuse che egli stesso non smentì, anche se cercò di attenuarne la portata attribuendo il proprio atteggiamento "all'assillo delle mie necessità economiche" (Archivio Centrale dello Stato, Rep. Soc. Ital., Segreteria particolare del Duce). Arrestato a Milano nel giugno 1946 e sottoposto a procedimento penale per la sua precedente attività politica, fu però prosciolto per amnistia. Negli anni successivi non nascose le proprie simpatie per il Movimento sociale italiano, pur non svolgendo attività politica.
Morì a Roma il 2 giugno 1964.
Fonti e Bibl.: Arch. Centr. dello Stato, Segreteria particolare del Duce,Carteggio riservato, fase. W/R; Bresciani Italo, I)Vicende politiche, II) Dipendente della Luce; Rep. Soc. Ital.,Segret. partic. d. Duce,Cart. ris., fasc. 172: Bresciani Italo;necr. in IlTempo, 3 giugno 1964; L. Federzoni, Le memorie di un condannato a morte, in La Nuova Stampa, 1º giugno 1946; Chi è?, Roma 1948; Y. De Begnac, Pal. Venezia. Storia di un regime, Roma 1950, p. 203; B. Mussolini, Opera Omnia, VII-XXXV, Firenze 1954-63, ad Indicem;M. Giampaoli, 1919, Milano 1928, passim; G. A. Chiurco, Storia della rivoluzione fascista, Firenze 1929, passim;M. Rocca, Comeil fascismo divenne una dittatura, Milano, 1953, passim;A. Tamaro, Venti,anni di storia. 1922-1943, I, Roma 1953, p. 329; A. Tasca, Nascita e avvento del fascismo, Bari 1965, p. 441; R. De Felice, Mussolini il rivoluzionario, Torino 1965, p. 594; A. Aquarone, L'organizzazione dello Stato totalitario, Torino 1965, pp. 29, 32.