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IWŌ-JIMA

di Romeo BERNOTTI - Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)
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IWŌ-JIMA (giapp. "isola dello zolfo")

Romeo BERNOTTI

-JIMA L'isolotto (3 × 5 miglia) che fa parte del gruppo delle Volcano (v. XXXV, p. 546, e in questa App.) fu, per la sua posizione strategica a sole 640 miglia da Tōkyō, potentemente fortificato dai Giapponesi durante la seconda Guerra mondiale, sia contro l'offesa aerea (che si delineò fin dalla seconda metà del 1944 da parte dell'aviazione degli Stati Uniti di base nelle Marianne), sia contro un'eventuale invasione. L'isola fu armata con potenti artiglierie, con impianti sotterranei. Una complicata e formidabile organizzazione difensiva valorizzava in alto grado le difficoltà del terreno montuoso; due aeroporti vi furono attrezzati.

Il possesso di quell'isola costituiva per le forze americane un principale obiettivo di operazioni, allo scopo di tagliare le comunicazioni del Giappone con le fonti di risorse nei mari del sud. In dicembre 1944 e gennaio 1945, oltre che dall'aria l'isola fu bombardata da corazzate, incrociatori e cacciatorpediniere. Ritenendo che le azioni preliminari avessero avuto sufficiente effetto, lo S. M. americano stabilì che il 19 febbraio 1945 fosse sferrata l'azione risolutiva per la conquista. I Giapponesi non furono in grado di rinforzare la difesa dell'isola, che rimase perciò affidata alle sole forze locali, benché Iwō-Jima costituisse un caposaldo dell'ultima linea difensiva dell'Impero. Dalle basi delle Marianne i velivoli americani bombardarono il 16-17 febbraio 1945 gli aeroporti di Iwō-Jima; quella operazione fu protetta dai bombardamenti eseguiti da velivoli provenienti da navi portaerei veloci, per neutralizzare anche la base aerea di Chichi-Jima nelle Bonin e le basi nella zona di Tōkyō.

Il corpo di occupazione fu formato da oltre 100.000 uomini, di cui 75.000 di truppe d'assalto. Sotto l'appoggio dei bombardamenti aerei e navali il 19 febbraio poté cominciare lo sbarco sulla costa nord-est, ma l'avanzata delle truppe fu molto contrastata da contrattacchi. La resistenza organizzata nell'isola durò fino al 16 marzo. Una nave portaerei americana fu affondata per opera di velivoli suicidi. Le perdite di velivoli assommarono a 168 da parte americana contro 732 giapponesi. Le perdite delle truppe attaccanti furono 4590 morti e 16.000 feriti; per i Giapponesi 21.000 morti e 212 prigionieri.

Con la conquista di Iwō-Jima gli Stati Uniti estesero il controllo nel Pacifico alle difese interne del Giappone.

Vedi anche
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