PACETTI, Iva
– Soprano, nacque a Prato il 12 dicembre 1899, figlia di Pietro (ignoto il nome della madre).
Iniziò lo studio del canto a 15 anni nella città natale, con Ferruccio Cecchini e Mary Mirabella. Prese lezioni di Arte scenica da Italia Vitalini. Debuttò nel 1920 al teatro Metastasio nel ruolo eponimo di Aida. A detta di Giacomo Lauri Volpi (1977, p. 91), sarebbe entrata nella scuola di Leopoldo Mugnone, direttore acclamato, che nel 1921 la fece cantare al Lexington di New York. Iniziò una brillante carriera, con debutti importanti. Nel marzo 1922 fu alla Scala con Arturo Toscanini, Elena nel Mefistofele di Arrigo Boito. Vi ritornò per 10 stagioni: nel 1926-27 fu Arianna nell’Arianna e Barbablù di Paul Dukas, nel 1929-30 Leonora nella Forza del destino, nel 1930-31 di nuovo Aida oltre a Donna Anna nel Don Giovanni, nel 1932-33 come Tosca e come Duchessa di Guido del Popolo di Igino Robbiani, nel 1933-34 Leonora nel Trovatore e nella Forza del destino, e Manon nella Manon Lescaut, nel 1938-39 Turandot, Fedra e Fedora nelle opere di Puccini, Pizzetti e Giordano, Leonora nel Fidelio di Beethoven, nel 1940 la Moglie del tintore nella Donna senz’ombra di Richard Strauss (prima italiana, diretta da Gino Marinuzzi: ne esiste un documento sonoro, realizzato il 6 gennaio, relativo al I Quadro del III Atto e pubblicato per la prima volta dalla A.N.N.A. Record Company, con numero di catalogo 1018), ancora Tosca, Donata nell’opera omonima di Gaspare Scuderi e ancora Leonora della Forza del destino, nel 1940-41 Camilla negli Orazi di Ennio Porrino e infine nel 1941-42 Costanza nelle Due giornate di Luigi Cherubini. Nel 1922 riprese Mefistofele al Verdi di Padova e poi al S. Carlo di Napoli, sotto la direzione di Tullio Serafin; riconfermata nel 1923, vi ritornò regolarmente. Nel 1924 debuttò al Regio di Torino, Minnie nella Fanciulla del West, con la quale l’anno successivo si presentò al Costanzi di Roma: vi divenne ospite fissa, amata dal pubblico della capitale. Dal luglio 1926 intraprese una tournée in Sud America, dove tornò nel 1927, esibendosi a Rio de Janeiro, San Paolo, Santiago, Valparaiso, Conceptión in alcuni suoi cavalli di battaglia, come Gioconda, Aida, Il trovatore, Cavalleria rusticana. Nel 1928 fu in Egitto, al Cairo, dove debuttò nel Tristano e Isotta di Wagner, e ad Alessandria. Fu poi al Városi Színház di Budaspest con Aida e Cavalleria rusticana e al Liceu di Barcellona con Turandot e Aida. Nel 1929 compì la terza tournée in America Latina. Nel 1930 debuttò al Covent Garden di Londra con Tosca e Otello sotto la direzione di Vincenzo Bellezza. Nel 1931 ritornò a Londra e debuttò alla Civic Opera di Chicago, con Tosca, Aida e Il trovatore. Dal 1932, cantò soprattutto in Italia: alla Scala, al Costanzi, divenuto teatro Reale dell’Opera di Roma, al S. Carlo alternava la buona provincia. Partecipò al Carro di Tespi e ai molti spettacoli popolari promossi dal regime nelle piazze d’Italia. Nel 1935 cominciò a collaborare con l’EIAR: negli studi di Torino cantò Francesca da Rimini, Manon Lescaut, Nabucco; in quelli di Roma La ghibellina di Renzo Bianchi e Giulietta e Romeo di Riccardo Zandonai. Ritornò a Roma nel 1938 col Fidelio, a Milano nel 1940 per un Concerto Martini & Rossi con Beniamino Gigli, a Torino nello stesso anno per Tosca. Ma non mancarono presenze all’estero. Nel 1936 cantò Norma al teatro del Casino di Montecarlo, Tosca in quello del Casino di Vichy e nel 1937 nel Casino di Cannes. Nel 1938 fu di nuovo al Covent Garden e alla Städtische Oper di Berlino con Tosca, mentre a Vichy cantò in Un ballo in maschera. Dal 1942 l’attività di Iva Pacetti si fece meno intensa: nel 1943 si ridusse alla Fedra di Ildebrando Pizzetti al Verdi di Trieste, diretta da Gianandrea Gavazzeni, alla Fedora nel teatro dei Rozzi di Siena e all’Andrea Chénier al Gautheater Westmark di Saarbrücken. Nel 1946 cantò in concerto al Centro Sud della RAI di Roma; il 18 gennaio 1947 diede l’addio alle scene con Turandot al teatro dell’Opera di Roma.
