TAJO, Italo
Nacque il 25 aprile 1915 a Pinerolo, da Luigi (nato ad Agordo nel Bellunese il 14 aprile 1871; morì a Pinerolo il 23 dicembre 1936) e da Adele Dell’Eve, nata a Camerata Cornello, in Val Brembana, il 12 aprile 1915 (morì a Pinerolo l’8 agosto 1956). I genitori si erano sposati ad Atene il 29 aprile 1901. Dopo avere studiato per un paio d’anni il violino, Italo, su insistenza della madre, fu avviato al canto a Torino, dove il fratello Arnaldo, nato nel 1904, gli trovò un posto di lavoro. A soli 19 anni, nel 1934 fece un’audizione al Teatro Regio. In attesa di debuttarvi l’anno dopo, il 7 aprile nell’Oro del Reno (Fafner), diretto da Alberto Erede, era stato scelto da Fritz Busch al Festival di Glyndebourne per Bartolo nelle Nozze di Figaro. La carriera riprese nel 1937 con Rigoletto (Monterone), al Carignano di Torino; conobbe una nuova battuta d’arresto nel 1938 e continuò nel 1939 su piazze o ribalte minori, affrontando parti di fianco e ruoli di primo piano, come Ferrando nel Trovatore, Raimondo in Lucia di Lammermoor (Torino, teatro alla Moda), Alvise nella Gioconda, Sparafucile in Rigoletto, Timur in Turandot (Trieste, castello di S. Giusto), Padre Guardiano nella Forza del destino (Cento, Comunale), Basilio nel Barbiere di Siviglia (Thiene, Comunale). In dicembre cantò nel Trovatore all’Opera di Roma, dove ritornò regolarmente nel corso della sua lunga carriera.
Nel febbraio 1940 eseguì la Messa da Requiem al Carlo Felice. In marzo iniziò la collaborazione con il Teatro alla Scala: vi ritornò fino al 1956 cantandovi Il barbiere di Siviglia, Orsèolo e L’oro di Pizzetti, Il cavaliere della rosa (Ochs), La Cenerentola (Don Magnifico), Wozzeck (il Dottore, direttore Dimitri Mitropoulos), L’elisir d’amore (Dulcamara), David di Milhaud (Samuele), La bohème (Colline, direttore Leonard Bernstein), Il giudizio universale di Tosatti (Ulrich Schmüller), Troilo e Clessidra di Walton (Calcante), Don Giovanni (Leporello), El retablo de maese Pedro di Falla (Don Chisciotte). Collaborò, inoltre, con l’Ente italiano per le audizioni radiofoniche (EIAR), prima a Torino, poi a Roma, con il San Carlo di Napoli, dove fu ospite assiduo, e il Comunale di Bologna, a riprova di un avvenuto salto di qualità. Nel 1943 debuttò alla Fenice di Venezia con La sonnambula (il Conte Rodolfo). Nel 1946 ebbe il primo contatto con gli Stati Uniti, debuttando alla Lyric Opera di Chicago (La bohème, La Gioconda, Sansone e Dalila), nel 1947 fu a Edimburgo per Macbeth e Le nozze di Figaro, indi al Cambridge Theater di Londra per Il barbiere di Siviglia, Don Giovanni e Don Pasquale. Il 1948 lo vide dapprima al São Carlos di Lisbona, poi al War Memorial House di San Francisco con La bohème, Don Giovanni, L’elisir d’amore. Si produsse a Los Angeles e poi intraprese una tournée concertistica che lo portò in molte città nordamericane, fino a New York, dove il 28 dicembre debuttò al Metropolitan nel Barbiere di Siviglia. Vi cantò per 16 stagioni, dal 1948 al 1950, dal 1976 al 1980, dal 1981 al 1991; oltre al Barbiere si produsse nella Bohème (Colline, Alcindoro, Benoît), Le nozze di Figaro (Figaro), L’elisir d’amore, Don Pasquale (ruolo eponimo), Gianni Schicchi (Gianni, Simone), Faust (Méphistophélès), Il tabarro (il Talpa), Tosca (il Sagrestano), Werther (il Balivo), Manon Lescaut (Geronte). L’attività americana si protrasse per tutto il 1949 e il 1950, anno in cui ricomparve alla Lyric Opera di Chicago e fu anche al Gran Teatro dell’Avana.
