BÖHME, Jacob
Nato nel 1575 ad Alt-Seidenberg, da famiglia artigiana, si stabilì, come calzolaio, a Görlitz nel 1594 e vi rimase sino al 1624, anno della sua morte. Spirito profondamente religioso, ricco di sentimento e di fantasia, formò la sua istruzione sui libri santi, sugli scritti teologici della Riforma, sulle opere di Paracelso e di Valentino Weigel, sui testi alchimistici. Essi gli offersero la materia concettuale in cui esprimere l'intuizione della vita sorta dalla sua interna esperienza religiosa, a cui una visione estatica avvenuta nel 1600 parve dare il sigillo di una divina verità. L'elaborazione della dottrina terminò nel 1612 con la composizione dell'opera sua fondamentale: Aurora, oder die Morgenröthe im Aufgang. Perseguitato dall'ortodossia protestante, pur rinunciando alla pubblicazione, per invito di amici e ammiratori devoti dal 1619 al 1624 compose le altre numerose sue opere.
L'esperienza religiosa è per il B. essenzialmente l'esperienza di una profonda ineliminabile dualità tra il bene e il male, dualità che, mentre costituisce la tragicità della vita, eleva questa sopra la sua limitatezza, e rivela così il proprio significato positivo, il proprio fondamento nel principio stesso della creazione, nel volere divino. Dio è l'eterna assoluta unità che dalla sua conclusa perfezione tende alla realtà. Esso è perciò sviluppo, volere che esce dalla sua purezza (il Padre) e si determina (il Figlio) per mezzo dell'amore (lo Spirito). Il volere divino, in quanto, uscito da sé, determinandosi, si pone per sé, è la divina sapienza, ma in quanto tende ad attuarsi nella realtà è il Mysterium Magnum, momento di separazione della natura da Dio, principio della natura eterna e delle sue sette qualità: 1, asprezza e desiderio; 2, mobilità ed eccitazione; 3, sensibilità e principio del dolore; 4, fuoco d'ira e d'amore; 5, luce e amore; 6, suono e intelletto; 7, essenza vivente e natura; che esprimono i due momenti della vita divina: l'unità e l'amore (le tre ultime) e la separazione e l'ira (le tre prime) nella loro inscindibile unità (la quarta). Poiché tali qualità si riflettono in quelle della natura sensibile, questa e ogni suo essere ha in sé implicita tale dualità: è un allontanarsi da Dio come atto di Dio stesso. Questa dualità della propria natura si rivela all'uomo come il contrasto tra le due forze del bene e del male. Ma s'egli assume questo contrasto in sé, ciò significa ch'è in lui il principio della sua soluzione, del ritorno cioè dell'essere finito a Dio. Ciò avviene quando il suo libero volere si determina nel senso dell'amore, di cui la rivelazione di Cristo afferma e partecipa l'eterno valore.
Il B. ebbe nelle correnti mistiche a lui contemporanee, specie in Olanda, larga fama. Suoi discepoli furono H. More, J. Pordage, P. Poiret. L'interesse per i suoi scritti risorse per opera dei romantici (Schelling, Baader) e del Hegel sul principio del sec. XIX.
L'unica opera pubblicata vivente l'autore fu Der Weg zu Christo, Amsterdam 1624. Aurora, oder die Morgenröthe im Aufgang ebbe un'edizione incompleta nel 1634 e la prima integrale nel 1656 (Amsterdam). La prima raccolta delle opere fu: J. Böhme, Alle theosophische Schriften, pubblicate da J.G. Gichtel, 10 voll., Amsterdam 1682, Amburgo 1715, 2ª ed., 1730. Sotto la spinta dell'interesse romantico furono pubblicate: J. Böhme, Sämmtliche Werke, pubbl. dallo Schiebler, 7 voll., Lipsia 1831-47, 2ª ed. 1922. Tra le edizioni parziali, degne di nota le recenti: J. Böhme, Sein Leben u. seine theosoph. Werke..., a cura di J. Classen, 3 voll., Stoccarda 1885; J. Böhme, Morgenr. im Aufg., V. d. drei Prinz., Von dreifach. Leben, ed. da J. Grabisch, Monaco 1905. Importanti fra le traduzioni quella francese di C. Saint-Martin (Parigi 1800-1809; nuova ed. de L'aurore naissante, Milano 1927); e quella inglese di W. Law (Londra 1764-1781) delle opere principali. In italiano: Scritti di religione, trad. A. Banfi, Torino 1925.
Bibl.: Per l'interpretazione romantica di B. cfr. F. v. Baader, Vorlesung. über B.s Theologumena..., in Sämmtl. Werke, III; Vorles. u. Erläut. üb. J. B., ibid., XIII; J. Hamberger, Die Lehre des deut. Philosophen J. B., Monaco 1844; idem., Zur tieferen Würdig. d. Lehre J. B.s, Lipsia 1855; W. Feilchenfeld, Der Einfl. J. B.s auf Novalis, Berlino 1922; K. Leese, Von J. B. zu Schelling, Erfurt 1929. Per i rapporti col Hegel, v. Werke, XV, 296 segg.; Chr. G. Weisse, J. B. u. seine Bedeutung f. uns. Zeit, in Zeitschrift f. Phil. u. spek. Theol., 1845-46; E. S. Haldane, J. B. and his relation to Hegel, in Phil. Rev., 1897. Tra gli studî d'insieme, oltre allo studio del Boutroux, si vedano: P. v. Deussen, J. B. über sein Leben u. seine Phil., 2ª ed., 1911; H. Vetterling, The illuminate of Görlitz, Lipsia 1922; E. Ludovica (pseudon. di Else Ludwig), J. B. der Görlitzer Mystiker, 2ª ed., Schmiedeberg 1924; W. E. Peuckert, Das Leben J. B.s, Iena 1924; P. Hankamer, J. B. Gestalt u. Gestaltung, Bonn 1924; E. Nobile, J. Böhme e il suo dualismo essenziale, Roma 1928. Sui suoi antecedenti: A. v. Harless, J. B. u. die Alchimisten, 2ª ed., Lipsia 1882; A. Wyneken, Von Paracelsus zu B., in Monatssch. der Comenius Gesellsch., 1900; H. Bastian, Der Gottesbegriff bei J. Böhme, Kiel 1904.