IUVENTAS
− Dea della giovinezza il cui culto è antichissimo.
Veniva venerata in un'edicola del sacrario di Minerva, sul Campidoglio, quale dea della giovinezza eternamente rinascente di Roma. Annualmente i giovani, divenuti atti alle armi, le sacrificavano una vittima. La Speranza, ispirata dallo sviluppo delle giovani milizie, era simboleggiata dall'accostamento della I. alla Spes. Nell'Italia meridionale, dove il suo culto era da tempo diffuso, I. compare insieme con Eracle, la divinità della forza virile, e con la sua dea Ebe, la rappresentante dell'eterna gioventù. In circostanze minacciose, per esempio prima della battaglia del Metauro, 207 a. C., I. venne invocata e le fu promesso un tempio. Augusto, che nominò l'erede presuntivo princeps iuventutis, le elevò un nuovo tempio sul Palatino.
Le prime rappresentazioni della I. compaiono sulle monete del giovane Cesare M. Aurelio: I. con lunghe vesti cultuali e coppa dei sacrifici, sparge, allo stesso modo della Pietas (v.), grani d'incenso sul fuoco di un candelabro e viene identificata come Iuventus. L'immagine accenna ai doveri religiosi dell'ancor giovanile princeps iuventutis. L'attività bellica del principe è rappresentata, sotto il titolo I., su un'altra immagine: I. compare con la fronda della pace ed il tropaeum, insegna della vittoria. Anche il solo nome I., inghirlandato da foglie di quercia, compare su monete di questo Cesare. Caracalla, in veste imperiale, con la statuetta della Vittoria e la lancia abbassata, con l'iscrizione Iuventa (sic) imperii, ricorda il significato originario della personificazione, l'Impero che si rinnova continuamente. La stessa immagine sulle monete dell'imperatore Gallieno, ma con il titolo iuventus Aug(usti), vuol sottolineare la giovinezza di questi rispetto al padre e coregnante Valerio I, allo stesso modo che l'Ercole, con l'iscrizione iuventus, sulle monete di Claudio II, deve rilevare la viridis senectus del robusto e giovanile Gothicus, nonostante l'alta età raggiunta.
Bibl.: G. Wissowa, Religion und Kult, 2, p. 135 ss.; Strack, III (Antoninus Pius), pp. 45, 109; M. Grant, Roman Imperial Money, pp. 151, 244 ss., 262.