J-curve
Teoria che, nel descrivere la relazione tra la variazione del tasso di cambio e il saldo della bilancia commerciale, mostra che un deprezzamento (➔) della valuta peggiora inizialmente tale saldo, mentre ne provoca un miglioramento a lungo termine (➔ bilancia dei pagamenti, approcci teorici alla): un andamento di breve periodo di segno opposto a quello di lungo si verifica perché l’effetto immediato di un deprezzamento del cambio è quello di rendere le importazioni più care, aumentando la spesa totale in beni importati in misura maggiore dell’incremento dei proventi delle esportazioni; nell’arco di qualche trimestre, la domanda di esportazioni cresce gradualmente, mentre la domanda di importazioni diminuisce, per effetto della variazione dei prezzi. La dinamica del saldo della bilancia commerciale ha dunque la forma di una j in presenza di un apprezzamento del cambio.
Le basi analitiche della J-c. riposano sull’ipotesi di una bassa elasticità al prezzo della domanda di importazioni ed esportazioni nel breve periodo, e di una rapida risposta dei prezzi del’import/export ai movimenti del cambio. Sotto queste condizioni, nel breve periodo si manifesta solo l’effetto di un deprezzamento del tasso di cambio, inducendo un incremento del prezzo relativo delle importazioni e una riduzione di quello delle esportazioni. L’effetto (di quantità) sul volume dei flussi commerciali tende invece a essere limitato, per es. se la domanda di importazioni ed esportazioni è in gran parte predeterminata sulla base di accordi contrattuali preesistenti, oppure a causa di costi elevati nel sostituire i beni importati con quelli nazionali. Pertanto, il valore delle esportazioni aumenta solo leggermente, mentre quello delle importazioni presenta un sensibile innalzamento in ragione del loro costo maggiore a quantità invariata, creando un deficit commerciale. Con il passare del tempo, la crescita del prezzo delle importazioni ne diminuisce il volume, nella misura in cui la domanda interna si sposta su beni nazionali meno cari. Parimenti, la caduta del prezzo delle esportazioni eleva la domanda estera, portando eventualmente a un surplus (➔) commerciale. Ciò si verifica, in particolare, se l’elasticità al prezzo dei flussi commerciali nel lungo periodo è sufficientemente elevata (condizione detta di Marshall-Lerner, ➔ Marshall-Lerner, condizioni di).
La J-c. è alla base di una diffusa interpretazione del persistere di un deficit delle partite correnti degli Stati Uniti negli anni 1980, a fronte di un deprezzamento del dollaro (➔ Louvre, accordi di). Tuttavia, da un lato gli studi empirici hanno raggiunto risultati alquanto disparati, soprattutto per quanto concerne l’evidenza a sostegno dell’esistenza di una curva J, non solo negli Stati Uniti ma anche in altri Paesi. Dall’altro lato, la letteratura economica ha messo in luce come la mancanza di robustezza empirica della J-c. sembri riflettere il fatto che questa relazione non è di natura strutturale, ovvero invariante rispetto ai diversi disturbi economici, sicché è dubbia la sua utilità per comprendere e prevedere gli effetti sul surplus commerciale di episodi specifici di deprezzamento della valuta.