ITTERO o itterizia (dal gr. ἴκτερος "ittero"; lat. ictĕrus, fr. jaunisse; sp. ictericia; ted. Gelbsucht; ingl. jaundice)
Colorazione gialla della cute e delle mucose dovuta a pigmento biliare (bilirubina) in circolo (bilirubinemia) e nei tessuti (v. bile). La presenza di solo pigmento biliare non determina particolari disturbi; questi invece si hanno, se la causa dell'itterizia per sé ne provoca, o se insieme col pigmento biliare sono in circolo e nei tessuti altri componenti della bile (e particolarmente acidi biliari). Questa particolare condizione (colemia) s'accompagna a bradicardia (polso raro), a prurito cutaneo, spesso insopportabile, a emorragie della pelle, delle mucose (del naso, del tubo digerente, ecc.), del cervello ecc., a delirio, a coma. Probabilmente in questi sintomi hanno parte anche le cause stesse che deteeminano la colemia.
Sebbene già nel passato, e recentemente dalla scuola di L. Aschoff, si pensi che la bilirubina non abbia origine nelle cellule del fegato, ma in un sistema cellulare diffuso in molti organi e nel fegato stesso (sistema reticolo-endoteliale), è da ritenersi, fino a prova contraria, che la bilirubina si formi dall'emoglobina nelle cellule del fegato; il reticolo endoteliale ha larga parte nei processi che preparano la formazione della bilirubina dai detriti dell'emoglobina e 25 grammi d'emoglobina dànno un grammo di bilirubina. La colorazione itterica comincia a manifestarsi quando la concentrazione della bilirubina nel sangue supera l'1/90000. Quando la concentrazione della bilirubina supera l'1/50000 la bilirubina compare anche nelle urine (bilirubinuria, ittero colurico). La colorazione itterica può essere più o meno intensa; se molto intensa e se data da gran tempo, può avere un tono verdastro sporco (ittero verde, ittero nero), probabilmente anche per lo stato anemico che l'accompagna.
Vi sono delle colorazioni gialle della cute, che non sono date da bilirubina (itterizie false), come p. es. da acido picrico, da pigmenti vegetali (lipocromi della zucca, dei mandarini).
L'itterizia può manifestarsi in assai diverse condizioni morbose che si possono raggruppare nelle seguenti forme:
1. Itterizie per ostacolo al deflusso della bile. - Esso può risiedere nel lume o nelle pareti delle vie biliari (calcoli biliari scesi nel coledoco, ascaridi penetrati in esso dall'intestino; tumori delle vie biliari, e, assai comunemente, tumefazione della mucosa del coledoco). Un ostacolo può aversi per compressione delle vie biliari (per tumori del fegato o di organi vicini, come stomaco, pancreas, ghiandole dell'ilo del fegato, papilla del Vater, ecc.); per infiammazione della testa del pancreas. Il modo di presentarsi e di decorrere dell'itterizia e i fenomeni che l'accompagnano permettono di solito di stabilire con precisione la natura e la sede dell'ostacolo, che è causa dell'itterizia. Sono caratteristiche di questa forma d'itterizia: la presenza di bilirubina nelle urine; nelle feci la diminuzione, che può giungere fino alla scomparsa, del bilinogeno (prodotto terminale normale della trasformazione della bilirubina); le turbe digestive dovute alla mancanza della bile nell'intestino (tra le quali caratteristica la deficienza della digestione e dell'assorbimento dei grassi, a cui si deve l'aspetto cretaceo particolare delle feci, cariche di saponi acidi: feci saponacee), sintomi più o meno gravi di colemia.
