JORDAENS, Jacob
Pittore, nato ad Anversa il 19 maggio 1593, morto il 18 ottobre 1678. Ritrattista, pittore di quadri storici, di genere, religiosi, mitologici, è fra i migliori pittori della brillante pleiade fiamminga del sec. XVII.
Nel 1607 si collocò come allievo presso Adam van Noort; e, divenuto suo genero, rimase con lui sin verso il 1634. Ma decisiva per la sua arte fu l'influenza di Rubens, del quale è tra i seguaci più stretti. Nel 1615 ottenne il titolo di maestro; era iscritto alla corporazione dei pittori come "acquarellista" e infatti lasciò eccellenti acquerelli e buoni cartoni per arazzi. La vita del J. fu quella di un buon pittore laborioso; già nel 1621 i suoi colleghi l'elessero presidente della loro corporazione; le ordinazioni affluirono; l'artista lavorò regolarmente con aiuti e allievi; il nome di sedici di essi ci è pervenuto. Nel 1635 il J. collaborò, con altri pittori, sotto la direzione del Rubens, all'arco di trionfo innalzato in occasione dell'entrata solenne in Anversa del cardinale infante Ferdinando. Nel 1648 il J. strinse un contratto per la preparazione di 35 quadri di grande formato richiesti da Cristina di Svezia. Nel 1652 terminò all'Aia il Trionfo di Federico Enrico, enorme lavoro decorativo iniziato nel 1649. Nel 1661 gli vennero commessi per il nuovo palazzo comunale di Amsterdam tre grandi quadri decorativi. Nel 1665 il J. consegnò all'Accademia di belle arti d'Anversa tre grandi quadri decorativi, commessigli nel 1663 da Filippo IV.
Si compiacque di rappresentazioni beffarde di apologhi e di motti popolari; esaltò i piaceri della tavola e le feste famigliari, ma sempre egli fu soprattutto pittore che ricerca la bella materia e gli accordi di colore: qualità che rende sopportabile il suo verismo che rasenta talvolta la brutalità.
Il suo stile ebbe uno sviluppo irregolare; le opere migliori sono le prime. Cominciò a lavorare nel 1612 secondo lo spirito del suo maestro, Adam van Noort; subì poi l'influenza del movimento caravaggesco propagatosi sin nelle Fiandre, che gl'insegnò il modo d'intensificare l'espressione usando il chiaroscuro e addensando il colore, evidente in numerose Sacre Famiglie, ad esempio quelle di Kassel, Londra, Rohoncz. La prima opera datata, Adorazione dei Pastori (1618) a Stoccolma, segna la fine di questa prima maniera. La grande arte del Rubens faceva allora furore in Anversa; e il J. si approssima ad essa: rischiara la sua tavolozza, muove maggiormente la composizione. Cadono intorno al 1620 i suoi più bei quadri. Nelle prime opere di questo gruppo riecheggia ancora l'influenza caravaggesca (Pane e Siringa di Bruxelles, il Satiro e il contadino di Kassel, di Monaco e di Leningrado, Mosè alla rupe di Karlsruhe); poi l'avvicinamento al Rubens è grandissimo (I ritratti della famiglia van Noort di Leningrado e Madrid, Il trionfo di Bacco di Kassel, L'infanzia di Giove di Parigi, Il tributo di S. Pietro d'Anversa); e alfine l'artista riafferma meglio la propria personalità (l'Abbondanza e Susanna tra i vecchioni di Bruxelles, Il re beve di Leningrado, ecc.).
Il decennio 1630-1640 segna una diminuzione del valore pittorico delle sue opere: la modellazione infiacchisce, la fattura è poco curata; ma, dopo il 1640, mentre la sua bottega continua a produrre numerose opere di valore secondario, egli firma alcuni dipinti che, morto il Rubens, gli dànno diritto al titolo di capo della pittura fiamminga: Diogene alla ricerca di un uomo (1642, Dresda), L'adorazione dei re magi (1644, Dixmude) scomparso durante la guerra, Sant'Ivo (1645, Bruxelles), Adorazione dei Pastori (1655, Francoforte), ecc.
Poi la sua forza plastica sembra affievolirsi (Susanna ed i vecchioni del 1653, a Copenaghen; Satiro e il contadino del 1652 a Strasburgo, ecc.), ma a tratti si rianima in opere di grande valore (Gesù tra i dottori, del 1663, a Magonza).
Ottimi disegni del J. si trovano ad Anversa (Museo Plantin), a Bruxelles (Musées des beaux-arts), al Museo di Edimburgo, ai Gabinetti delle Stampe di Amsterdam, Bruxelles, Berlino, Francoforte, Leningrado, al British Museum e al Louvre.
Bibl.: P. Buschmann, J. J., Bruxelles 1905; H. Fierens Gevaert, J., biographie critique, Parigi 1906; M. Rooses, J., sa vie et ses œuvres, Parigi 1907; K. Zoege v. Manteuffel, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XIX, Lipsia 1926; L. van Puyvelde, Catalogue de l'Exposition Jordaens et son atelier, Musées Royaux des Beaux-Arts, Bruxelles 1928; W. Drost, Motivübernahme bei J. J. u. A. Brouwer, Königsberg 1928; L. Burchard, Jugendwerke v. J. J., in Jahrb. d. preuss. Kunsts., XLIX (1928), pp. 207-18; O. Veh, Eine unerkannte Kompositionszeichnung von J. J., in Belvedere, I (1931), pp. 92-94.