IUCN
– Sigla di International union for conservation of nature, organizzazione scientifica nata nel 1948 con l’intento di influenzare, incoraggiare e assistere le società in tutto il mondo a conservare l’integrità e diversità della natura e di assicurare che ogni utilizzo delle risorse naturali sia equo ed ecologicamente sostenibile. L’IUCN si avvale del supporto di migliaia tra scienziati, volontari ed esperti delle diverse discipline di circa 160 diversi paesi e raccoglie oltre 1100 organizzazioni governative e non governative. In Italia, tra le altre, il Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), la direzione per la protezione della natura del Ministero dell’ambiente, le principali organizzazioni non governative per la protezione dell’ambiente e alcune aree protette. Il quartier generale dell’organizzazione è in Svizzera, presso Ginevra, e la gestione è affidata a un consiglio eletto dai membri dell’organizzazione e rinnovato ogni quattro anni; i fondi necessari alle attività provengono da governi e fondazioni, ma anche da enti e finanziatori privati. Scopo principale dell’IUCN è la conservazione della biodiversità, intesa come ricchezza globale di specie viventi animali e vegetali, dei loro habitat e dei loro geni: la biodiversità è ricchezza e variazione strutturale, composizionale e funzionale dei sistemi viventi su diverse scale e include quindi la variabilità genetica tra individui, la diversità tra le popolazioni e tra le specie, la diversità dei paesaggi, degli ecosistemi, dei biomi. Attorno alla conservazione della biodiversità ruotano le principali sfide ambientali che l’uomo deve affrontare: i cambiamenti climatici, la sostenibilità energetica, un’economia rispettosa dell’ambiente e dell’uomo, il miglioramento della condizione umana nella convinzione che sostenibilità e conservazione, a livello sia globale sia locale, siano fortemente dipendenti l’una dall’altra. I campi di attività dell’IUCN spaziano quindi dalla gestione degli ecosistemi alla legislazione in materia ambientale, dalla ricerca scientifica all’economia, dalla conservazione degli ambienti acquatici e terrestri alla difesa dei diritti umani. L’IUCN investe energie nella ricerca, nel recupero degli ambienti degradati, nella gestione di progetti di conservazione, locali o sovranazionali, rappresentando un punto costante di riferimento nelle politiche ambientali dei governi, nelle convenzioni internazionali, nella legislazione nazionale o internazionale in materia ambientale. Pioché la biodiversità e il livello di rischio a cui è esposta non sono distribuiti in modo uniforme sulla Terra e non tutte le specie hanno la stessa sensibilità nei confronti di minacce simili, esistono due possibili strategie di conservazione: la prima a livello di specie, mediante l’individuazione di quelle minacciate e la messa in atto di azioni mirate per la loro tutela; la seconda a livello di area geografica, dei siti con alta biodiversità che sono al contempo minacciati. I due approcci sono spesso integrati nell’individuazione di siti minacciati che ospitano specie a rischio di estinzione.
Lista rossa IUCN. – Creata nel 1963, e nota anche nell'ingl. IUCN red list of threatened species, rappresenta il più importante e completo inventario delle specie animali e vegetali a rischio a livello globale; identifica quelle a rischio di estinzione e promuove le azioni in favore della loro conservazione. I dati sono raccolti e analizzati da esperti, che dedicano a questa missione parte della loro attività scientifica in maniera gratuita. Molti di questi scienziati sono anche membri della IUCN’s Species survival commission (SSC), una commissione internazionale che ha l’intento di promuovere le azioni necessarie a contrastare la perdita di biodiversità e difendere le specie minacciate. Per la compilazione della lista rossa nel 1994 sono stati adottati categorie e criteri quantitativi e scientificamente rigorosi, poi raffinati in modo sostanziale nel 2001. Tali criteri e categorie rappresentano uno standard a livello mondiale per la valutazione dello stato di conservazione delle specie anche al di fuori della IUCN. Le categorie di stato di conservazione delle specie adottate nel 2001 sono ordinate a seconda del livello di minaccia a cui queste ultime sono sottoposte (v. tab.). Ciascuno dei criteri è a sua volta codificato nei seguenti sottocriteri: A, si basa sulla stima della velocità di declino numerico della popolazione della specie, indipendentemente dalla consistenza numerica; B, sulle dimensioni dell’areale geografico di distribuzione della specie; C, concettualmente simile a B, si applica a popolazioni numericamente ristrette (meno di 10.000 individui per l’inclusione di una specie nella categoria vulnerabile), tra loro isolate e con un evidente declino o una drammatica fluttuazione numerica della popolazione; D, si applica esclusivamente alle specie con popolazione o areale di distribuzione estremamente ridotto (meno di 1000 individui o area occupata inferiore a 20 km2 per l’inclusione di una specie nella categoria vulnerabile); E, si basa su probabilità di estinzione quantitative stimate per un intervallo temporale preciso (se la probabilità è superiore al 10% in 100 anni una specie è considerata vulnerabile, se superiore al 20% in 20 anni o cinque generazioni è in pericolo, se superiore al 50% in 10 anni, o tre generazioni, in pericolo critico). Queste stime possono essere ottenute tramite un’analisi della vitalità della popolazione basata su simulazioni del suo andamento demografico secondo i tassi di natalità, mortalità, accrescimento. Le specie incluse nelle categorie VU, EN e CR rappresentano delle priorità di conservazione, perché senza interventi specifici, mirati a neutralizzare le minacce nei loro confronti e in alcuni casi anche a incrementare le loro esigue popolazioni, la loro estinzione è una prospettiva concreta. Una lista completa delle specie a rischio di estinzione è consultabile sul sito www.iucnredlist.org.