Palance, Jack
Nome d'arte di Vladimir Palahniuk, attore cinematografico e teatrale statunitense, di origine ucraina, nato a Lattimer Mines (Pennsylvania) il 18 febbraio 1919. I tratti del volto marcati e spigolosi lo obbligarono inizialmente a interpretare solo personaggi crudeli e spietati, il più famoso dei quali è il pistolero dallo sguardo tagliente di Shane (1953; Il cavaliere della valle solitaria) di George Stevens. In seguito impersonò con grande efficacia anche uomini deboli e incerti o eroici e altruisti, come nei film di Robert Aldrich The big knife (1955; Il grande coltello) e Attack! (1956; Prima linea), tra le prove migliori della sua carriera. Ha poi dato un'ulteriore dimostrazione della sua versatilità con alcuni ruoli brillanti, per uno dei quali, in City slickers (1991; Scappo dalla città ‒ La vita, l'amore e le vacche) di Ron Underwood, ha ricevuto nel 1992 l'Oscar come migliore attore non protagonista.
Figlio di genitori immigrati dall'Ucraina, ebbe un'infanzia difficile. La sua abilità nel football gli permise di ottenere una borsa di studio per la University of North Carolina a Chapel Hill, che tuttavia abbandonò dopo due anni, mentre per altri due fu pugile professionista. Richiamato alle armi nel 1942 e assegnato all'aviazione, venne congedato dopo pochi mesi per le ferite riportate in un volo di addestramento. Studiò poi giornalismo alla Stanford University in California, che lasciò nel 1946 senza laurearsi. Trasferitosi a New York, nel 1947 iniziò la carriera di attore teatrale; dopo alcune parti minori, l'anno successivo fu chiamato a sostituire prima Anthony Quinn e poi Marlon Brando in A streetcar named desire di T. Williams. Questa opportunità gli aprì la strada non solo per altri ruoli da protagonista in teatro, ma anche per la televisione e per il cinema. Il regista dello spettacolo, Elia Kazan, rimase infatti così impressionato dalla sua interpretazione che lo chiamò a Hollywood. In Panic in the streets (1950; Bandiera gialla), diretto dallo stesso Kazan, interpretò così uno spietato assassino, ruolo che impersonò anche in Sudden fear (1952; So che mi ucciderai) di David Miller e in Shane, film per i quali ricevette due nominations all'Oscar come attore non protagonista. Interpretò anche indiani, guerrieri barbari e banditi in una serie di modesti film western, storici o avventurosi. Di ben maggiore complessità furono i suoi personaggi in The big knife e Attack!: nel primo è un attore idealista alle prese con il cinismo del suo produttore (Rod Steiger), nel secondo un coraggioso e sfortunato ufficiale, coinvolto in un'amara storia di guerra. Il carattere anticonformista e indipendente lo portò a uno scontro con i produttori, in seguito al quale decise nel 1956 di abbandonare Hollywood. Dopo aver lavorato in televisione nella serie Playhouse 90 (vincendo per uno degli episodi, Requiem for a heavyweight, 1956, un Emmy Award), tra il 1957 e il 1963 visse in Europa, dove partecipò a numerosi film storici, ma anche a Il giudizio universale (1961) di Vittorio De Sica e a Le mépris (1963; Il disprezzo) di Jean-Luc Godard.
In seguito la sua carriera si è dispersa nell'ambito di film di genere (tra cui, negli anni Sessanta e Settanta, molti western all'italiana). Fanno eccezione i due western The professionals (1966; I professionisti) di Richard Brooks, dov'è un integerrimo rivoluzionario messicano, e Young guns (1988; Young guns ‒ Giovani pistole) di Christopher Cain, in cui impersona un pistolero che ricorda quello di Shane; l'horror televisivo Dracula (1973; Il demone nero) di Dan Curtis, in cui riesce a imprimere, nel ruolo del protagonista, umanità di toni al suo personaggio; Batman (1989) di Tim Burton, dov'è un gelido gangster; ma soprattutto alcune commedie in cui ha interpretato ruoli comici e al contempo venati di malinconia, come il pittore iconoclasta di Out of Rosenheim (1987; Bagdad Café) di Percy Adlon e il cowboy disincantato e anticonvenzionale di City slickers e del suo seguito City slickers 2: the legend of Curly's gold (1994; Scappo dalla città 2) di Paul Weiland, in cui ironicamente fa la parodia dei molti 'duri' da lui portati sullo schermo.
Film makers speak. Voices of film experience, ed. J. Leyda, New York 1984, pp. 344-45; Jack Palance, éd. L. Aknin, Vitry-sur-Seine 1987.