LUNELLI, Italo
Nacque a Trento il 6 dic. 1891, da Augusto, commerciante, e da Angela Leveghi. Nella città natale frequentò il liceo classico e si legò al movimento irredentista, condividendone le battaglie per la preservazione dell'"italianità" e per l'istituzione, su suolo austriaco, di una Università con insegnamenti nella lingua madre. Allo scoppio del primo conflitto mondiale attraversò clandestinamente i confini e si portò in Italia pur rischiando, in quanto disertore, la pena capitale. Stabilitosi a Roma, si iscrisse alla facoltà di lettere.
Qui si impegnò attivamente nella mobilitazione interventista, contribuendo alla fondazione della Sezione universitaria della Società degli alpinisti tridentini (SUSAT) e alla pubblicazione della rivista L'Ora presente (1914-15).
Nel maggio 1915 si arruolò volontario nell'esercito italiano con lo pseudonimo di Raffaele Da Basso. Inizialmente assegnato al 7( reggimento alpini, venne trasferito, il 6 luglio, al 5( alpini e ammesso, in virtù del titolo di studio, al corso per ufficiali. Nominato aspirante ufficiale, nel gennaio 1916 fece ritorno al 7( alpini.
Ricevuto l'incarico di organizzare l'operazione di riconquista del passo della Sentinella in Val Pusteria, portò a termine l'azione il 16 aprile di quell'anno con un plotone di rocciatori scelti, ottenendo una medaglia d'oro, alla quale si aggiunse la medaglia d'argento conseguita per la partecipazione, nel marzo 1917, alla battaglia del monte Fontanel sul Grappa.
Promosso tenente, nel luglio 1918 sollecitò e ottenne il trasferimento al 52( reparto d'assalto alpini, tra le cui fila combatté fino al termine del conflitto, meritando ancora un encomio solenne e la croce al valor militare. Congedato nell'agosto 1919, fece parte, insieme con F. Castelbarco, G.P. Lorenzoni e V. Suster, del drappello di legionari trentini guidati dal capitano G. Piffer che raggiunse G. D'Annunzio a Fiume la notte del 12 sett. 1919, poche ore dopo la marcia da Ronchi che diede inizio all'occupazione della città e alla reggenza del Carnaro.
Dopo l'impresa fiumana, il L. rientrò a Roma e, nel 1922, si laureò in lettere. Cominciò quindi a collaborare con la Biblioteca civica di Trento immatricolandosi, contemporaneamente, presso la facoltà di giurisprudenza a Bologna, dove conseguì la laurea nel 1930 e avviò uno studio legale. Bologna, Trento e Roma furono in effetti i tre poli intorno a cui ruotarono, negli anni Venti e Trenta, le sue attività professionali e politiche, in virtù dell'articolata carriera percorsa sotto l'egida della dittatura fascista.
Come nelle restanti regioni della penisola, anche in Trentino il fascismo, nelle settimane immediatamente successive alla presa del potere, venne sottoposto a un processo di normalizzazione. In concomitanza con l'istituzione della Provincia di Trento (r.d. 21 genn. 1923, n. 23), B. Mussolini diede ordine di avviare, da un lato la fascistizzazione delle legione trentina e della sezione locale dell'Associazione nazionale combattenti (ANC), i due organismi di riferimento di quanti avevano combattuto nella prima guerra mondiale; dall'altro, un'opera di riorganizzazione del Fascio locale che portò, nel giro di pochi mesi, a un ricambio della sua dirigenza con l'isolamento del nucleo squadrista.
Iscritto al Partito nazionale fascista (PNF) dal 1( ott. 1923, il L. beneficiò del nuovo corso del fascismo trentino fin dalle prime battute, assicurandosi la nomina a membro del direttivo della federazione provinciale dei Fasci. Se i trascorsi bellici consentirono al L. di assumere mansioni dirigenziali all'interno dell'ANC e della legione trentina - del cui organo di stampa, Trentino, divenne assiduo collaboratore -, il partito gli offrì l'esercizio del mandato parlamentare: candidato nella Lista nazionale nelle consultazioni dell'aprile 1924, fu eletto alla Camera dei deputati, dove rimase senza interruzioni fino al 1939 (XXVII, XXVIII e XXIX legislatura).
Nel corso delle violente polemiche innescate, al principio del 1927, dalla costituzione della Provincia di Bolzano (d.l. 2 genn. 1927, n. 1) e dal riassetto delle circoscrizioni distrettuali, il L. si schierò risolutamente contro la proposta di E. Tolomei di sottrarre alla giurisdizione di Trento i comuni e le frazioni bilingui, e contro qualsiasi altro tentativo di intaccare la già compromessa egemonia della città natale. Il 18 agosto venne nominato segretario federale della Provincia di Trento: si dedicò con impegno al rinnovamento dei quadri e delle strutture locali con una spiccata attitudine accentratrice, come testimonia la decisione di avocare a sé il governo della federazione, di rinviare l'elezione del direttorio e di assumere personalmente la direzione de Il Brennero, il quotidiano fascista della città.