Dal 1951 riprese l’attività in Europa, partecipando alla tournée del San Carlo in Francia (Strasburgo; Parigi, Opéra ed Église de la Madeleine). Cantò al Maggio musicale fiorentino, al Carlo Felice, alla Scala, al San Carlo, all’Arena di Verona, dove nel 1952 fu Alvise nella Gioconda accanto alla Callas. Nell’autunno di quell’anno fu di nuovo a San Francisco. A Milano impersonò Banco nel Macbeth inaugurale diretto da De Sabata con la Callas. Dal 1953 al 1956 l’attività di Tajo si divise tra le principali ribalte italiane, il ritorno al São Carlos, dove fu il protagonista di Don Chisciotte e di Don Carlo, una tournée in Brasile (Rio de Janeiro, San Paolo), e dalla seconda metà del 1956 ritornò negli Stati Uniti, dove al Belasco Theater di Broadway fu César in Fanny di Harold Rome, ponendosi così sulla scia di Ezio Pinza. Nel 1958, dopo essere stato anche a Hollywood, dove partecipò all’episodio A stubborn fool della terza stagione della serie televisiva Telephone hour, rientrò in Italia, per poi riguadagnare il Brasile a fine 1959. Il decennio 1959-1969 fu contrassegnato da numerose presenze negli studi RAI. Dal 1968 ebbe inizio l’ultimo periodo americano, che terminò con l’addio alle scene nella Tosca (il Sacrestano) al Metropolitan nel 1991. Nel 1954 esordì nella regìa al San Carlo di Napoli con Mozart e Salieri di Rimskij-Korsakov. La praticò fino al 1984 mettendo in scena titoli di repertorio e rarità, soprattutto al Corbett Auditorium di Cincinnati, dove nel 1966 aveva ottenuto una cattedra di arte scenica presso la locale università. In qualità di regista fu a Barga nel 1971 e nel 1972; ma anche a Detroit, Honolulu, Seattle, Chicago, Pietroburgo, Dallas e Teheran.
Morì a Cincinnati il 28 marzo 1993.
Tajo si accostò alla sala d’incisione dal 1946 con Aida (il Re) e Andréa Chénier (Roucher) per la Voce del padrone, poi nel 1949 Rigoletto (Sparafucile) per RCA, nel 1951 per Le nozze di Figaro (Bartolo) e nel 1953 per Don Giovanni (Leporello) per Cetra, nel 1977 La bohème (Benoît) per EMI, nel 1978 Tosca (il Sacrestano) per Decca. Le registrazioni live permettono di ascoltarlo nei ruoli eponimi di Attila e di Gianni Schicchi, nel Masetto del Don Giovanni, nel Méphistophélès del Faust, nel Banco del citato Macbeth scaligero, nel Ferrando del Trovatore, nel Bartolo dell’edizione di Glyndebourne del 1934. Nel 1948 registrò per Cetra alcune arie di Mozart. Lasciò poi una serie di pagine incise a 78 giri: nel 1935 l’aria di Bartolo nelle Nozze di Figaro, direttore Busch; nel 1942 Il lacerato spirito e Come dal ciel precipita (Milano, Scala) e una serie di arie da camera di Mozart (Mentre ti lascio, o figlia; Un bacio di dama, Per questa bella mano, Aspri rimorsi atroci, Rivolgete a lui lo sguardo); nel 1947 un’altra aria da camera di Mozart (Alcandro, lo confesso), Vous qui fait l’endormie (nel Faust di Gounod), Vecchia zimarra (nella Bohème); nel 1950 il duetto Gilda-Rigoletto, Il lacerato spirito, La calunnia è un venticello; e nel 1951 Madamina, il catalogo è questo, Se vuol ballare, signor contino, Aprite un po’ quegli occhi, Non più andrai farfallone amoroso. Nel 1945-46, presso gli Stabilimenti Farnesina – Titanus di Roma, partecipò alla versione filmata, del Barbiere di Siviglia e dell’Elisir d’amore (regìa di Mario Costa), della Lucia di Lamermmor (regìa di PieroBallerini), e della Leggenda di Faust, versione cinematografica del Faust di Gounod (regìa di Carmine Gallone). Nel 1955 girò negli studi RAI di Milano Don Pasquale, nel 1964 in quelli di Roma L’elisir d’amore, nel 1965 tra Milano e Roma Il barbiere di Siviglia. Animò l’“Italo Tajo Special Recital”, girato nel 1963 negli studi RAI di Roma, e nel 1965 comparve in Chitarra, amore mio, programma RAI realizzato negli studi di Napoli.
