BURCKHARDT, Jacob
Storico della civiltà del Rinascimento, nato a Basilea il 25 maggio 1818. Fra gli antenati materni, il B. stesso soleva ricordare con compiacenza un italiano, Celio Secondo Curione (1503-1569), protestante lombardo rifugiato a Basilea. Grande influenza esercitarono sul B., fra i suoi insegnanti di Basilea, il teologo liberale de Wette e il filologo Wilhelm Wackernagel. Passato a Berlino, studiò dal 1839 al 1843 storia generale e storia dell'arte con il Ranke, il Droysen, il Kugler, e, in consuetudine di vita col Geibel e con il Heyse, alimentò i suoi romantici entusiasmi. A Bonn, durante il semestre estivo del 1841, strinse viva amicizia col Kinkel. Tornato in patria nel 1843, vi ottenne due anni dopo uno straordinariato, con l'aggiunta d'un insegnamento al ginnasio; e, all'infuori dei lunghi e frequenti viaggi in Italia, non lasciò più Basilea se non nel 1847, per curare a Berlino le nuove edizioni della storia della pittura e del Manuale di storia dell'arte del Kugler, e, nel 1855-58, per insegnare al politecnico di Zurigo. Nominato ordinario nel 1858, rifiutò tutte le cattedre che gli vennero offerte altrove, fra altro anche la successione del Ranke a Berlino. Anche con Nietzsche fu legato da rapporti di alta stima ed amicizia. Cessò le lezioni a settantacinque anni, nel 1893, e morì nel 1897.
Le sue maggiori opere - prescindendo da gran numero di articoli, conferenze, poesie tedesche e dialettali (di cui v. l'indicazione analitica in H. Trog, J. B., nel Basler Jahrbuch, 1898, pp. 1-172) - incominciano nel 1852 con Die Zeit Konstantins des Grossen: vi si riconoscono già il suo potente soggettivismo, l'erudizione immensa, gl'influssi romantici nello stile mirabile per animazione e colorito; ed è famosa la sua descrizione di Costantino ambizioso, avido di potere, dominante sopra un mondo che non per esterne pressioni ma per interno disgregamento corre verso lo sfacelo.
Nel 1837 il B. aveva ricevuto lezioni d'italiano da Luigi Picchioni, ingegnere italiano e carbonaro, profugo a Basilea, dove divenne professore di letteratura italiana al liceo e all'università (1825-69); e già l'anno seguente aveva fatto in Italia il suo primo viaggio attraverso la Lombardia e la Toscana. Nella Histoire de la vie des plus célèbres architectes d'Italie del Quatremère de Quincy (1830) e nella nota Storia del Michelet gli apparve per la prima volta il concetto del "Rinascimento", che per tanta parte della sua vita doveva imperniare su di sé le sue ricerche e il suo pensiero; e nel 1855, primo frutto di un lungo viaggio di città in città, di paese in paese, che lo condusse per le varie regioni d'Italia fino giù a Napoli e durò quasi due anni, comparve Der Cicerone, eine Anleitung zum Genuss der Kunstwerke Italiens (tolte le modificazioni e aggiunte che in successive edizioni vennero fatte dallo Zahn, dal Bode e da altri, il testo genuino è stato nuovamente ristampato nella sua forma originaria, Lipsia 1928). In tre grossi capitoli sull'architettura, la pittura e la scultura, il B. vi delinea una completa storia dell'arte dai Greci fino a tutto il Settecento, illustrandola unicamente con opere esistenti in Italia: metà del volume è dedicata alla sola pittura italiana; e del carattere apertamente personale e lirico delle sue interpretazioni è chiaro sintomo la libera espressione che egli vi dà, da una parte, alle sue simpatie per Raffaello, e dall'altra, alla sua avversione per Michelangelo. L'opera possiede il fascino che si sprigiona dagli scritti in cui l'argomento di studio è diventato esperienza di vita; e lo stesso fascino ha - sebbene non si presenti più come uno "Stationenbuch" e quasi un diario di viaggio, ma come un'opera di sintesi - Die Kultur der Renaissance