MANIU, Iuliu (XXII, p. 132)
Dopo l'assassinio di I. G. Duca (29 dicembre 1933) si oppose allo scioglimento della Guardia di ferro, e analoghe riserve oppose anche al gabinetto Tătărescu. Nel 1937 strinse un patto di "non aggressione" con C. Codreanu e con G. Bratianu ottenendo la maggioranza nelle elezioni parlamentari del 20 dicembre. Nel 1938 disapprovò la condanna di Codreanu, la nuova costituzione, la persecuzione dei "legionarî". Contribuì così alla caduta di Carlo II e all'affermazione del regime del maresciallo Antonescu (6 settembre 1940). Fu uno dei principali fautori dell'armistizio con i Sovieti del 23 agosto 1944, ma, contrario alle repressioni del governo, si rifiutò di partecipare alla formazione del gabinetto Groza (6 marzo 1945). Accusato, insieme ad altri capi del partito nazional-contadino (I. Mihalache, N. Penescu, V. Rădulescu-Pogoneanu, ecc.) di alto tradimento, fu condannato l'11 novembre 1947 ai lavori forzati, trasformati, data la sua età avanzata, in reclusione perpetua.