Tajo ebbe un repertorio molto ampio, che comprendeva parti di protagonista e di comprimario del melodramma italiano, dal Settecento (Cimarosa, Paisiello) all’Ottocento serio (Bellini, Verdi) e buffo (Rossini, Donizetti); cantò opere russe, protagonista nel Boris Godunov, Ivan Kovanskij nella Chovanščina, Gremin nell’Eugenio Onegin. Di Mozart ha interpretato parti di basso buffo e basso cantante in Bastiano e Bastiano (Cola), Don Giovanni (anche il Commendatore), Le nozze di Figaro, Il ratto dal Serraglio (Osmino). Ha partecipato a numerose prime assolute, La canzone di San Giovanni di Giuseppe Pietri (Giovanni), Ecuba di Gian Francesco Malipiero (Agamennone), La locandiera di Mario Persico (il marchese di Forlimpopoli), Il contrabbasso di Valentino Bucchi (il Contrabbassista), La notte di un nevrastenico di Nino Rota (ruolo eponimo), Il capitan Spavento di Malipiero (L’oste), Esculapio al neon di Ennio Porrino (Papasso); a molte prime italiane, tra le quali – oltre ai citati Troilo e Cressida e Wozzeck scaligeri – vanno ricordati I troiani a Cartagine di Berlioz (Narbal) a Pompei nel 1951, Il giocatore di Prokof’ev (il Generale) a Napoli nel 1953, Il naso di Šostakovič (Ivan Jakovlevič) a Firenze nel 1964.
Cantante-attore per eccellenza, Tajo possedeva un’apprezzabile e duttile voce di basso, capace di adattarsi a vocalità diverse; sapeva sostenere il canto con una particolare attitudine istrionica che gli permetteva di creare personaggi scenicamente incisivi, curati nella gestualità, nel trucco, nel disegno della personalità. In ogni situazione sfoggiava una vocalità curata nella dizione e nel fraseggio, che si trattasse di opere buffe o serie o di operette: lo comprovò Kiss me, Kate! (di Cole Porter) che, eseguita nel 1959 al castello di S. Giusto a Trieste, gli valse il plauso di un critico severo come Giuseppe Pugliese, che sul Gazzettino (9 agosto) scrisse che il successo di Baciami, Caterina! «ha un solo grande nome, almeno sotto il profilo dello spettacolo teatrale: quello di Italo Tajo» (Clerico, 1985, pp. 88 s.). Benché il confronto con le grandi voci di basso allora attive, da Pasero a Pinza, da Siepi a Christoff a Ghiaurov, potesse risultare penalizzante, un attento riesame della sua carriera alla luce delle recensioni dedicategli dalla stampa italiana e internazionale permette di valutarne la statura artistica e di rivendicare al basso piemontese una posizione di spicco nel panorama delle voci del secolo scorso. Già nel 1954 lo aveva dichiarato l’autorevole Giulio Confalonieri, recensendo su La Patria del 12 dicembre L’elisir d’amore, diretto alla Scala da Carlo Maria Giulini, con Rosanna Carteri, Giuseppe Di Stefano, Rolando Panerai: Tajo, scrisse, «si è dimostrato ancora un asso tra i cantanti-attori» (Clerico, 1985, p. 73).
G. Berutto, I cantanti piemontesi dagli albori del melodramma ai nostri giorni, Torino 1972, p. 244; C. Clerico, Italo Tajo, la parte del basso, La Loggia (Torino) 1985; J. Kesting, Die großen Sänger, Kassel 2010, p. 1626.