GIGLIOLI, Italo
Nacque a Genova il 1° maggio 1852 da Giuseppe ed Ellen Hillyer.
Il padre, reggiano, patriota fervente e amico di Mazzini, aveva vissuto un lungo esilio a Londra, acquisendo quella dimestichezza con la cultura inglese che, trasmessa al G., ne avrebbe improntato l'intera attività scientifica. Seguendo, al succedersi delle vicende unitarie, gli spostamenti del padre, il G. compì gli studi a Pisa e Firenze, e li completò in Inghilterra come vincitore di una borsa di studio del ministero di Agricoltura, Industria e Commercio. Al ritorno fu, a Torino, assistente alla cattedra di chimica tecnologica presso il Museo industriale e professore di scienze naturali.
Nel 1877 vinse il concorso per l'insegnamento di chimica alla R. Scuola superiore di agricoltura a Portici e gli fu affidata la responsabilità dell'azienda sperimentale di Suessola (Acerra); dal 1889 al 1897 fu direttore della scuola; nel 1901 all'incarico universitario aggiunse la direzione della stazione sperimentale chimico-agraria.
Nacque dal magistero a Portici la prima opera di rilievo del G., Chimica agraria, campestre e silvana, ossia Chimica delle piante coltivate, dell'aria, del terreno e dei lavori rurali (Napoli 1884; riediz. ampliata ibid. 1902). Valutata col metro degli studi agronomici europei non è un'opera innovativa: frutto degli studi inglesi del G., essa segna, tuttavia, una tappa significativa dell'aggiornamento delle conoscenze agronomiche italiane. Se deve fissarsi nel 1840, in corrispondenza della pubblicazione del saggio di J. Liebig, Dieorganische Chemie in ihrer Anwendung auf Agricultur und Physiologie, la nascita dell'agronomia moderna, fondata sulla cognizione dell'organicazione fotosintetica del carbonio e dell'assunzione dei sali minerali dal terreno, è sorprendente verificare le resistenze con cui le scienze agrarie italiane accolsero la nuova dottrina fisiologica. In un secolo di rapido aggiornamento scientifico, studiosi ossequiati continuarono a professare, in Italia, l'antico credo dell'assorbimento dell'humus da parte delle radici: si possono ricordare C. Berti Pichat e G. Ottavi, per la mole degli scritti tra gli agronomi italiani più fecondi. Propugnava l'accoglimento delle conoscenze "ultramontane" G. Cantoni, la cui Enciclopedia agraria italiana rappresentava, nel 1880, stimolo vigoroso all'aggiornamento. Dalla stampa dell'Enciclopedia la pubblicistica agronomica non conosceva, tuttavia, opere di autentico respiro sistematico: gli studiosi più dinamici si dedicavano, piuttosto, a ricerche settoriali. Il superamento di tale lacuna era il proposito che il G. si prefiggeva di conseguire col proprio trattato.
Apre il volume, non a caso, un'ampia Prefazione dedicata all'esame dei rapporti tra la dottrina e la pratica: era stato brandendo il vessillo della pratica che gli avversari dell'aggiornamento erano riusciti, con successo, a isolare dall'opinione agricola i fautori della nuova concezione della fisiologia vegetale. L'esigenza di convincere, oltre che di dimostrare, spiega la nitidezza della prosa con cui il G. rievoca il recente cammino della chimica e della fisiologia vegetale.
Nel 1900 l'Esposizione universale di Parigi offriva l'occasione di un'impegnativa riflessione sull'agricoltura nazionale. Organismi diversi promuovevano la stesura di ampie monografie. Il G. apprestava l'oneroso lavoro Malessere agrario e alimentare italiano (Portici 1903). Il chimico si era trasformato in economista e in sociologo: a consentire la metamorfosi era la sua preparazione umanistica, unita alla passione con cui era partecipe della vita civile della nazione.
Nel 1904 il G. tornava a Pisa, la città dei primi studi, chiamato alla cattedra di chimica della Scuola superiore di agraria.
Fondata da C. Ridolfi nel 1840, soppressa nel '48, riaperta dallo stesso Ridolfi nel '59 e affidata al più dinamico dei suoi discepoli, P. Cuppari, quindi a G. Caruso, la scuola pisana rappresentava la più prestigiosa facoltà agraria del paese. Al momento del trasferimento vi insegnava anche V. Niccoli, uno degli studiosi più fecondi della scena agraria nazionale, accomunato al G. dalla vastità degli interessi storici: la dimensione storica è la cornice delle riflessioni di entrambi sul progresso delle coltivazioni e degli allevamenti.