in Italien (1860). La trad. ital. del Valbusa è condotta fedelmente sulla 2ª ediz. del 1869: invece il Geiger, nelle ediz. tedesche, vi operò cambiamenti e aggiunte, di volta in volta sempre maggiori, finché con la 13ª edizione, curata nel 1922 da W. Goetz, si ritornò alla ediz. prima: nel 1928 è uscita la 16ª edizione. Il B. vi abbraccia in un solo vasto quadro tutta la vita del Rinascimento; e, staccando i nuovi tempi dal Medioevo con un reciso e netto contrasto, che fu più tardi giudicato eccessivo, ne fa derivare tutte le manifestazioni dalla nuova "scoperta dell'uomo e del mondo" compiuta dall'"individuo" in armonia con la realtà che lo circonda e che gli appartiene. Il rinato individualismo appare così come la grande forza che tutto rinnova: mentre lo stato, concepito anch'esso come "opera d'arte", va assumendo forme di signoria o tirannide, l'individuo, acquistando conoscenze universali e liberandosi dalle preoccupazioni religiose, gode il mondo con tutte le sue gioie. Nella sua unitarietà la visione è grandiosa, e, se la considerazione di fattori storici rimasti fuori degl'interessi spirituali del B. ha negli ultimi tempi condotto ad attenuare talune conclusioni troppo categoriche o ad approfondire in altre e diverse direzioni singoli elementi del complesso problema, nessuna critica è valsa in alcun modo a sminuire la sua sostanziale vitalità.
Nel 1867 il B. pubblicò ancora "come integrazione e continuazione" dell'opera del Kugler una Geschichte der neueren Architektur (3ª ed., rielaborata con la collaborazione di H. Holtzinger, 1891); poi si dedicò esclusivamente all'insegnamento. Ma la pubblicazione postuma delle sue lezioni fece grandeggiare ancora maggiormente la sua figura: con quale serietà di indagini egli vi si preparasse mostrano i 4 voll. della Griechische Kulturgeschichte (ed. F. Oeri, Stoccarda 1898-1902) o i tre studî sul quadro d'altare, sul ritratto e sul collezionista raccolti sotto il titolo di Beiträge zur Kunstgeschichte von Italien (1898, 2ª ed. 1911). Un gioiello sono le Erinnerungen aus Rubens (1898), in cui tutta la gioia e la forza dell'italiana Rinascenza son vedute rivivere nella settentrionale figura del grande Fiammingo; e interessanti per molti riguardi le Weltgeschichtliche Betrachtungen (ed. J. Oeri, 1905), in cui sono esposte le idee del B. sull'evoluzione della storia e le relazioni arcane fra stato, religione e cultura e le segrete cause del successo e della rovina dei popoli e delle civiltà. Né la miniera dei suoi scritti inediti o dispersi è così esausta. Un primo volume di Vorträge pubblicò E. Dürr (4ª ed. 1919). Un volume di Unbekannte Aufsätze raccolse l'Oswald (1922). Un'edizione delle opere si vien pubblicando dal 1928, a cura di un Comitato di cui fanno parte il Dürr, il Kaegi, lo Oeri, lo Stähelin, il Trog e il Wölfflin.
Bibl.: Fonte importante per la biografia sono gli epistolarî col Geymüller, Monaco 1914; con lo studente Brenner, Basilea 1910; con il Heyse, Monaco 1916; con l'architetto M. Alioth, Basilea 1913; con F. v. Preen, Stoccarda 1922, ecc. Le migliori biografie sono quelle cit. del Trog, e quelle di O. Markwart, il cui 1° volume, Zurigo 1920, va fino al 1843; e di C. Neumann, Monaco 1927. Fra i saggi critici sul B. si ricordano K. Joël, B. als Geschichtsphilosoph, Basilea 1918; E. Grohne, Grundlagen und Aufbau der Weltgeschichtlichen Betrachtungen, in Historische Vierteljahrschrift, XIX. Ma cfr. anche F. Meinecke, in Historische Zeitschrift, XCVII. Buono è l'articolo di E. Gebhart nella revue des deux Mondes 1885; ed eccellente lo studio introduttivo premesso da G. Zippel alla 3ª ristampa della cit. traduzione italiana del Valbusa della Civiltà del Rinascimento, Firenze 1921; cfr. anche la 4ª ed. 1929.