FRANKO, Ivan
Poeta ucraino nato nel 1856 presso Drohobycz (allora Galizia). Nel 1875 entrò all'università di Leopoli dove subì nei primi tempi gl'influssi "moscofili", miranti ad assorbire linguisticamente e culturalmente la gioventù ucraina nell'orbita russa. Ma ben presto divenne un acceso seguace della corrente ucraina e per conseguenza della sua attività politica le autorità austriache lo tennero per alcuni mesi in prigione; uscito dal carcere, passò parecchio tempo nella più completa miseria. Morì a Leopoli il 28 maggio 1916. Egli è non soltanto il più notevole poeta ucraino di Galizia, ma occupa un posto importante nella cultura del suo popolo (in quegli anni ancora in piena formazione) come novelliere, drammaturgo, traduttore dalle letterature straniere in ucraino e dall'ucraino in lingue straniere, storico, uomo politico, sociologo e critico. La sua attività artistica si confonde in parte, come presso altri "risvegliatori" slavi, con l'attività del lottatore.
Opere principali: Zivjale listja (Foglie appassite), raccolta di liriche d'impronta folkloristica; Lis Mikita "la volpe Nicola", leggenda in versi; Zachar Berkut, racconto dell'epoca delle invasioni tartare in Galizia; tra i suoi racconti più noti figurano Do svitla (Verso la luce) e Malij Miron (Il piccolo Mirone); grande successo ebbero il dramma Ukradene ščastja (La felicità rubata) e la commedia Učitelj (Il maestro); nel Mojsej è trattato il problema della convivenza dell'individuo nella collettività; fra le sue traduzioni è degna di menzione quella del Faust.
Bibl.: S. Efremov, Pevec borby i kontrastov (Il cantore della lotta e dei contrasti), in Kievskaja starina, 1902; A. Krimskij, Ivan Franko, Leopoli 1900; B. Lepkij, nell'antologia Struni, II, Berlino 1922 (con bibl.).