Tra il 1928 e il 1930 realizzò undici 78 giri per la Columbia, comprendenti anche una breve selezione dell’Ernani, opera allora di rara esecuzione. Nel 1934 registrò Pagliacci di Leoncavallo, con Beniamino Gigli e i complessi della Scala. Nel 1938 iniziò a incidere Tosca con i complessi dell’Opera di Roma: dopo il prim’atto, di cui rimangono alcune matrici, fu sostituita, per motivi di salute, da Maria Caniglia, altra cantante celeberrima e popolare. La Pacetti successivamente smentì questa versione: si sarebbe trattato di un’indisposizione della figlia, e la casa discografica e i colleghi non vollero attendere il suo ritorno. Nel 1939 partecipò a Fascino, un film di Giacinto Solito. Dal matrimonio con Leopoldo Cappellini, pratese anch’egli, persona in vista nella capitale, proprietario dell’Hotel Plaza e dell’Ippodromo di Tor di Valle, nacquero Magda e Giano.
Morì il 19 gennaio 1981 a Roma.
Prato ha conservato viva memoria dell’illustre concittadina con una lapide commemorativa posta sulla casa, l’intitolazione di uno dei più frequentati istituti scolastici della città e numerose manifestazioni in suo onore.
Iva Pacetti fu un soprano lirico spinto, se non drammatico, dal repertorio eclettico, che comprendeva la produzione matura di Verdi, le parti più ‘sfogate’ della Scapigliatura (Gioconda; Elena del Mefistofele), del teatro pucciniano (Minnie, Floria Tosca, Turandot: di quest’ultima dev’essere considerata una delle interpreti più rilevanti del secolo della Giovane Scuola, e alcuni titoli del teatro tedesco, oltre a numerosi lavori contemporanei di compositori italiani. Possedeva voce possente, salda e sicura nel centro, coronata da un registro acuto incisivo e penetrante, uno stile improntato ad un’evidente drammaticità. Vi aggiungeva la dizione nitida, l’accento scandito, un fraseggio acceso e un canto appassionato, legato al gusto del verismo, allora imperante, ma capace di dare vitalità a tutti i personaggi che interpretava. Per questo, come Maria Caniglia e Gina Cigna, con le quali rivaleggiò in molte opere, senza peraltro eguagliarle in fama e popolarità, fu interprete apprezzata anche di alcuni lavori della produzione del primo Ottocento, come Norma o Il pirata (cantò quest’ultimo nel 1935 al Giardino Bellini di Catania in occasione delle celebrazioni per il centenario della morte di Bellini). Se le agilità rimanevano in ombra, per una preparazione non adatta a rendere i passi fioriti, i recitativi, le frasi declamate, i momenti più scopertamente drammatici, le lunghe e vibranti melodie trovavano nella Pacetti un’artista in grado di farli rivivere con efficacia ed effetto.
Fonti e Bibl.: F.W. Gaisberg, La musica e il disco, Milano 1949, passim; G. Lauri Volpi, Voci parallele, Bologna 1977, p. 91; B. Baudissone, Un nido di memorie. Interviste a 40 cantanti lirici, Torino 1983, p. 39; V. Frajese, Dal Costanzi all’Opera di Roma, Roma 1978, IV, ad ind.; G. Feliciotti, I. P., Torino 1987; R. Celletti, Il teatro d’opera in disco, 1959-1987, Milano 1988, p. 363; C. Marinelli Roscioni, Le otto stagioni di Toscanini alla Scala, 1921-1929, in Quaderni dell’IRTEM, vol. 14, Roma 1993, p. 226 et passim; G. Marinuzzi, Tema con variazioni. Epistolario artistico di un grande direttore d’orchestra, a cura di L. Pierotti Cei Marinuzzi - G. Gualerzi - V. Gualerzi, Milano 1995, pp. 325, 493, 554, 561, 686, 688, 691, 700, 766, 796, 828 s., 831, 866; K.J.Kutsch - L. Riemens, P. I., in Großes Sängerlexikon, Bern-München, IV, 1997, p. 2627; E. Giudici, L’opera in cd e video. Guida all’ascolto di tutte le opere liriche, Milano 2007, p. 563; J. Kesting, Die großen Sänger, Kassel 2010, pp. 865 s.