Chan, Jackie (propr. Chan Kong-Sang; pinyin Cheng Long)
Attore, regista e produttore cinematografico, nato a Hong Kong il 7 aprile 1954. Figura centrale del cinema asiatico, C. ha rappresentato per l'industria del cinema di Hong Kong la più efficace risposta alla scomparsa di Bruce Lee. Formatosi nell'ambito di un cinema di arti marziali ancorato al realismo della performance atletica, come attore e come regista si è imposto nell'ambito di una tradizione cinematografica intimamente fantastica, e ha impostato su queste basi la sua poetica, apprezzata anche da testate prestigiose come i "Cahiers du cinéma".
All'età di sette anni, emigrati i genitori in Australia, C. si iscrisse alla China Drama Academy, frequentandola per un decennio sotto la direzione del maestro Yu Jim-Yuen; qui venne introdotto, attraverso un ferreo addestramento, alle discipline necessarie per interpretare l'Opera cinese come il canto, il mimo, la musica, il trucco, l'atletica e le arti marziali. In questo contesto conobbe Sammo Hung, Yuen Biao, Yuen Wah, Yuen Kwai e Yuen Tak con i quali avrebbe in seguito collaborato a più riprese. Esordì nel cinema da bambino cominciando a farsi conoscere dal pubblico. Seguirono minuscoli cammei in due film di King Hu: Da zui xia (1966, noto con il titolo Come drink with me) e Xia nü (1970; A touch of zen ‒ La fanciulla cavaliere errante). La tragica scomparsa di Bruce Lee (20 luglio 1973) sconvolse i piani dell'industria cinematografica di Hong Kong che si mise alla disperata ricerca di un nuovo 're del kung fu'. Vincolato dal 1971 con un contratto capestro al regista Lo Wei, C., che aveva lavorato come controfigura per Lee in Jingwu men (1972; Dalla Cina con furore) sempre di Lo Wei e lo aveva affrontato in una celebre scena di Long heng hu dou (1973; I tre dell'operazione drago) di Robert Clouse, apparve in una decina di film che tentarono di lanciarlo come il 'nuovo Bruce Lee'. In questo arco di tempo C. interpretò anche Shaolin men (1976, noto con il titolo Hand of death), il terzo film di John Woo. Emancipatosi da Lo Wei con il dittico She xing diao shou (1978, noto con il titolo Snake in the eagle's shadow) e Zui quan (1978, noto con il titolo Drunken master), entrambi diretti da Yuen Woo-Ping, il futuro coreografo di The matrix (1999; Matrix) di Andy e Larry Wachowski, nel 1979 C. ha esordito alla regia con Xiao quan guai zhao (1979; Jacky Chan la mano che uccide). Il film, anche se a tratti approssimativo, mette in luce il suo talento coreografico che si tinge sovente di un gusto burlesco mutuato direttamente dal cinema comico delle origini. Dopo aver diretto Shi di chu ma (1980; Il ventaglio bianco), uno dei suoi film più riusciti, C. ha tentato senza successo di lanciarsi negli Stati Uniti con The big brawl (1980; Chi tocca il giallo muore) di Clouse. Tornato a Hong Kong ha diretto A jihua (1983; Project A o Operazione pirati), un capolavoro indiscusso del cinema d'azione (e non solo); il film rivela la temeraria audacia nonché il raffinato stile cinematografico del regista, che rielabora con intelligenza e gusto la lezione di Buster Keaton, elemento ancor più evidente in A jihua xuji (1987, noto con il titolo Project A II). Nello stesso anno ha prodotto Yanzhi kou (noto con il titolo Rouge) di Stanley Kwan con il quale ha collaborato anche nel 1992 per Ruan Lingyu (noto con il titolo The actress o Center stage). Ma è grazie a Rumble in the Bronx (1994; Terremoto nel Bronx) che è riuscito finalmente a conquistare il mercato cinematografico americano, che lo ha definitivamente consacrato suo beniamino con Rush hour (1998; Rush hour ‒ Due mine vaganti) di Brett Ratner, di cui C. ha poi interpretato il seguito, sempre di Ratner, Rush hour 2 (2001; Colpo grosso al drago rosso ‒ Rush hour 2). Attento amministratore di sé stesso, C. ha proseguito parallelamente anche la sua carriera asiatica. Nel 1998 ha scritto, insieme a Jeff Yang, il libro di memorie, I am Jackie Chan. My life in action e nello stesso anno ha interpretato e diretto il documentario autobiografico Jackie Chan my story.
G.A. Nazzaro, A. Tagliacozzo, Il cinema di Hong Kong. Spade, kung fu, pistole, fantasmi, Genova 1997, passim; A. Pezzotta, Tutto il cinema di Hong Kong, Milano 1999, passim; L. De Luca, Gli eredi di Bruce Lee, Roma 2000, passim.