2. Itterizie da distruzione di pigmento sanguigno superiore alla norma. - Un'itterizia da intensa emolisi si può avere in molte malattie infettive febbrili (ileotifo, polmonite, tubercolosi, malaria ecc.), in alcune malattie dovute a spirochete (sifilide, febbre gialla, spirochetosi itteroemorragica, ecc.); e, forme clinicamente bene definite, negl'itteri emolitici congeniti o acquisiti. In alcune di queste forme è possibile che abbiano parte a determinare l'itterizia anche speciali modificazioni della cellula epatica, per cui il pigmento biliare non è versato soltanto nei canalicoli biliari, ma è ceduto anche direttamente al sangue. Così per l'ittero della cirrosi atrofica del fegato, e forse nell'itterizia luetica. La particolare reazione della bilirubina (reazione indiretta del Van der Bergh) non è caratteristica di questa forma d'itterizia, pur essendo in essa abituale. Mancano i segni di colemia; le feci contengono quantità di bilinogeno superiore al normale, non vi sono segni di digestione difettosa e assorbimento dei grassi dall'intestino. La determinazione del bilinogeno nelle feci è il criterio più sicuro per distinguere le forme di itterizie del primo da quelle del secondo gruppo: con le feci normali s'eliminano in 24 ore 90-150 milligr. di bilinogeno; in casi di gravi emolisi si può giungere a 1000-1500 milligrammi (v. emoglobina).
Forme cliniche. - Tra le forme più comuni e clinicamente più caratteristiche vanno ricordate: a) L'ittero catarrale, che va considerato probabilmente come una malattia infettiva; s'inizia di solito con disturbi digestivi, e può accompagnarsi nei primi giorni a poca febbre; v'è un malessere generale; in pochi giorni la tinta itterica si fa intensa, le urine brune, le feci si fanno cretacee; si può giungere fino alla completa chiusura del coledoco e alla totale mancanza di bile e quindi di bilinogeno nelle feci; v'è intenso prurito della pelle. Dopo due a tre settimane la sintomatologia s'attenua, e in capo a trenta-quaranta giorni s'ha la guarigione e la scomparsa della tinta itterica. Non sogliono aversi complicazioni, né postumi. La cura sta specialmente in prescrizioni igieniche e dietetiche, clisteri e iniezioni endovenose di urotropina e glucosio, antifermentativi, alcalini. b) L'ittero emolitico, del quale si distingue una forma familiare o congenita e una acquisita. Ha decorso eminentemente cronico; s'accompagna ad anemia, e presenta periodi di riacutizzazione dell'emolisi e periodi di pausa. Sono sue caratteristiche, almeno generalmente, una diminuzione della resistenza dei globuli rossi alle soluzioni saline, la presenza in circolo di numerosi globuli rossi più piccoli del normale (microciti), la quantità di bilinogeno delle urine e delle feci superiore al normale, indizio e misura dell'emolisi esagerata, un certo grado d'ingrandimento del fegato e soprattutto della milza. È vanto delle scuole italiane di avere individuato nella milza uno degli anelli essenziali di questa emolisi eccessiva, e di aver proposto e attuato la splenectomia come il mezzo curativo capace di guarire la malattia (G. Banti, C. Bozzolo, F. Micheli). c) L'ittero emorragico, che si ha sopattutto negli itteri cronici e intensi tutte le volte che, o per la particolare fragilità dei vasi del malato o per le alterazioni che la colemia o la causa dell'itterizia inducono nella costituzione del sangue, si hanno emorragie della pelle, delle mucose, o di alcuni organi. Il presentarsi di emorragie in una itterizia è sempre un fatto importante; non è però un segno di assoluta gravità. d) Col nome di ittero grave s'esprime un rilievo clinico, non una data forma d'itterizia; sono forme gravi l'ittero da tumore della testa del pancreas, da tumore della papilla del Vater, l'ittero infettivo o malattia del Weil o spirochetosi itteroemorragica, e soprattutto l'atrofia gialla acuta del fegato.
Bibl.: F. Micheli, XXI Congr. di med. int., 1911; M. Brulé, Recherches sur les ictères, Parigi 1920; L. Zoja, Le itterizie, Bologna 1923; N. Ortner, Sintomatologia clinica, Milano 1926; F. Widal e P. Abrami, Les ictères, in G. H. Roger, F. Widal, P. J. Teissier, Nouveau traité de médecine, XVI, Parigi 1928.