IVIZA (sp. Ibiza; A. T., 41-42)
La terza, in ordine di grandezza, delle isole Baleari (v.), situata a un'ottantina di km. a SO. di Maiorca. Ha forma ellittica, con l'asse maggiore (da SO. a NE.) di 41 km. e l'asse minore di 20 km., e copre una superficie di 572 kmq. È formata essenzialmente da terreni triassici e giurassici, che sopportano in gran parte una coltre di terreni cretacei. L'isola è tutta montuosa, ma le cime più alte non arrivano ai 500 m. (Atalayasa, 475 m.); un'area depressa trasversale permette facili comunicazioni tra la costa occidentale dell'isola e quella orientale. La parte più elevata, quella in cui si trova appunto l'Atalayasa (e inoltre il Pez, 400 m., la Sierra Mayol, 350 m., ecc.), è la meridionale, che termina verso SE. con un piano alluvionale, formatosi, sembra, in seguito alla costituzione di cordoni litoranei, i quali saldarono, all'isola i promontorî rocciosi d'Iviza città, Corpmari e Falcón. La parte settentrionale d'Iviza ha altezze ancora più modeste, solo eccezionalmente superiori ai 400 m.
Le coste d'Iviza sono in massima parte alte e frastagliate da un gran numero di calas pittoresche, fronteggiate talvolta da isolotti e scogli rocciosi, come, dinnanzi alla costa nord-orientale, l'alta isola di Tagomago, sormontata da un faro, e, di fronte alla costa occidentale, le isole Conejera, del Esparto e Bledas. A breve distanza (quattro chilometri) dall'estrema punta sud-orientale d'Iviza sorge Formentera.
Situata a 39° di lat. N. (è, press'a poco, la latitudine di Catanzaro), Iviza ha clima caldo e, a causa dell'esigua altezza dei rilievi, con piogge scarse. Buona parte dell'isola è tuttora coperta da boschi di pini (dai quali deriva il nome di Πιτυοῦσσαι, Pitiuse, che i Greci diedero al gruppo Iviza-Formentera). L'agricolura e la pesca sono le risorse principali degli abitanti, che ammontano a circa 26.000 (1926). Vengono coltivati mandorli, ulivi, fichi, carrubi e frumento.
La maggior parte della popolazione vive accentrata, ma i centri sono per lo più assai piccoli; unico importante è il capoluogo, Iviza, pittoresca cittadina di 6200 abitanti, costruita parte lungo il mare e parte sopra un'altura scoscesa. La città alta, circondata da mura arabe in cui si apre una porta monumentale, racchiude la cattedrale, del sec. XIII, il museo archeologico, un castello e varî altri edifici notevoli. La parte bassa della città è il quartiere dei pescatori. Il porto, soprattutto peschereccio, ha scarso movimento; è toccato da servizî regolari provenienti da Barcellona, Palma, Valenza e Alicante.
L'isola nell'antichità. - L'isola era nota nell'antichità col nome di Ebuso ed era la più settentrionale delle due isole Pitiuse di fronte alle coste dell'Hispania Tarraconensis: la sua capitale, posta nel lato orientale dell'isola, portava lo stesso nome che, secondo alcuni, deriverebbe dal dio Bes, onorato nell'isola. Il periodo più fiorente dell'isola è quello della sua colonizzazione come porto militare ed emporio commerciale (soprattutto per la pesca e per le saline) da parte dei Cartaginesi, che ebbe inizio verso il 654 a. C., durò sino al sec. II e ha lasciato le sue copiose vestigia nelle diverse necropoli puniche di Puig des Molins, di Puig d'En Valle, di Talamanca, ipogei scavati nella roccia, dai quali è uscita larga messe di oreficerie, vetri, statuette fittili d'arte punica. Nel 1907 si è scoperto pure un santuario punico di Afrodite, utilizzato poi come sepolcreto. Le sue lane e i suoi olî erano assai ricercati dai Cartaginesi. Durante le guerre puniche, restò fedele ai Cartaginesi, accolse Magone e gli fornì rinforzi contro i Romani. Dopo l'occupazione romana (121 a. C.) Ebuso fu, ai tempi di Vespasiano, eretta in municipio col nome di Municipium Flavium. Ma le vestigia romane sono rare nell'isola.
Per la storia medievale e moderna, v. baleari.
Bibl.: Roman y Calvet, Islas Pythiusas, Barcellona 1906; A. Perez Cabrero Ibiza arqueológica, ivi 1911; C. Roman, Antiguedades Ebusitanas, ivi 1913; J. Serra Rafols, Les îles Baléares, ivi 1929; S. Gsell, Hist. ancienne de l'Afr. du nord, I, Parigi 1914; Excav. a Ibica, in Anuari d'Est. Catalans, 1908; E. Hübner, in Pauly-Wissowa, Real-Encykl., V, col. 1903 segg.