Nel giro di qualche mese il neosegretario riuscì a migliorare, almeno in parte, la situazione politica, distinguendosi in particolar modo per il consolidamento dei Gruppi universitari fascisti (GUF) e la promozione, in occasione del quinto anniversario della marcia su Roma (28 ott. 1927), di una imponente manifestazione commemorativa nel capoluogo. Il numero dei tesserati restò nondimeno insoddisfacente, come ostili rimasero i rapporti con l'amministrazione di Bolzano.
Il 3 febbr. 1928 venne esonerato dall'incarico e rimpiazzato da D. Tuninetti. La sua permanenza ai vertici dell'amministrazione trentina terminò con la nomina, dal marzo 1931 al giugno 1933, a commissario del Fascio, poi podestà, di Rovereto.
Nel Trentino, il L. svolse anche un'importante funzione culturale, intrattenendo relazioni con numerosi artisti locali, primo tra tutti il futurista F. Depero, e ricoprendo la carica di direttore, dal 1933 al 1945, della Biblioteca civica di Trento.
Nei dodici anni in cui fu a capo dell'istituzione, non si limitò a incentivare le politiche di acquisizione di materiale archivistico e librario avviate dai suoi predecessori, inaugurando la catalogazione per soggetto dei volumi e degli opuscoli di autore e argomento trentino, avviando la pubblicazione degli inventari dei manoscritti posseduti e fondando la Rivista bibliografica della Venezia tridentina (1933-41).
Nella seconda metà degli anni Trenta fu, inoltre, presidente della sezione di Trento dell'Istituto coloniale fascista e, dal 1936 al 1943, del comitato di Trento dell'Istituto per la storia del Risorgimento italiano.
Nel marzo 1939 entrò a far parte, come consigliere nazionale per la corporazione vitivinicola e olearia in rappresentanza dei lavoratori del commercio, della Camera dei fasci e delle corporazioni. Nel novembre dello stesso anno, venne temporaneamente sospeso da ogni attività politica "per aver ripetutamente assunto atteggiamenti in contrasto con le più elementari norme di disciplina fascista" (Roma, Arch. centr. dello Stato, Polizia politica, Fascicoli personali, f. Lunelli, Italo). Il provvedimento - le cui motivazioni, a parte il personalismo con cui il L. tendeva a gestire le proprie responsabilità politiche, non sono del tutto chiare - non gli impedì di conservare la carica di consigliere nazionale fino al 1943, forse anche in virtù della sua partenza per i fronti della seconda guerra mondiale.
Nel giugno 1940, infatti, aveva inoltrato domanda per essere richiamato nell'esercito. Partecipò, come maggiore dell'11( reggimento alpini, ai combattimenti su suolo francese e, come tenente colonnello del 6( alpini, alle operazioni in Albania e in Grecia. Ammalatosi di tifo, venne rimpatriato nel marzo 1942; trascorse la convalescenza a Ozzano dell'Emilia, con la moglie e le due figlie.
Alla caduta del fascismo, il L. venne coinvolto nel processo di epurazione dei vertici del regime, subendo una condanna a dieci anni di carcere. Amnistiato, abbandonò la città natale e si trasferì in Emilia, dove riprese l'attività di avvocato e si dedicò alla stesura di opere sulla montagna e sulla storia degli alpini. Negli ultimi anni Cinquanta si stabilì a Roma ove lavorò come consulente legale.
Il L. morì a Roma il 25 sett. 1960.
Fra le opere del L. ricordiamo: Dalmazia che piange a fiotti e a canti, Fiume 1919; Cos'è il fascismo?, Trento 1924; Riforma costituzionale fascista. Cosa insegnano le costituzioni moderne?, Milano 1937; La Biblioteca comunale di Trento, Trento 1937; Introduzione, in Repertori dei documenti per la storia del Risorgimento, Roma 1937 (estr. da Rass. stor. del Risorgimento, XXIV [1937], 7); Historia magistra vitae, Trento 1938; Con l'11( alpini sul fronte occidentale, ibid. 1940; Relazione, in Atti del XXIV Congresso di storia del Risorgimento italiano, Venezia( 1936, Roma 1941, pp. LXIX s.; Pagine della nostra fede: Italia e Germania di fronte all'Europa, Varese 1942; In difesa della verità, Bologna 1952; Il miracolo delle rose. Leggenda delle Dolomiti di Brenta, ibid. 1954; Finirla coi tentativi di mutilare una vittoria alpina. Lettera aperta al dott. Sala, Roma 1960.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Segreteria part. del duce, Carteggio ordinario, f. 509.706: Lunelli Italo; Polizia politica, Fascicoli personali, f. Lunelli Italo; Trento, Biblioteca comunale, Mss., BCT.5; Rovereto, Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Fondo F. Depero. Manoscritti e corrispondenza (lettere del L.). Vedi ancora, I. L., in Studi trentini di scienze storiche, XXXIX (1960), pp. 389-394 (con bibl. degli scritti); S. Benvenuti, Il fascismo nella Venezia tridentina 1919-1924, Trento 1976, ad ind.; V. Calì, Lo Stato liberale e l'avvento del fascismo (1918-1926), in Storia del Trentino contemporaneo. Dall'annessione all'autonomia, I, Trento 1978, ad ind.; P. Piccoli, Lo Stato totalitario (1927-1940), ibid., ad ind.; M. Missori, Gerarchie e statuti del PNF, Roma 1986, p. 231.