JACOPINO da Reggio
Miniatore emiliano, attivo a Bologna dal terzo quarto del 13° secolo.Notizie di J. si hanno nel 1269, 1284 e 1286, in documenti ove non è ricordato come miniatore o pittore, ma come scrittore e mediatore di libri (Filippini, Zucchini, 1947, p. 257). La sua attività artistica è nota dalla firma apposta in calce al Decretum Gratiani, con glosse di Giovanni Teutonico e Bartolomeo da Brescia, nel celebre distico "ut rosa flos florum sic iste librorum / quem Iacobinus depinxit manu Reginus" (Roma, BAV, Vat. lat. 1375, c. 350r).Basandosi sul criterio della qualità e dell'importanza nella scala gerarchica della decorazione di un codice e della conseguente divisione del lavoro all'interno delle botteghe, sia pur tra soci di pari grado - avveniva abitualmente nello scriptorium che il miniatore si trovasse a eseguire, oltre le illustrazioni più importanti del testo, anche le piccole iniziali -, Conti (1979; 1981) ha ipotizzato che il ruolo di J. fosse quello di 'supervisore', che interveniva sul lavoro degli altri collaboratori, ritoccando o rifinendo. Vengono ritenute autografe di J. le miniature alle cc. 273v, 285r, 322v del manoscritto, per quanto risulti singolare (Avril, Gousset, Rabel, 1984) che il maestro non riservasse interamente a sé l'illustrazione del frontespizio, eseguito invece in collaborazione con il Maestro del 1311, uno dei quattro aiuti che si alternarono nella decorazione del codice.I primi accenni per la ricostruzione della fisionomia di J. miniatore si devono a Toesca (1930), che accostò al codice del Decretum Gratiani le miniature della Bibbia conservata a Londra (BL, Add. Ms 18720), di raffinata fattura; tentativi in tal senso erano stati peraltro messi in atto in interventi precedenti (Venturi, 1902-1907; Erbach von Fürstenau, 1911), tesi ad avvicinare al codice firmato da J. le Decretali vaticane (Roma, BAV, Pal. lat. 629) o la Bibbia di Parigi (BN, lat. 18). Quest'ultimo codice, lussuosamente decorato - forse appartenuto all'antipapa Clemente VII (1378-1394) -, costituirebbe (Conti, 1981) la prima opera di J., interamente autografa a eccezione delle cc. 321 e 322. La decorazione si caratterizza, al pari di quanto si osserva per le miniature del Maestro di Gerona, per i colti richiami agli aulici modelli bizantini nell'accezione paleologa e per l'insistita ricerca di effetti volumetrici mediante un uso sapiente delle lumeggiature; pur tuttavia, rispetto alle miniature del salterio conservato a Bologna (Bibl. Univ., 346) o a quelle della Bibbia di Carlo V (Gerona, Mus. de la Catedral, Arx. i Bibl.), qui le figure sono modellate con una gradazione di tono continua, soffusa, e una precisione di segno quasi metallica (Jacoff, 1982). Per la Bibbia di Parigi, date la qualità e la raffinatezza esecutiva che la contraddistinguono, si erano pronunciati i nomi dei due protagonisti delle celebri terzine dantesche (Purg. XI, vv. 79-84), Oderisi da Gubbio (Bottari, 1967) e Franco Bolognese (Longhi, 1966a; 1966b).Anteriormente al momento del manoscritto parigino, forse per un rapporto più integrato, come nota Conti (1981), fra testo e illustrazione nel contesto della pagina, si pongono la Bibbia conservata a Torino (Bibl. Naz., D.II.3), di cui però J. avrebbe miniato solo il salterio, e la Bibbia londinese sopra ricordata; l'elemento che sospinge quest'ultimo codice verso una cronologia più alta è dato dal motivo dell'aquilone presente nel bas-de-page con l'incipit della Genesi, che rimanda alla sontuosa Bibbia conservata all'Escorial (Bibl., a.I.5) del Maestro di Gerona o addirittura alla medesima soluzione decorativa presente in larga misura nella Bibbia vaticana (Roma, BAV, Vat. lat. 20). In una fase cronologica posteriore si collocano invece il manoscritto con opere di Aristotele (Parigi, BN, lat. 6297) e quello con le Decretali vaticane; in quest'ultimo codice, ove si scorge l'intervento di altri tre miniatori, ricorrono quelle cifre colte del linguaggio bizantino, abbondantemente sperimentate dal Maestro di Gerona, consistenti in medaglioni monocromi con figure posti a decoro di edifici. In un momento lievemente ulteriore del percorso di J., tra la fine del sec. 13° e gli inizi del 14° (Velmans, 1970), si colloca il salterio conservato a Parigi (BN, Smith-Lesoüeff 21), che concilia i riferimenti alla cultura bizantineggiante di matrice paleologa con i nuovi orientamenti in direzione del Gotico d'Oltralpe: basti confrontare la Crocifissione del salterio parigino (c. 21v), d'impronta più occidentale, gotica, con la scena analoga del salterio bolognese (c. 13v).La produzione tarda di J., a una data che ormai ha valicato il sec. 13° (Conti, 1981), sarebbe da riconoscere nel Liber sextus decretalium della cattedrale di Toledo (Arch. y Bibl. Capitulares, 4.12). Il miniatore, come di solito si conviene al maestro principale, è autore dell'illustrazione più importante con il Consesso curiale; vi si avverte lo scarto di qualità dal punto di vista stilistico: i colti riferimenti di marca bizantina si flettono in favore di un addolcimento giottesco delle forme, mentre un miniatore più giovane, probabilmente quel Nerio bolognese che firmò un codice parigino (BN, lat. 8941), completava con l'iniziale figurata e i fregi la decorazione di quella medesima pagina.