A Roma il G. aveva assunto la responsabilità dell'organismo creato come referente ufficiale del ministero di Agricoltura, Industria e Commercio per i problemi chimici e merceologici relativi al commercio delle derrate; a Pisa aveva occupato la cattedra lasciata da F. Sestini, cui il ministro G. Baccelli aveva affidato funzioni di indirizzo dell'opera delle stazioni agrarie statali contro il dilagare delle frodi nel commercio dei fertilizzanti. A duplice titolo il G. era, quindi, mandatario naturale delle indagini preliminari per la disciplina legislativa del commercio di concimi, mangimi, sementi e antiparassitari, per la quale L. Rava intendeva presentare un disegno di legge al Parlamento. La padronanza dei procedimenti analitici, combinata alle conoscenze storiche e linguistiche, gli consentirono di assolvere in modo esemplare al mandato, pubblicando Concimi, mangimi, sementi e sostanze antiparassitarie. Commercio, frodi e repressioni delle frodi, specialmente in Italia, stampato a Roma, nel 1905, dal ministero.
Ispirata al convincimento che non possa sussistere legislazione efficace senza l'esatta conoscenza dei fenomeni economici da disciplinare e delle soluzioni normative sperimentate in paesi diversi, l'opera costituisce il più vasto inventario di tutte le fonti, rilievi, studi, leggi e regolamenti sul commercio delle quattro classi di derrate all'alba del secolo, sistematicamente raccolte e acutamente commentate. La conoscenza del mondo anglosassone permetteva al G. di fissare lo sguardo con particolare attenzione alla disciplina dei paesi costituenti gli Stati Uniti, di cui egli constatava, già allora, la posizione d'avanguardia nelle industrie legate all'agricoltura e nella relativa normativa. Al di là del ruolo nel dibattito parlamentare, il testo offre, ancora oggi, la più doviziosa fonte storica sulla materia.
Il G. tenne la cattedra pisana fino al 1918, sommando all'insegnamento la partecipazione a una pluralità di comitati, ministeriali e provinciali, che ne richiedevano le competenze chimiche, biologiche, normative. Negli anni della maturità si impegnò anche politicamente con numerosi articoli di ispirazione nazionalistica.
Morì a Pisa il 1° ott. 1920.
Accanto alle opere maggiori, si possono classificare in quattro categorie distinte gli studi nati dalla docenza napoletana, quelli dell'insegnamento pisano, quelli dell'attività romana, gli scritti politici e storici.
Al primo periodo appartengono: Fermenti e microbi. Saggio di igiene antimicrobica, Napoli 1887; Educazione agraria britannica, Roma 1888; Resultati del primo anno di esperimento sulle varietà e sui concimi del frumento al campo sperimentale di Suessola, Napoli 1889; L'insegnamento superiore in agricoltura, Bologna 1895; Cultura del frumento. Esperimenti di I. Giglioli, 1899-1900. XIII anno di coltura continua del frumento e del granoturco. Cultura elettrica, Portici 1903; Di alcune vere questioni meridionali: frutticoltura-refrigerazione artificiale e refrigeratori pubblici e ferroviari…, Roma 1903. Si iscrivono nel periodo pisano: La canfora italiana, ibid. 1908, e A difesa dei castagneti. Contributo ad un'inchiesta sulle presenti condizioni dei castagneti…, ibid. 1908. Studi di chimica ed enzimologica realizzati a Pisa sono stampati nel Bollettino della Società degli agricoltori italiani e nei Rendiconti della R. Accademia dei Lincei, classe di scienze filosofiche.
Tra gli scritti storici e politici, trascurando la partecipazione al confronto giornalistico, si devono ricordare due studi danteschi: Dante e l'agricoltura del suo secolo e, in inglese, Dante and the action of the light upon plants, entrambi s.l. 1899, e la Crisi alimentare mondiale ed in Italia e come superarla. Necessità di favorire l'importazione del riso in Italia, Firenze 1917. La lungimirante relazione Per una politica scientifica e agricola in Italia è stata inclusa in Cento anni di attività dell'Istituto sperimentale per la nutrizione delle piante, 1871-1971, Città di Castello 1978.
Tradusse dall'inglese Come crescono i raccolti, di S.W. Johnson, Milano 1878.
Fonti e Bibl.: Inquadrano le vicende del G. in quelle della sua famiglia di uomini di scienza e ardenti liberali C. Giglioli Stocker, Una famiglia di patrioti emiliani. I Giglioli di Brescello, Milano-Roma 1935; G. Garollo, Diz. biogr. universale, I, Milano 1907, p. 916. Una sommaria biografia è in Annuario della R. Università di Pisa per l'anno accademico 1922-23, pp. 524-528. V. anche A. Coppadoro, I chimici italiani e le loro associazioni, Milano 1971, pp. 53, 217. Una rievocazione della Scuola di Portici anche negli anni della docenza del G. in M. Rossi Doria, La facoltà di Agraria di Portici nello sviluppo dell'agricoltura italiana, in Quaderni storici, XII (1977), 36, pp. 836-853.