Bibl.: Fonti. - Chartularium Studii Bononiensis. Documenti per la storia dell'Università di Bologna dalle origini fino al secolo XV, IX, Bologna 1931, doc. 311; X, 1936, doc. 140; XI, 1937, doc. 202; F. Filippini, G. Zucchini, Miniatori e pittori a Bologna, I, Documenti dei secoli XIII e XIV, Firenze 1947.Letteratura critica. - F. Malaguzza Valeri, La miniatura a Bologna dal XIII al XVIII secolo, ASI, s. V, 18, 1896, pp. 242-315; Venturi, Storia, II, 1902, pp. 488-492; III, 1904, pp. 470-474; V, 1907, pp. 1004-1008; R. Baldani, La pittura a Bologna nel secolo XIV, Documenti e studi della R. Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna 3, 1909, pp. 375-488: 432-470; A. Erbach von Fürstenau, La miniatura bolognese del Trecento (studi su Niccolò di Giacomo), L'Arte 14, 1911, pp. 1-12, 107-117; P. D'Ancona, La miniature italienne du Xe au XVIe siècle, Paris 1925; Toesca, Medioevo, 1927; id., Monumenti e studi per la storia della miniatura italiana, I, La collezione di Ulrico Hoepli, Milano 1930; Toesca, Trecento, 1951, p. 838, nn. 45-46; Mostra storica nazionale della miniatura, a cura di G. Muzzioli, cat., Roma 1953 (Firenze 19542); E. Pirani, Aspetti della miniatura emiliana dalle origini a tutto il secolo XIV, Accademie e biblioteche d'Italia 23, 1955, pp. 247-262; M. Salmi, La miniatura italiana, Milano 1955 (19562); R. Longhi, Apertura sui trecentisti umbri, Paragone 17, 1966a, 191, pp. 3-17 (rist. in id., Opere complete, VII, Giudizio sul Duecento e ricerche sul Trecento nell'Italia Centrale, Firenze 1974, pp. 147-158); id., Postilla all'apertura sugli umbri, ivi, 1966b, 195, pp. 3-8 (rist. ivi, pp. 158-162); S. Bottari, Per la cultura di Oderisi da Gubbio e Franco Bolognese, in Dante e Bologna nei tempi di Dante, Bologna 1967, pp. 53-59; C.L. Ragghianti, Il problema Oderisi da Gubbio-Franco bolognese, in L'arte in Italia, III, Dal secolo XII al secolo XIII, Roma 1969, coll. 1060-1070; T. Velmans, Deux manuscrits enluminés inédits et les influences réciproques entre Byzance et l'Italie au XIVe siècle, CahA 20, 1970, pp. 207-233; G. Fallani, Ricerca sui protagonisti della miniatura dugentesca: Oderisi da Gubbio e Franco Bolognese, Studi danteschi 48, 1971, pp. 137-151; C. Gnudi, La Bibbia di Demeter Nekcsei-Lipócz, il ''Leggendario'' angioino, e i rapporti con la miniatura bolognese e l'arte d'Oriente, in Evolution générale et développements régionaux en histoire de l'art, "Actes du XXIIe Congrès international d'histoire de l'art, Budapest 1969", Budapest 1972, I, pp. 569-581; III, pp. 161-172, figg. 1-50; A. Melnikas, The Corpus of the Miniatures in the Manuscripts of Decretum Gratiani (Studia Gratiana, 16-18), 3 voll., Roma 1975; A. Conti, Problemi di miniatura bolognese, BArte, s. VI, 64, 1979, 2, pp. 1-28; id., La miniatura bolognese. Scuole e botteghe 1270-1340, Bologna 1981; M. Jacoff, The Bible of Charles V and Related Works. Bologna, Byzantium and the West in the Thirteenth Century, in Il Medio Oriente e l'Occidente nell'arte del XIII secolo, "Atti del XXIV Congresso internazionale di storia dell'arte, Bologna 1979", Bologna 1982, pp. 163-171; F. Avril, M.T. Gousset, C. Rabel, Manuscrits enluminés de la Bibliothèque Nationale. Manuscrits enluminés d'origine italienne, II, XIIIe siècle, Paris 1984; R. Gibbs, Recent Developments in the Study of Bolognese and Trecento Illustration, BurlM 126, 1984, pp. 638-641; s.v. Jacopino da Reggio, in Dizionario della pittura e dei pittori, a cura di E. Castelnuovo, B. Toscano, II, Torino 1990, pp. 945-946; R. Gibbs, Towards a History of Earlier 14th-Century Bolognese Illumination. Little Known Manuscripts by Nerio Bolognese and the Hungarian Master, WienJKg 46-47, 1993-1994, pp. 211-221.